L’Avvocato Gianluca Sposato, Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati, offre assistenza legale specializzata in casi di morte per incidente stradale, o decesso per responsabilità civile medica.
In questo articolo viene spiegato quando spetta il danno da morte, gli importi per ciascun erede, di quali voci si compone e chi sono i familiari che hanno diritto al risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale.
Quali sono le voci del danno da morte?
Parlando di danno da morte, la prima distinzione riguarda i danni jure proprio, in quanto danni riflessi derivanti dalla perdita del rapporto parentale, dai danni jure hereditario, acquisiti dalla vittima prima del decesso, come il danno da premorienza ed il danno terminale.
La perdita di un familiare a seguito di un incidente stradale, o per decesso dovuto ad errore medico, è materia regolata dal Codice delle Assicurazioni Private e rappresenta uno dei momenti più drammatici della vita.
In questi casi, il nostro ordinamento giuridico riconosce il danno da perdita del rapporto parentale, offrendo tutela ai parenti più stretti.
Cos’è il danno da perdita del rapporto parentale?
Il danno parentale è il risarcimento riconosciuto ai familiari di una persona deceduta a causa di un fatto illecito, come un incidente stradale, o una morte causata da errore medico.
Questo tipo di “pregiudizio” si configura come danno non patrimoniale e mira a compensare il dolore, la sofferenza e lo sconvolgimento della vita relazionale provocati dalla perdita del proprio caro.
La giurisprudenza di legittimità ha chiarito più volte che tale posta di danno non spetta automaticamente, non trattandosi di danno evento.
Il danno da morte, infatti, si configura come danno conseguenza, per cui è richiesta la prova della sofferenza per la perdita del rapporto affettivo, affinchè maturi il diritto al risarcimento agli eredi per il danno da morte.
Tale prova, tuttavia, grazie soprattutto al mio intervento come membro del Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile, a tutela dei familiari delle vittime di reato, può essere acquisita anche presuntivamente, come nel caso di uno stretto legame e convivenza con la vittima.
Cosa è il danno jure proprio?
Il danno jure proprio è quel tipo di pregiudizio sofferto direttamente dai familiari della vittima a causa della perdita del proprio familiare.
Non deriva dalla posizione del defunto, ma è un danno autonomo che consiste nel dolore e nella compromissione del rapporto affettivo venuto a mancare per l’uccisione del proprio caro.
È riconosciuto, per esempio, ai familiari delle vittime della strada, sia che siano conviventi, o meno, purchè possano dimostrare il venir meno del vincolo affettivo.
La categoria dei familiari che hanno diritto al risarcimento del danno jure proprio per la perdita del rapporto parentale sono:
Il risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale è tabellare, nel senso che viene attribuito un valore monetario ad ogni punto, proporzionato alla:
- qualità e intensità del legame affettivo con la vittima
età del defunto e del superstite
convivenza o meno con la vittima
eventuale presenza di altri congiunti risarcibili
Rientrano, dunque, nella categoria dei danni jure proprio tanto i danni riflessi, di tipo morale per la sofferenza causata dalla perdita del proprio caro, che il danno biologico, danno esistenziale ed anche il danno patrimoniale, ove possa essere dimostrato il nesso di causalità.
Cosa è il danno jure hereditario?
Il danno jure hereditario si riferisce all’autonomo danno e sofferenza vissuta dalla vittima prima della morte, nel periodo intercorrente tra la lesione ed il decesso.
La Cassazione al riguardo distingue tra, due differenti poste di danno che sono:
- danno biologico terminale
- danno morale terminale
Nei casi in cui la morte non è istantanea, ma avviene dopo un certo periodo di tempo ai fini della trasmissione dei diritti jure hereditario ai parenti della vittima è richiesta la lucida agonia, ovvero la consapevolezza della imminente morte da parte del proprio familiare poi deceduto e si risarcisce:
I danni jure hereditario entrano nel patrimonio del defunto e sono trasmissibili agli eredi, purché la vittima sia sopravvissuta per un lasso di tempo apprezzabile dopo il fatto lesivo, tanto che la giurisprudenza parla di “danno cronometrico”.
Sebbene sul punto c’è chi sostenga che la “lucida agonia” e consapevolezza dell’imminente fine della propria vita debba perdurare per lo meno 24 ore, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario un tempo minimo, ma serve coscienza e consapevolezza del patimento (Cass. Civ. n. 15350/2015).
Cosa è il danno da premorienza?
Il danno da premorienza è la perdita anticipata della vita da parte della vittima che sopravvive all’evento lesivo per un certo tempo.
Si configura come danno jure hereditario, perchè può essere trasmesso agli eredi.
Il danno da premorienza si verifica quando la vittima, a seguito di una lesione gravissima, come nelle lesioni per incidente stradale, non muore subito, ma dopo un certo periodo.
Il danno da premorienza è legato alla perdita delle aspettative di vita, cioè agli anni che la vittima avrebbe potuto vivere se non fosse intervenuto l’illecito.
Per il calcolo del risarcimento del danno da premorienza si considera l’abbreviazione della vita futura, sulla base dell’età e della qualità della vita residua.
Presupposti essenziali per avere diritto al risarcimento del danno da premorienza sono i seguenti:
La vittima non muore immediatamente, ma dopo un certo periodo.
Durante questo periodo, può o non può essere lucida.
La sofferenza non è requisito centrale: ciò che rileva è l’accorciamento dell’esistenza.
Gli importi spettanti agli eredi jure hereditario per il danno da premorienza vanno da un minimo di 26.000,00 euro fino a un massimo di 385.000,00 euro, in funzione della durata della sopravvivenza della vittima e della consapevolezza della morte imminente.
La durata massima considerata per la liquidazione del danno da premorienza è di 1000 giorni, pari a circa 2 anni e 9 mesi.
Cos’è il danno terminale?
Il danno terminale è una particolare forma di danno jure hereditario e consiste nella sofferenza psico-fisica intensa e consapevole provata dalla vittima tra la lesione e il decesso, nelle sue ultime ore o giorni di vita.
Riguarda la sofferenza della vittima nel tempo che intercorre tra la lesione e la morte, purché sia cosciente e consapevole del proprio stato.
È in questo lasso di tempo che può maturare un ulteriore diritto jure hereditario in favore dei familiari della vittima e precisamente:
L’Osservatorio sulla Giustizia Civile riconosce il diritto al risarcimento per il danno derivante dalla perdita anticipata della vita in condizioni di sofferenza psicofisica, configurando un danno trasmissibile agli eredi jure hereditario.
Elementi valutativi fondamentali e criteri risarcitori del danno da premorienza si basano su:
Durata del lasso di tempo tra la lesione e la morte
(anche se breve, purché apprezzabile)
Stato di coscienza e lucidità della vittima
(è fondamentale che vi sia consapevolezza della fine imminente)
Sofferenza psico-fisica sopportata
(valutata anche in via presuntiva)
Età della vittima
(a parità di condizioni, un’età più giovane può implicare un valore risarcitorio maggiore)
Condizioni cliniche durante il periodo intermedio
(es. agonia prolungata, interventi chirurgici, ricoveri intensivi)
I valori orientativi per il risarcimento del danno da premorienza avvengono in via equitativa, ma le Tabelle di Milano 2024 forniscono una forbice risarcitoria orientativa:
da un minimo di 15.000 euro
fino a un massimo di 35.000 euro o oltre
nei casi di agonia protratta, forte sofferenza, lucidità mantenuta, giovane età e drammaticità delle circostanze.
Vi sono, poi casi di esclusione per cui non è configurabile il danno da premorienza:
se il decesso è istantaneo o la vittima era priva di coscienza
se manca ogni prova, anche presuntiva, della sofferenza e consapevolezza della morte imminente
Sul punto è doveroso richiamare l’insegnamento della Cassazione secondo cui il danno terminale o da premorienza può essere provato anche in via presuntiva, purché vi siano indizi concreti della coscienza e sofferenza della vittima (Cass. Civ. Sez. Un. n. 15350/2015).
Quali sono le differenze tra danno da premorienza e danno terminale?
L’Osservatorio di Milano distingue nettamente tra queste due tipologie di danno jure hereditario.
Il danno da premorienza riguarda il valore della vita persa, mentre il danno terminale si focalizza sul dolore e sull’angoscia della morte vissuta consapevolmente.
Spesso i due danni possono coesistere, ma devono essere liquidati separatamente e con motivazione specifica da parte del giudice, in base agli elementi clinici e temporali accertati.
Tabella comparativa del danno da premorienza e del danno terminale
Aspetto | Danno da premorienza | Danno terminale |
---|
Base del danno | Perdita delle aspettative di vita | Sofferenza fisica e psichica consapevole |
Tempo richiesto | Sopravvivenza apprezzabile dopo l’evento | Anche poche ore, ma con consapevolezza |
Stato mentale vittima | Può anche non essere cosciente | Deve essere lucida e consapevole |
Prova | Fattori oggettivi di sopravvivenza | Prova (anche presuntiva) di sofferenza e angoscia |
Danno ereditabile? | Sì, jure hereditario | Sì, jure hereditario |
Importi tipici (2024) | Variabili secondo età e vita residua | Da 23.000 a 35.000 euro (anche di più se aggravato) |
L’orientamento della Cassazione sui criteri liquidatori del danno biologico terminale
La Cassazione, con la sentenza n. 21799 del 29.7.2025, ha chiarito che la liquidazione del danno terminale non può essere meramente simbolica e, soprattutto, non può consistere nel risultato di una applicazione meccanica tabellare.
Il metodo di risarcimento del danno biologico terminale richiede un approccio valutativo più sofisticato, che sappia cogliere le peculiarità del caso concreto attraverso una motivazione analitica e non stereotipata delle ragioni che giustificano una liquidazione personalizzata rispetto ai parametri tabellari standard.
La Cassazione richiede che il giudice di merito non si limiti alla sola applicazione tabellare, occorrendo invece che proceda a una valutazione personalizzata adeguatamente motivata, basata in sostanza sulla massima considerazione delle peculiarità del singolo caso concreto.
Il danno biologico terminale presenta caratteristiche ontologiche che non possono essere catturate da parametri tabellari standardizzati, ma deve essere ispirata ad una impostazione apprezzabilmente coerente con il principio costituzionale di integrale riparazione del danno e con la natura stessa del danno terminale, che indubbiamente rappresenta una delle forme più acute di pregiudizio non patrimoniale.
L’applicazione meccanica delle Tabelle, in questi casi, infatti, rischia di tradursi in una sostanziale sottovalutazione del pregiudizio effettivamente subito, contraddicendo il principio della restitutio in integrum del danneggiato.
Come si calcola il danno parentale? Criteri e Tabella di risarcimento
Il calcolo per il risarcimento del danno parentale jure proprio si basa sulle Tabelle integrate a punti elaborate dal “Gruppo Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile.
L’Osservatorio sulla Giustizia Civile ha introdotto un sistema a “punteggio” e forbice economica, che consente una personalizzazione del danno ai fini della relativa liquidazione in base al caso concreto.
I criteri principali per il calcolo del danno parentale sono:
Grado di parentela
Età della vittima
Età del danneggiato
Convivenza
Intensità e qualità del legame familiare
Numero e qualità degli altri superstiti
Eventuali aggravanti dell’illecito (errore medico, incidente con colpa grave)
Condizioni psicologiche e personali del danneggiato
A questi criteri si applica una valutazione puntuale e combinata, che consente al giudice di individuare un valore equo e proporzionato.
Nel caso di più superstiti, si applica un criterio proporzionale che evita duplicazioni e consente una ripartizione equa.
Calcolo del danno da morte e personalizzazione
Il giudice può aumentare o ridurre gli importi base del risarcimento danno da morte fino al 50% nei casi in cui emergano circostanze eccezionali, come:
modalità particolarmente traumatiche dell’evento
gravissimo sconvolgimento della vita relazionale
storia familiare particolarmente intensa o fragile
Questo approccio è stato validato anche dalla Cassazione (Cass. Civ. n. 12408/2011), che ha riconosciuto le Tabelle di Milano come parametro legittimo per la liquidazione equitativa.
Chi ha perso un familiare per colpa altrui ha diritto a essere risarcito per i danni morali e relazionali subiti.
È importante rivolgersi a un avvocato esperto in responsabilità civile per:
individuare la forma di danno risarcibile
raccogliere documentazione e prove (certificati medici, relazioni affettive, testimonianze)
avviare la corretta procedura legale, sia in ambito stragiudiziale che giudiziale
FAQ sul danno da perdita parentale
Chi ha diritto al risarcimento del danno da perdita parentale?
Coniuge, figli, genitori, fratelli e conviventi, se il legame affettivo è provato.
È necessaria la convivenza per ottenere il risarcimento?
No, ma la convivenza può aumentare l’importo risarcibile.
Cosa significa danno jure proprio?
È il danno subito personalmente dal familiare per la perdita del rapporto affettivo.
Cosa significa danno jure hereditario?
È il danno subito dalla vittima tra la lesione e la morte, ereditato dai familiari.
Il danno è automatico o va dimostrato?
Va provato, ma può anche essere presunto in base a elementi oggettivi.
Quanto tempo si ha per chiedere il risarcimento?
In genere 5 anni, ma dipende dal tipo di responsabilità (penale, civile, sanitaria).
Il risarcimento può essere cumulato con altri danni?
Sì, ad esempio con danno biologico, danno patrimoniale o da incapacità lavorativa.
Quanto vale mediamente il danno da perdita parentale?
Da 100.000,00 a 380.000,00 euro per i casi più gravi, ma è personalizzabile in base a fattori soggettivi.
Qual è la differenza tra danno da premorienza e danno terminale?
Entrambi si riferiscono al dolore vissuto dalla vittima prima della morte, ma il danno terminale si concentra sulla consapevolezza della fine imminente.
Le Tabelle di Milano sono obbligatorie per il risarcimento del danno da morte?
No, ma sono ampiamente utilizzate dai Tribunali italiani come criterio orientativo per il calcolo del danno da morte.