00191 Roma
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L’art. 495 cpc regola l’istituto della conversione del pignoramento che consiste nella richiesta formulata per iscritto al giudice dell’esecuzione dal debitore, di sostituire al bene immobile pignorato, una somma di danaro.
La somma di denaro offerta per accedere all’istituto della conversione deve essere pari all’importo dovuto per capitale, interessi e spese al creditore pignorante ed intervenuti.
La norma è stato oggetto di numerosi interventi del legislatore, che hanno inciso sul procedimento ma non sulla sua originaria natura.
E’ opinione consolidata in dottrina che la conversione del pignoramento costituisca un diritto del debitore, non sottoposto ad opposizione dei creditori, o a valutazione discrezionale del giudice.
Operando una modificazione dell’oggetto dello stesso, proseguendo il processo di esecuzione con oggetto mutato.
L’istanza di conversione può essere presentata anche verbalmente al giudice, come previsto dall’art. 486 c.p.c., in quanto non risultano stabilite regole di forma particolari se non il rispetto del contraddittorio.
Il giudice deve provvedere sulla richiesta del debitore, convocando le parti che devono essere sentite.
Anche se la giurisprudenza ha chiarito che l’audizione dei creditori prima dell’emanazione dell’ordinanza di conversione del pignoramento non è prescritta a pena di nullità rilevabile d’ufficio.
Infatti la relativa inosservanza può esser fatta valere soltanto dai creditori pretermessi nel cui interesse l’audizione è prevista ( Cass. 1490/89 ).
Si ritiene, inoltre, che per la conversione del pignoramento non sia necessario indicare la somma che occorrerà sostituire al bene pignorato, perché questa operazione è di esclusiva competenza del giudice.
Condizione di ammissibilità dell’istanza è il versamento della somma disposta dal giudice.
Di regola non inferiore ad un quinto dell’importo del credito per cui è stato eseguito il pignoramento e dei crediti dei creditori intervenuti indicati nei rispettivi atti d’intervento, dedotti i versamenti effettuati.
Con la L. 80/2005 si è operato lo spostamento indietro del momento preclusivo della presentazione dell’istanza, che deve essere proposta prima dell’emissione dell’ordinanza di vendita.
Si è concluso, in tal modo, il percorso razionalizzatore dell’istituto della conversione, estendendo il termine massimo per il versamento rateale a diciotto mesi in luogo dei nove precedenti.
Qualora il debitore non versi la somma indicata dal giudice nel termine previsto, oppure in caso di versamento rateale manchi, o ritardi il pagamento di una sola rata oltre i quindici giorni fissati la norma prevede che egli decada dalla conversione.
Con la conseguenza che le somme già versate vengono acquisite al pignoramento a titolo di sanzione ed il debitore decade dalla facoltà di chiedere nuovamente la conversione, dovendosi considerare inammissibile una nuova istanza in tal senso.
Riproduzione vietata tutti i diritti riservati Sposatolaw – pubblicato su Il Messaggero dall’Avv. Gianluca Sposato.
Gianluca Sposato è un avvocato patrimonialista e giurista dell’ISLE – Istituto per la Documentazione gli Studi Legislativi, specializzato in diritto civile, rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati.
Presidente dell’esame di Stato per Avvocato a Roma, eletto da Top Legal migliore Avvocato nel diritto delle assicurazioni, è Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali e membro del Board di Forbes Advisor nei settori del diritto immobiliare, eredità e risarcimento del danno.