Autore: Gianluca Sposato
Sicurezza stradale regole e prevenzione
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 14 Novembre 2025
Sicurezza stradale regole e prevenzione
Convegno alla Sapienza sulla sicurezza stradale, regole e prevenzione
Agenzia Parlamentare 14 novembre 2025
La Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma ospita un importante incontro dedicato al tema della sicurezza stradale.
L’evento si terrà il 17 novembre, dalle ore 16.00 alle 18.00, promosso dall’Associazione Sapienza Futura nell’ambito delle iniziative culturali e sociali degli studenti.
La partecipazione libera è ospitata nell’Aula 7 di Giurisprudenza, per promuovere la cultura dell’educazione stradale e sensibilizzare a condotte responsabili e prudenti.
Dopo i saluti istituzionali della Prof.ssa Luisa Avitabile, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, interverranno relatori di grande rilievo accademico e professionale:
Oliviero Diliberto, Professore di Istituzioni di Diritto Romano
Elvira Nadia La Rocca, Professoressa di Procedura Penale
Gianluca Sposato, Avvocato e Presidente dell’Associazione ADISM
Sicurezza stradale regole e prevenzione per una mobilità sicura
Un’occasione di confronto e approfondimento su responsabilità civile da circolazione stradale, consapevolezza e prevenzione degli incidenti stradali gravi ed incidenti stradali mortali.
Verranno trattati elementi fondamentali per promuovere una cultura della mobilità sicura e ridurre i rischi sulla strada, illustrando dati e statistiche degli incidenti stradali con lesioni gravi e degli incidenti stradali mortali.
L’incontro è aperto a studenti, professionisti e cittadini interessati a riflettere su un tema che riguarda tutti: la sicurezza di chi ogni giorno vive la strada.
Sicurezza stradale regole e prevenzione il ruolo dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali
L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente di Adism e coordinatore della Commissione Trasporti dei Rappresentanti Parlamentari, interverrà illustrando le condotte pericolose da evitare e le statistiche ricorrenti.
Adism Associazione Difesa Infortunati Stradali, da oltre un ventennio, è impegnata a promuovere la cultura della educazione stradale e ha collaborato a varie iniziative e progetti istituzionali, tra cui la riforma del Codice della Strada.
Occorre ricordare le difficoltà in cui vengono a trovarsi le persone che subiscono un grave trauma della strada, o l’uccisione di un familiare, tenuto conto della mancanza di applicazione delle norme, anche per l’omicidio stradale.
Esecutore testamentario compiti e poteri
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 11 Novembre 2025
Indice
Quando si redige una disposizione di ultima volontà, sia che si tratti di testamento pubblico, o testamento olografo, uno degli strumenti più utili per garantire il rispetto della propria volontà è la nomina di un esecutore testamentario.
In questo articolo spiego quali sono i compiti di questa figura, quando è importante nominarlo e perché può fare la differenza in una successione ereditaria senza conflitti.
Chi è l’esecutore testamentario
L’esecutore testamentario è la persona incaricata dal testatore di vigilare sull’attuazione delle sue ultime volontà affinché vengano rispettate dagli eredi.
La figura dell’esecutore della successione è regolata dagli articoli 700-712 del Codice Civile e rappresenta uno strumento di garanzia soprattutto nei casi in cui gli eredi possano trovarsi in conflitto.
La nomina di un amministratore testamentario è, pertanto, indicata quando vi siano da eseguire disposizioni particolari, come nel legato testamentario, donazioni ed eredità, o volontà di tipo morale, o spirituale.
Quali sono i compiti dell’esecutore testamentario?
Il compito dell’esecutore della successione è assicurarsi che ogni disposizione contenuta nel testamento venga rispettata, purché non sia contraria alla legge e rispetti le quote ereditarie.
Nel rispetto della volontà espressa dal de cuius nel testamento il delegato testamentario, pertanto, può:
- gestire i beni ereditari;
- adempiere ai legati testamentari;
- pagare i debiti ereditari del defunto
- tutelare gli interessi dei beneficiari, evitando l’azione di riduzione;
- intervenire in caso di controversie tra eredi nella divisione ereditaria
In certi casi può anche avere poteri di amministrazione temporanea del patrimonio ereditario, se il testatore lo ha espressamente previsto.
Chi può essere nominato esecutore testamentario e come si accetta l’incarico
Può essere nominato esecutore di un testamento chiunque ha capacità giuridica.
L’esecutore della successione può essere una persona di fiducia, un parente, un legatario, oppure un avvocato esperto in diritto successorio, o un notaio.
La nomina del custode testamentario deve essere fatta espressamente nel testamento, indicando i compiti assegnati e l’eventuale compenso.
L’esecutore testamentario deve accettare l’incarico presso il tribunale competente, con una dichiarazione formale.
È possibile anche rinunciare all’incarico, in questo caso, se previsto, può subentrare un sostituto indicato nel testamento.
Perché è utile nominare un esecutore testamentario
La presenza di un esecutore testamentario è fondamentale quando:
- si prevedono conflitti tra eredi;
- ci sono beni della massa ereditaria da amministrare o dividere;
- si vogliono garantire donazioni con dispensa dalla collazione, o legati specifici;
- si desidera un controllo esterno, super partes per evitare l’impugnazione del testamento;
Soprattutto, rappresenta una protezione legale della volontà del defunto.
I poteri dell’esecutore testamentario: cosa prevede l’art. 703 c.c.
Secondo l’articolo 703 del Codice Civile, l’esecutore testamentario ha il compito fondamentale di garantire l’esatta esecuzione delle volontà del defunto.
Se il testatore non dispone diversamente, l’esecutore ha il potere di prendere possesso dei beni ereditari e amministrarli per un massimo di un anno dall’accettazione dell’incarico.
Tale termine può essere prolungato dall’autorità giudiziaria per un ulteriore anno, solo in presenza di motivi gravi e sentiti gli eredi.
L’amministrazione deve avvenire con la diligenza del buon padre di famiglia.
Ogni atto compiuto ha carattere strumentale: non si tratta infatti di un possesso pieno, ma piuttosto di una detenzione qualificata, legata all’incarico fiduciario.
Compiti principali dell’esecutore testamentario in caso di poteri gestori
Se l’esecutore testamentario ha facoltà di amministrare, deve:
- prendere possesso dei beni, chiedendoli formalmente all’erede;
- gestire il patrimonio ereditario con prudenza e trasparenza;
- compiere atti di ordinaria amministrazione, come la manutenzione degli immobili finalizzata alla compravendita immobiliare;
- richiedere autorizzazione al giudice per alienare beni dell’eredità.
Ogni sua azione deve essere finalizzata all’interesse della massa ereditaria, senza pregiudicare il diritto degli eredi a rinunciare all’eredità o all’accettazione di eredità con beneficio d’inventario.
Incarico privo di poteri gestori dell’esecutore testamentario
Se il testatore ha limitato i poteri dell’esecutore, i suoi compiti si riducono a:
- chiedere l’apposizione dei sigilli e la redazione dell’inventario dei beni dell’eredità;
- intervenire nelle azioni giudiziarie relative all’eredità;
- richiedere l’esecuzione degli oneri e delle disposizioni morali, o religiose (come quelle “pro anima”).
Sono, invece, esclusi tutti gli atti non strettamente necessari o che esulano dalla gestione temporanea.
Il compenso dell’esecutore testamentario
L’incarico di esecutore testamentario è, di regola, gratuito. Tuttavia, il testatore può disporre nel testamento una retribuzione a favore dell’esecutore, a carico dell’eredità.
Chi sostiene le spese sostenute dall’esecutore testamentario?
Tutte le spese necessarie per lo svolgimento dell’incarico sono a carico dell’eredità.
Come si accerta l’accettazione, o la rinuncia all’incarico?
Per verificare se l’esecutore testamentario abbia accettato o rinunciato all’incarico, è possibile consultare il Registro delle successioni presso la cancelleria del tribunale del luogo dell’ultimo domicilio del defunto.
Il Registro è pubblico: chiunque può presentare richiesta per esaminarlo e ottenere copie o certificati.
Il ruolo dell’avvocato come esecutore testamentario
Spesso è consigliabile nominare un avvocato esperto in diritto ereditario come esecutore testamentario.
Un avvocato specializzato in materia testamentaria ha infatti:
- competenze tecniche relative alla dichiarazione di successione senza conflitti tra eredi;
- conoscenza delle procedure per lo scioglimento della comunione ereditaria;
- imparzialità nella gestione dei beni e dei rapporti tra eredi nella successione testamentaria.
Questo riduce drasticamente il rischio di liti tra eredi e del contenzioso ereditario.
Nominare un amministratore testamentario è, pertanto, una scelta saggia per chi desidera che le proprie volontà vengano rispettate fino in fondo.
Assistenza legale in materia testamentaria
L’esecuzione testamentaria, in concreto, richiede non solo rigore giuridico, ma anche competenza pratica da parte di un avvocato con molta esperienza nel campo del diritto successorio.
Come studio legale specializzato in diritto successorio, assistiamo:
- testatori che desiderano nominare un esecutore di fiducia;
- esecutori testamentari già designati, nella gestione dell’incarico;
- eredi e legatari, nella tutela dei loro diritti nel contesto ereditario.
In molti ritengono che un testamento ben scritto sia sufficiente per evitare problemi, ma la realtà è spesso diversa.
Conflitti tra eredi, beni indivisibili, condivisione di quote immobiliari, debiti ereditari e contestazioni formali del testamento possono bloccare per mesi, o anni la successione.
Un avvocato specializzato in diritto delle successioni può prevenire e risolvere questi problemi con rapidità, competenza e riservatezza.
Affidarsi a un avvocato esperto in diritto ereditario significa:
- avere una lettura giuridica chiara del testamento;
- evitare impugnazioni, nullità o irregolarità formali come nel caso di testamento con erede universale;
- gestire la divisione ereditaria con imparzialità;
- tutelare il patrimonio da rivendicazioni esterne;
- difendere gli interessi degli eredi legittimi.
Nel ruolo di esecutore testamentario, un avvocato è anche garante di trasparenza, prevenendo abusi o ritardi.
Come ottenere il massimo risarcimento per un incidente stradale con lesioni gravi
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 28 Ottobre 2025
Indice
Come ottenere il massimo risarcimento per un incidente stradale con lesioni gravi?
L’Avvocato Gianluca Sposato rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati e Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali, segue personalmente solo casi relativi a lesioni stradali gravi o gravissime.
Sposato Law dal 1949 è un punto di riferimento in tutta Italia come studio legale specializzato in infortunistica stradale e responsabilità civile.
Lo Studio Legale dell’Avvocato Gianluca Sposato garantisce al cliente che ha riportato lesioni fisiche gravi in un incidente stradale:
supporto tecnico per la ricostruzione dell’incidente stradale
acquisizione di tutta la documentazione necessaria per istruire la pratica di risarcimento danni con l’assicurazione
aggiornamento in tempo reale sullo stato della pratica di risarcimento danni con supporti informatici
gestione mirata attraverso il rapporto diretto con il cliente
consulenza medico legale specialistica integrata grazie all’ausilio dei migliori medici legali e professori universitari in tutta Italia
- impegno costante nella gestione del sinistro per ottenere sempre il massimo risarcimento del danno per incidente stradale
L’Avvocato Gianluca Sposato segue personalmente solo casi relativi a sinistri stradali con lesioni gravi ed incidenti stradali mortali in tutta Italia.
Subire un incidente stradale con lesioni gravi è un’esperienza che lascia segni profondi, non solo fisici.
Affidarsi a un Avvocato competente ed esperto permette di affrontare ogni fase con serenità, competenza e determinazione.
Incidente stradale con feriti gravi: come scegliere l’Avvocato per tutelare i propri diritti?
In un incidente stradale con lesioni gravi è importante pensare non solo alle migliori cure necessarie, ma anche saper scegliere il migliore avvocato per ottenere il massimo risarcimento per incidente stradale.
La questione, in termini pratici, per il danneggiato riguarda la possibilità di ottenere un risarcimento del danno che ripari integralmente l’entità dei danni subiti.
Una scelta sbagliata pregiudica i propri diritti, di fronte a compagnie assicurative che puntano a chiudere le pratiche dei sinistri stradali in tempi rapidi e con risarcimenti minimi.
Pertanto, nel caso di incidente stradale con feriti gravi l’assistenza di un avvocato esperto in incidenti stradali è fondamentale.
Chi ha subito ferite gravi in un incidente si trova spesso in una situazione di estrema vulnerabilità che può portare a scelte affrettate e sbagliate.
È proprio in questi momenti che un avvocato specializzato in infortunistica stradale è determinante per evitare l’attribuzione di un concorso di colpa e risarcimenti irrisori.
In presenza di lesioni stradali non è mai indicato rivolgersi a un avvocato che non è specializzato in materia, o peggio ancora ad un centro di infortunistica stradale, perito assicurativo, o patrocinatore stragiudiziale.
La scelta deve ricadere su un avvocato Patrocinante in Cassazione esperto in danni da circolazione stradale e diritto assicurativo che conosca in modo approfondito:
le dinamiche dei sinistri stradali con lesioni importanti
i criteri di valutazione medico-legale del danno
le strategie delle assicurazioni per trattare al meglio il risarcimento del danno negli incidenti stradali
le modalità per affrontare una CTU – Consulenza Tecnica d’Ufficio senza brutte sorprese
Incidente stradale con feriti: quali sono le attività da compiere e chi ha diritto al risarcimento?
La prima reazione dopo un incidente stradale con feriti, se si rimane coscienti, è di paura, sconforto e confusione.
Quando ci sono feriti in incidenti stradali, ci sono alcuni passaggi fondamentali da seguire per non compromettere il risarcimento dei danni.
Chiamare subito il 118 e le Forze dell’Ordine
Richiedere il foglio scambio generalità e, successivamente, il verbale dell’incidente stradale
Recarsi al Pronto Soccorso, anche in caso di dolori lievi
Scattare foto del luogo dell’incidente, dei veicoli e dei danni visibili ai mezzi
Raccogliere dati di testimoni e conducenti dei mezzi coinvolti nel sinistro stradale
Conservare tutti i documenti medici, referti, spese inerenti al sinistro stradale
Ogni elemento è prova decisiva per far valere i propri diritti in termini legali ed economici, ai fini di potere ottenere il massimo risarcimento del danno in incidente stradale con feriti.
Il conducente rimasto ferito ha diritto al risarcimento del danno se non ha provocato lui stesso il sinistro stradale, dovendo a tal fine superare il problema del concorso di colpa.
Anche i passeggeri trasportati, i pedoni coinvolti e i familiari di vittime gravi o decedute possono agire per ottenere giustizia ed il risarcimento dei danni riflessi.
In particolare, si ha diritto al risarcimento se:
si è parte lesa e non responsabili dell’incidente
si è coinvolti in un sinistro in cui la responsabilità è altrui, anche parzialmente
si è passeggeri a bordo di uno dei veicoli coinvolti
La valutazione di colpa e responsabilità viene ricostruita con l’ausilio di documenti, perizie e analisi tecniche, con il supporto dell’ Avvocato specializzato in sinistri stradali.
Risarcimento per lesioni stradali: cosa rientra nel calcolo del danno?
Una domanda che chi rimane ferito in un incidente stradale si pone è: “quanti soldi prenderò dall’assicurazione per le lesioni riportate ?”.
Occorre sapere che nel caso di danni fisici negli incidenti stradali, il risarcimento del danno spetta sia per il danno non patrimoniale, ovvero danno alla salute, che per il danno patrimoniale, come riduzione della capacità lavorativa,
Il risarcimento del danno per incidente stradale copre una serie di voci specifiche, tra le principali:
Danno biologico temporaneo: giorni di inabilità, o ricovero ospedaliero
Danno biologico permanente: invalidità parziale, o totale
Danno morale: sofferenze e traumi psicologici
Danno esistenziale: limitazione delle attività quotidiane e ricreative
Danno patrimoniale: perdita di reddito, spese mediche, ausili
Danno futuro: impossibilità a lavorare, assistenza continuativa
Un calcolo corretto e completo di tutte queste voci di danno richiede competenze tecniche specialistiche non solo legali, ma anche in ambito medico legale.
Il danno biologico, infatti, viene accertato ed indicato, ai fini valutativi, dal medico legale, quanto il danneggiato è giunto a guarigione, ovvero i postumi invalidanti permanenti sono suscettibili di accertamento.
Solo grazie competenze tecniche specialistiche integrate tra avvocato e medico legale è possibile ottenere il massimo risarcimento per incidente stradale con conseguente massima personalizzazione del danno.
Incidente stradale con feriti: come si calcola il danno biologico?
Il danno biologico è la lesione all’integrità psicofisica della persona, indipendentemente dalle ripercussioni sul suo reddito, o sulla capacità lavorativa.
Nel risarcimento da incidente stradale, l’accertamento del danno biologico rappresenta un elemento centrale per la valutazione economica del danno alla salute.
Il Codice delle Assicurazioni Private, che disciplina la materia inerente al risarcimento danni per incidenti stradali e responsabilità medica, distingue tra:
Micro invalidità: fino al 9% di invalidità permanente in termini di danno biologico;
Macro invalidità: dal 10% in su in termini di danno biologico.
Per i danni di lieve entità (dal 1% al 9%), si applicano i criteri stabiliti dall’articolo 139 del Codice delle Assicurazioni Private (D.lgs. 209/2005).
Per invalidità permanenti superiori al 9%, è entrata in vigore nel 2024 la Tabella Unica Nazionale (TUN) per la valutazione del danno non patrimoniale da lesione grave.
Questa Tabella è stata adottata con il D.M. 22 aprile 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30 maggio 2024, ed è vincolante per tutti i tribunali italiani.
La TUN considera:
la percentuale di invalidità accertata
l’età della persona danneggiata
eventuali circostanze personalizzanti (es. impatto sull’attività lavorativa, sportiva, o relazionale)
Più alta è l’invalidità e più giovane è la vittima, maggiore sarà il risarcimento riconosciuto, in considerazione delle aspettative di vita.
Incidente stradale con feriti: perché la perizia medico-legale è fondamentale
La quantificazione del danno biologico – sia per le micro che per le macro invalidità – si basa sempre su una perizia medico-legale.
La consulenza medico legale è fondamentale per attribuire valore alle lesioni riportate dal danneggiato e può essere:
relazione medico legale di parte (CTP), predisposta da un medico legale incaricato dal danneggiato e dal suo avvocato
relazione medico legale d’ufficio (CTU), richiesta dal giudice e affidata a un consulente tecnico nominato dal tribunale
Durante la perizia medico legale il danneggiato, una volta che le lesioni sono stabilizzate, viene sottoposto all’accertamento delle lesioni fisiche e vengono esaminati:
referti ospedalieri e certificati medici
esito delle terapie
eventuali interventi chirurgici
test clinici, psicoattitudinali e funzionali
È quindi essenziale che il danneggiato venga assistito da un medico legale specializzato, in grado di interfacciarsi con gli altri medici, per tutelare in modo completo i suoi interessi.
Il nostro studio legale, fondato nel 1949, è stato tra i primi in Italia a trattare sinistri stradali complessi e, grazie a rapporti stabili con la SIMLA, ha una consolidata rete di medici legali altamente qualificati in tutta Italia.
Quanto tempo impiega l’assicurazione per il risarcimento negli incidenti stradali con feriti?
Le tempistiche per ottenere un risarcimento possono variare notevolmente, soprattutto nel caso di incidente con auto pirata.
Normalmente le tempistiche del risarcimento danni negli incidenti stradali con feriti gravi variano da:
6-12 mesi in caso di accordo stragiudiziale, quando non ci sono contestazioni, sia sulla responsabilità che sull’entità del danno
24-48 mesi in caso di causa civile, quando vi sono contestazioni sulla responsabilità dell’incidente stradale, o si sono trattenute somme in acconto.
I fattori che influenzano la durata nel risarcimento danni incidente stradale sono:
la gravità delle lesioni stradali
la disponibilità della compagnia a trattare il sinistro
la necessità di CTU complesse e articolate anche per la valutazione del danno riflesso dei familiari del danneggiato diretto
eventuali contestazioni sulla responsabilità del sinistro stradale
Con un avvocato specializzato in incidenti stradali, è possibile ottenere una provvisionale incidente stradale in attesa della liquidazione completa.
Le compagnie assicurative hanno un solo obiettivo: pagare il meno possibile, soprattutto negli incidenti stradali multipli come nel caso del tamponamento a catena, o incidente con camion e tir.
Spesso offrono risarcimenti minimi, immediati ma assolutamente non proporzionati al danno subito.
Un avvocato esperto in sinistri stradali, con il supporto del proprio medico legale, analizza in maniera precisa:
il danno biologico effettivo
le prove a disposizione per la relativa personalizzazione del danno
la situazione lavorativa e personale del danneggiato, ai fini della liquidazione del danno patrimoniale anche per perdita di chances
In questo modo è possibile non accettare una proposta di liquidazione del danno al ribasso e trattare per ottenere il massimo risarcimento del danno negli incidenti stradali con feriti gravi.
Quanto può valere il risarcimento per lesioni gravi negli incidenti stradali?
Il valore del risarcimento dei danni fisici negli incidenti stradali può oscillare in base all’effettiva entità delle lesioni fisiche accertate e della diminuzione della capacità lavorativa.
A seconda dell’entità del danno gli importi liquidatori variano da decine di migliaia di euro a diverse centinaia di migliaia di euro e, nei casi più complessi, possono superare un milione di euro, in base a:
grado di invalidità permanente accertato
età del danneggiato e dei familiari
professione svolta e reddito del danneggiato
impatto delle lesioni sulla vita quotidiana, costi di assistenza necessaria e di adattamento
Per invalidità oltre il 75%, il risarcimento del danno può superare un milione di euro, ove sia dimostrata anche una riduzione della capacità lavorativa.
Importante: ogni caso è unico e va valutato singolarmente, in particolare se si tratta di incidente in moto, incidente in monopattino, o incidente in bici.
L’Avvocato Gianluca Sposato ha ottenuto sempre liquidazioni superiori alle medie nazionali con importi liquidatori superiori anche a 1.000.000,00 di euro per il danneggiato.
Quali documenti occorrono per la richiesta di risarcimento negli incidenti stradali con lesioni?
Nei casi di lesioni gravi derivanti da incidente stradale, la richiesta di risarcimento va formalizzata secondo l’art. 148 del Codice delle Assicurazioni Private (D.lgs. 209/2005).
La norma stabilisce che la domanda deve essere completa e documentata.
Altrimenti la compagnia assicurativa non è obbligata a formulare l’ offerta risarcitoria nei termini di legge, che è di 90 giorni dal rientro della perizia medico legale in compagnia.
Per una corretta istruttoria della pratica, è indispensabile raccogliere e trasmettere:
Verbale delle autorità intervenute: Polizia, Carabinieri o Vigili, utile per ricostruire la dinamica e accertare le responsabilità
Certificato di Pronto Soccorso: rilasciato dopo l’incidente, fondamentale per dimostrare il nesso causale tra sinistro e lesioni
Cartella clinica ospedaliera: con eventuali dimissioni, referti specialistici, diario clinico del paziente e relazioni di ricovero
Documentazione delle spese sostenute: ricevute di acquisto farmaci, esami diagnostici, visite, fisioterapia, presidi ortopedici
Attestazione della posizione lavorativa: buste paga, CUD, visura camerale, per calcolare la perdita di reddito o la riduzione della capacità lavorativa
Documentazione fotografica: immagini del luogo del sinistro, dei veicoli coinvolti, delle lesioni fisiche visibili in caso di danno fisiognomico
Testimonianze e dichiarazioni scritte: utili per confermare la dinamica dell’incidente ai fini della responsabilità e i danni subiti
L’assistenza di un Avvocato specializzato in infortunistica stradale è determinante per esaminare la documentazione da produrre alla compagnia assicurativa, o in sede giudiziaria.
Una richiesta danni incompleta può ritardare, o compromettere il risarcimento.
Una richiesta di risarcimento danni correttamente corredata permette di attivare rapidamente i termini per l’offerta di risarcimento e valorizzare ogni voce di danno.
Responsabilità nell’incidente: cosa succede se la colpa è contestata?
In caso di colpa parziale, o contestata, sulle responsabilità dell’incidente stradale:
si applica il concorso di colpa
il risarcimento viene ridotto in base alla percentuale di concorso di colpa attribuita
Nel caso di contestazione sulla responsabilità dell’incidente è può essere necessario effettuare una ricostruzione tecnica della dinamica del sinistro stradale:
la consulenze cinematica stabilisce la velocità dei mezzi e le manovre poste in essere
i testimoni oculari sono determinanti per superare lo scarico di colpa
i rilievi stradali rappresentano la fotografia dell’incidente stradale e il verbale di incidente stradale fa piena prova fino a querela di falso
Un Avvocato esperto in incidenti stradali è indispensabile per dimostrare la responsabilità esclusiva dell’investitore, o mitigare il peso del concorso di colpa.
Cosa succede se il responsabile dell’incidente stradale è senza assicurazione, o scappa?
Nel caso in cui il mezzo che ha causato l’incidente non è assicurato, o si è dato alla fuga la domanda di risarcimento deve essere inoltrata al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, gestito dalla Consap.
Il Fondo di Garanzia copre i danni quando:
il veicolo investitore è non assicurato
il conducente responsabile del sinistro è ignoto (pirata della strada)
il mezzo che ha provocato l’incidente è rubato o non identificato
Soprattutto in questi casi è indispensabile l’assistenza legale di un Avvocato specializzato in sinistri stradali, perché le procedure sono particolarmente complesse e le tempistiche per il risarcimento più lunghe.
È possibile ottenere il risarcimento senza anticipare spese legali?
Sì, nella materia dell’infortunistica stradale con lesioni importanti la prassi è di non chiedere anticipo spese legali, ma può essere necessario sostenere il costo per la perizia medico legale.
Molti studi legali specializzati in infortunistica stradale offrono:
consulenza legale gratuita per incidenti stradali con feriti, per l’acquisizione dell’incarico
gestione della pratica di sinistro stradale “a risultato” con pagamento degli onorari legali solo a buon esito, ovvero quando il danneggiato riceve il pagamento dall’assicurazione
parcella legale emessa solo in caso di vittoria, anche nel caso sia necessario instaurare una causa di risarcimento danni in Tribunale
In tal modo, non dovendo anticipare i costi legali, si consente al danneggiato che è in difficoltà economica di tutelare i propri diritti.
Il ruolo dello studio legale nella gestione della pratica di risarcimento danni per incidente stradale si esplica attraverso le seguenti attività:
valutare la responsabilità del sinistro stradale
raccogliere le prove sulla dinamica dell’incidente
gestire i rapporti con le assicurazioni per il risarcimento dei danni
nominare consulenti medici per la valutazione delle lesioni fisiche
avviare l’azione legale, se la trattativa non va a buon fine, o in caso di somme trattenute in acconto
garantire supporto ed informativa costante
Affidarsi a un Avvocato con esperienza nel settore specifico degli incidenti stradali, quando si è rimasti gravemente feriti in un sinistro stradale, oltre che necessario ed indispensabile, fa sempre la differenza.
FAQ – domande frequenti sul risarcimento per lesioni da incidente stradale
Chi può ottenere un risarcimento danni per incidente stradale?
Chiunque ha subito un danno fisico in un incidente stradale non causato da lui ha diritto al risarcimento danni.
Quando le lesioni sono particolarmente gravi anche i familiari hanno diritto al danno riflesso.
Negli incidenti stradali mortali i familiari di primo e secondo grado hanno diritto al risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale.
Quanto tempo si ha per fare richiesta di risarcimento danni negli incidenti stradali?
Il termine ordinario è di 2 anni per danni a cose e di 5 anni nel caso di lesioni personali.
Serve fare una causa per il risarcimento danni fisici negli incidenti stradali?
Non necessariamente si deve fare causa per avere il risarcimento dei danni fisici in un incidente stradale.
Molti casi si risolvono in via stragiudiziale sottoscrivendo una quietanza a saldo e stralcio con l’assicurazione all’esito della trattativa condotta dal proprio avvocato.
Devo pagare subito l’avvocato per incidenti stradali?
No, l’Avvocato Gianluca Sposato, generalmente non richiede anticipo spese e prevede una formula a esito positivo con un compenso integrato a carico del cliente.
Posso ottenere un anticipo del risarcimento?
Sì, in caso di responsabilità accertata è possibile richiedere alla compagnia di assicurazione il riconoscimento di una provvisionale.
Come si stabilisce il valore dei danni fisici negli incidenti stradali?
Tramite perizia medico-legale, tabella unica nazionale e reddito dimostrato del danneggiato.
Chi paga le spese legali in caso di sinistro stradale?
Le spese legali vengono corrisposte sia dalla compagnia assicurativa responsabile del sinistro, che dal cliente in base al preventivo scritto.
Scheda testamentaria apocrifa
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 1 Ottobre 2025
Indice
La questione della scheda testamentaria apocrifa rappresenta uno dei temi più delicati nelle successoni ereditarie.
Il testamento olografo, quale atto personalissimo disciplinato dal codice civile, può essere esposto al rischio di falsificazione o manipolazione, con conseguenze gravi sia sul piano patrimoniale che penale.
In questo contributo analizzeremo la nozione di scheda testamentaria apocrifa, i riferimenti normativi, le pronunce della Corte di Cassazione e le possibili azioni a tutela degli eredi legittimi pretermessi.
Cosa si intende per scheda testamentaria apocrifa?
Per scheda testamentaria apocrifa si intende un testamento che si presenta come proveniente dal de cuius, ma che in realtà non è stato scritto, o sottoscritto personalmente da lui.
L’apocrifia si differenzia dalla semplice nullità formale del testamento senza data, poiché riguarda la totale estraneità dell’atto rispetto alla volontà effettiva del testatore.
In sostanza, il documento è frutto di contraffazione o falsificazione e non può produrre alcun effetto giuridico.
Autenticità della scheda testamentaria: forma e validità del testamento olografo
L’art. 602 del codice civile regola la forma del testamento olografo, richiedendo che sia scritto per intero, datato e sottoscritto dal testatore.
La giurisprudenza ha più volte sottolineato che la mancanza di uno di questi requisiti comporta vizi che possono determinare, a seconda dei casi, l’annullabilità o nullità del testamento.
Quando, però, la scrittura non è del testatore si è di fronte a una scheda apocrifa, cioè a un documento radicalmente falso.
Ai sensi dell’art. 2702 del codice civile, la scrittura privata fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle dichiarazioni da chi l’ha sottoscritta.
Questo principio si applica anche nel diritto ereditario al testamento olografo: la sottoscrizione costituisce il principale elemento di certezza dell’autenticità del testamento.
Quando la firma è apocrifa l’intero atto perde validità: ai sensi dell’art. 606 c.c. il testamento è nullo poichè privo dei requisiti di legge.
Infatti se l’atto è materialmente falso, perchè scritto da altri e non dal de cuius, non può ritenersi esistente un valido testamento.
Gli eredi interessati, in tal caso, devono agire in giudizio per ottenerne la declaratoria di nullità del testamento falso.
Aspetti di rilievo penale nella falsificazione del testamento
Oltre alle conseguenze civili, la scheda testamentaria apocrifa assume rilievo anche in sede penale.
Il codice penale punisce chi falsifica o usa un testamento falso, in quanto si tratta di un atto destinato a incidere su diritti successori e patrimoniali.
La falsificazione di una scheda testamentaria può integrare diverse ipotesi di reato:
Art. 476 codice penale: falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.
Art. 485 codice penale: falsità in scrittura privata.
Art. 491 codice penale: falsità in testamento olografo, cambiale, o altro titolo di credito.
Quest’ultima norma assume particolare rilievo, in quanto prevede pene aggravate proprio per la falsificazione di un testamento.
L’art. 491 del codice penale stabilisce che se la falsità riguarda un testamento, la pena è da due a sei anni di reclusione.
Si tratta di un reato di particolare gravità, che tutela la certezza dei rapporti successori, con la conseguenza dell’ esclusione dell’erede che ha falsificato il testamento dall’asse ereditario per indegnità a succedere.
Anche l’uso di una scheda testamentaria apocrifa, pur se non redatta dall’imputato, costituisce condotta penalmente rilevante.
Onere della prova in caso di scheda testamentaria apocrifa
Sul piano processuale, la contestazione della scheda apocrifa pone il problema dell’onere probatorio.
L’art. 2697 del codice civile stabilisce che chi vuol far valere un diritto deve provarne i fatti costitutivi.
Pertanto, chi afferma la falsità del testamento deve fornire prova della sua apocrifia.
Nella prassi, i principali mezzi di prova sono:
Perizia grafologica, diretta a verificare la paternità della scrittura e della firma.
Testimonianze, ad esempio di chi abbia visto il testatore scrivere, o di chi possa escludere che lo abbia fatto.
Presunzioni, come la comparazione con altri documenti autentici scritti di pugno dal testatore.
La perizia calligrafica rappresenta lo strumento probatorio privilegiato, pur restando soggetta alla valutazione del giudice.
Testamento falso: l’orientamento della Cassazione
La Corte di Cassazione ha affrontato più volte la questione del testamento falso e delle schede testamentarie apocrife, fornendo principi chiari in materia.
Con la sentenza n. 12307/2015 la Cassazione ha affermato che la perizia calligrafica, pur non vincolando il giudice, costituisce mezzo di prova altamente attendibile per accertare l’autenticità della sottoscrizione testamentaria.
Con la sentenza n. 1230/2019 la Suprema Corte ha stabilito che chi contesta l’autenticità del testamento ha l’onere di proporre querela di falso, non essendo sufficiente la semplice contestazione.
Sul piano penale, la Cassazione con la sentenza n. 5673/2020 ha chiarito che integra il reato di falsità in testamento non solo la materiale contraffazione, ma anche la mera alterazione del documento idonea a modificare la volontà del testatore.
Effetti della scheda testamentaria apocrifa: azione di nullità e di annullamento del testamento
La scoperta di una scheda testamentaria apocrifa comporta l’inefficacia assoluta dell’atto e, dunque, della successione testamentaria.
Non si tratta di un testamento nullo per vizi formali, ma di un documento radicalmente inesistente.
L’azione di nullità è imprescrittibile e può essere fatta valere in ogni tempo dagli interessati.
Si fonda sull’art. 606 del codice civile che sancisce la nullità del testamento privo dei requisiti essenziali.
Diverso è il caso del testamento annullabile, che ricorre solo in presenza di vizi della volontà come, ad esempio, errore, o violenza.
La scheda apocrifa, tuttavia, non rientra in questa ipotesi, poiché manca del tutto la volontà del testatore.
Per contrastare una scheda testamentaria apocrifa, gli eredi hanno a disposizione diversi strumenti giuridici.
È possibile agire in sede civile mediante:
azione di accertamento della nullità del testamento;
querela di falso ai sensi dell’art. 221 c.p.c., per contestare formalmente la validità della scrittura privata.
In parallelo, può essere presentata denuncia o querela per il reato di falsità in testamento.
L’apertura di un procedimento penale è importante perchè può rafforzare la posizione degli eredi nelle cause civili.
Implicazioni patrimoniali del testamento apocrifo e subentro degli eredi legittimi
L’accertamento della falsità di un testamento apocrifo comporta il ritorno alla successione legittima.
In mancanza di un valido testamento, si applicano gli artt. 565 e seguenti del codice civile., che disciplinano la devoluzione dell’eredità ai parenti più prossimi e, in mancanza, allo Stato.
Se il testamento falso viene dichiarato nullo, gli eredi legittimi subentrano secondo l’ordine previsto dalla legge, anche per rappresentazione ereditaria, ripartendosi le quote ereditarie.
Ciò significa che la scoperta di una scheda apocrifa può modificare radicalmente gli assetti successori e patrimoniali.
Chi sospetta l’esistenza di una scheda testamentaria apocrifa deve agire tempestivamente, raccogliendo documenti, incaricando un consulente grafologo e rivolgendo istanza al tribunale.
Solo attraverso un’attenta strategia processuale è possibile salvaguardare i propri diritti successori e contrastare eventuali abusi.
Domande frequenti sulla scheda testamentaria apocrifa
1. Cosa significa scheda testamentaria apocrifa?
È un testamento che appare provenire dal de cuius ma è stato redatto o firmato da un’altra persona che lo ha falsificato.
2. Quali articoli del codice civile regolano la materia?
Gli artt. 587 ss. c.c., con particolare rilievo dell’art. 602 c.c. per il testamento olografo.
3. La falsificazione di un testamento è reato?
Sì, ai sensi dell’art. 491 c.p., che prevede pene fino a sei anni di reclusione.
4. Come si dimostra che un testamento è apocrifo?
Principalmente attraverso perizia grafologica, oltre a testimonianze e presunzioni legali con la comparazione di scrittura certificata del de cuius.
5. Chi deve provare l’apocrifia del testamento?
Chi la contesta, secondo l’art. 2697 del codice civile deve assolvere all’onere della prova.
6. Qual è la differenza tra nullità e apocrifia?
La nullità riguarda vizi formali, che possono essere anche sanabili, l’apocrifia riguarda l’inesistenza stessa della volontà testamentaria che decreta la nullità assoluta del testamento.
7. È possibile impugnare un testamento falso dopo molti anni?
Sì, l’azione di nullità del testamento falso è imprescrittibile.
8. Serve la querela di falso per contestare il testamento?
Sì, quando si tratta di scrittura privata, come nel testamento olografo, è necessaria per rimuovere l’efficacia probatoria.
9. Cosa accade se il testamento è dichiarato nullo?
Si apre la successione legittima, con subentro degli eredi secondo legge nelle rispettive quote legittime di eredità.
10. Come è orientata la giurisprudenza in questi casi?
La Cassazione valorizza la perizia grafologica, ma sottolinea la necessità di azioni formali in sede giudiziaria.
Rinuncia all’impugnazione del testamento
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 22 Settembre 2025
Rinuncia all’impugnazione del testamento
Indice
E’ possibile rinunciare ad impugnare un testamento?
Nel diritto ereditario, la rinuncia all’impugnazione del testamento ci ricorda che azione di riduzione si configura come un diritto potestativo disponibile.
Come è noto, gli articoli 554 e seguenti del codice civile disciplinano l’azione di riduzione, attribuendola ai legittimari lesi o pretermessi.
Si tratta di un diritto potestativo che mira a dichiarare inefficaci le disposizioni testamentarie, o le donazioni lesive della quota di riserva.
La natura disponibile di questo diritto implica che il legittimario possa scegliere se esercitarlo, o rinunciarvi.
Tuttavia, come stabilito dall’art. 557 del codice civile, la rinuncia non è ammessa prima della morte del de cuius, poiché solo con l’apertura della successione nasce la lesione attuale e concreta.
E’ valida la rinuncia all’impugnazione del testamento?
Nella successione testamentaria la rinuncia all’azione di riduzione è un atto che consolida definitivamente le attribuzioni patrimoniali volute dal testatore.
Sebbene il confine tra donazioni ed eredità sia sottile, tale rinunzia si configura come un negozio giuridico unilaterale abdicativo, che il legittimario può compiere liberamente.
L’unica accortezza richiesta per la sua efficacia e validità è rappresentata dalla condizione di rispettare le forme prescritte dalla legge.
La Cassazione (Sez. II, n. 15862/2014) ha ribadito che la rinuncia non integra una liberalità diretta, ma un atto di disposizione di un diritto disponibile.
Che forma deve avere la rinuncia all’impugnazione del testamento?
La rinuncia ad impugnare il testamento può assumere forme diverse:
può essere pura e semplice, come atto unilaterale, senza corrispettivo;
può inserirsi in un accordo di reintegra della legittima, come parte di una transazione fra legittimari;
può essere accompagnata dal versamento di una somma di denaro, o da altre concessioni reciproche con una transazione ereditaria.
In ogni caso, essa è espressione dell’autonomia privata e trova il suo fondamento nel principio di disponibilità dei diritti successori.
Per essere valida la rinuncia deve essere formalizzata con atto pubblico notarile, mediante accordo di mediazione ereditaria, o scrittura privata autenticata dai legali delle parti.
Qualora la rinuncia ad esercitare l’azione di riduzione riguarda beni immobili, è bene che sia trascritta nei registri immobiliari.
Si tratta di passaggi necessari non solo per garantire certezza giuridica, ma anche per rendere opponibile la rinuncia ai terzi.
Prima di compiere questa scelta, è sempre opportuno rivolgersi a un notaio o a un avvocato esperto in successioni, in grado di valutare le implicazioni economiche, patrimoniali e familiari di una simile decisione.
Rinuncia all’impugnazione del testamento e donazione indiretta
La Cassazione con la sentenza n. 23036/2023 ha qualificato la rinuncia all’impugnazione del testamento come possibile liberalità indiretta.
La rinuncia all’azione di riduzione potrebbe configurare una donazione indiretta quando si realizzi un arricchimento di altri eredi legato all’impoverimento consapevole del rinunciante, sorretto da intento liberale.
Non solo il trasferimento diretto di un bene già parte del patrimonio ereditario può rientrare nel concetto di liberalità, ma anche il mancato esercizio consapevole di un’azione che avrebbe arricchito il proprio patrimonio, con beneficio altrui.
In questa prospettiva, la rinuncia all’azione di riduzione assume rilievo anche ai fini della riunione fittizia, incidendo sul calcolo della legittima nella successiva successione del rinunciante.
Gli effetti a cascata possono essere significativi: il legittimario del rinunciante, privato indirettamente di una quota ereditaria che sarebbe spettata al proprio dante causa se avesse agito in riduzione, potrebbe a sua volta chiedere la reintegrazione della propria quota.
Rinuncia ad esercitare l’azione di riduzione per impugnare il testamento e prescrizione
È importante distinguere la rinuncia espressa dalla perdita del diritto per prescrizione.
Nel primo caso, il legittimario compie un atto consapevole e volontario, suscettibile di assumere rilevanza anche sotto il profilo delle liberalità indirette.
Nel secondo caso, invece, si tratta di semplice inerzia del titolare, che lascia decorrere i termini decennali per l’esercizio dell’azione di riduzione fermi restando i casi di nullità assoluta del testamento per cui non opera alcun termine di prescrizione.
In questa ipotesi è più difficile configurare un intento liberale, o animus donandi, mancando la volontà positiva di favorire altri eredi.
L’irrevocabilità della rinuncia ad impugnare il testamento
Come per l’accettazione di eredità, una volta effettuata, la rinuncia all’impugnazione del testamento non può essere revocata.
La Cassazione (Sez. II, n. 26741/2019) ha sottolineato che questa irrevocabilità risponde all’esigenza di tutelare la stabilità dei rapporti giuridici e la circolazione dei beni ereditari.
Ammettere un ripensamento significherebbe mettere in discussione alienazioni e trasferimenti effettuati in buona fede dai beneficiari delle disposizioni testamentarie.
L’istituto, pertanto, assume importanza in particolare nell’ambito degli accordi per la divisione ereditaria e per prevenire contenzioso in ambito successorio.
La rinuncia all’impugnazione del testamento non è soltanto un atto tecnico di rinuncia a un diritto, ma uno strumento che può consolidare la volontà del defunto, regolare i rapporti tra legittimari e, in alcuni casi, produrre effetti di liberalità indiretta.
Si tratta di una scelta definitiva, che incide sul patrimonio presente e futuro, con possibili riflessi anche nelle successive successioni familiari, ben diversa dalla clausola di non impugnazione del testamento.
Compravendita immobiliare: quando non spetta la provvigione all’agenzia
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 9 Settembre 2025
Compravendita immobiliare, quando non spetta la provvigione all'agenzia
Indice
Compravendita immobiliare costi e commissioni dell’agenzia
Vendere o acquistare un immobile senza l’intervento di un’agenzia immobiliare è una scelta sempre più diffusa tra chi desidera risparmiare sulla provvigione e avere un maggiore controllo sulla trattativa immobiliare.
Tuttavia, dietro questa decisione apparentemente semplice si nascondono insidie legali, tecniche e contrattuali che possono comportare problematiche nel perfezionamento delle compravendite immobiliari.
In questo articolo spiego quando non è dovuta la provvigione all’agente immobiliare e come è possibile effettuare la compravendita immobiliare senza agenzia, avvalendosi del supporto di un avvocato specializzato nel diritto immobiliare.
Inoltre chiarisco anche quando la provvigione all’agenzia immobiliare è dovuta e come difendersi legalmente in caso di abusi, o comportamenti scorretti che possano pregiudicare il perfezionarsi della compravendita di un immobile.
Normalmente l’Agenzia immobiliare infatti richiede una commissione che non è mai inferiore al 3% + iva all’acquirente e al venditore.
È possibile vendere casa senza agenzia immobiliare?
Non vi è alcun obbligo di rivolgersi ad un agente immobiliare per vendere, o acquistare casa, la trattativa immobiliare può svolgersi tranquillamente tra privati, sebbene il problema sia quello di essere continuamente disturbati dalle agenzie immobiliari.
In molti scelgono questa via per evitare i costi dell’intermediazione, che spesso si attestano su cifre importanti ( in media dal 2% al 7% del valore dell’immobile), e per non sottoporsi a pressioni commerciali, o vincoli contrattuali imposti da alcune agenzie.
È una scelta che consente maggiore libertà, ma che richiede necessariamente competenze tecniche e giuridiche.
Ecco perché, in questi casi, è consigliabile farsi affiancare da un avvocato esperto in diritto immobiliare, piuttosto che da un intermediario.
Quali documenti è necessario controllare nella compravendita immobiliare?
Sia che si tratti di vendere, o comprare, un immobile, andare a rogito senza il supporto di un avvocato esperto in diritto immobiliare è sempre rischioso e sconsigliabile.
In particolare stipulare un preliminare di compravendita comporta una serie di adempimenti che è bene non sottovalutare.
L’acquirente e tenuto a verificare prima di tutto la regolarità urbanistica e catastale dell’immobile, richiedendo:
copia dell’atto di provenienza (vendita, donazione, successione ereditaria)
documentazione urbanistica e catastale aggiornata
eventuali sanatorie (DIA, CILA, SCIA)
regolamento di condominio, per conoscere eventuali limitazioni d’uso e destinazione
Va inoltre verificata la conformità degli impianti, la presenza dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) e l’assenza di ipoteche o vincoli pregiudizievoli che possano dare luogo alla revoca della compravendita.
La presenza di abusi edilizi o difformità catastali può compromettere la vendita e dare origine all’instaurarsi di contenziosi legali anche su più fronti.
In alcuni casi è possibile sanare le problematiche legate alla conformità urbanistica e catastale dell’immobile, ma spesso con tempi lunghi e costi elevati.
In situazioni più complesse, non è possibile andare a rogito e possono sorgere vari problemi per inadempimento contrattuale.
Per questo motivo, l’assistenza di un avvocato specializzato in diritto immobiliare è fondamentale, soprattutto qualora sorgano controversie con l’agenzia immobiliare.
Agenti immobiliari insistenti e comportamenti scorretti: come tutelarsi?
Molti venditori privati lamentano di essere disturbati continuamente da agenti immobiliari che insistono per ottenere un incarico di vendita, anche quando è stata espressa chiaramente la volontà di procedere senza intermediazione.
In questi casi, il comportamento dell’agente può degenerare fino a configurare addirittura reati penali.
Il Codice Penale italiano punisce infatti:
la molestia o disturbo alle persone (art. 660 c.p.), nel caso di telefonate insistenti, pressioni reiterate, o atteggiamenti petulanti
la violazione di domicilio (art. 614 c.p.), se l’agente si presenta presso l’abitazione del venditore senza il suo consenso e/o autorizzazione
In questi casi è necessario diffidare formalmente l’agente immobiliare dal continuare a perpetrare comportamenti scorretti e, nei casi più gravi, procedere con una denuncia alle autorità competenti.
Provvigione all’agente immobiliare: quando è dovuta?
Ai sensi dell’art. 1755 del codice civile il diritto alla provvigione all’agenzia immobiliare matura con la conclusione dell’affare, ovvero al momento dell’accettazione dell’offerta da parte del venditore,
Ciò anche nei casi in cui la vendita, poi, non si concluda per cause in cui non ricorrano elementi di responsabilità dell’agente immobiliare, come per esempio per un ripensamento dell’acquirente o del venditore.
L’affare, in ogni caso, si intende perfezionato con la sottoscrizione del preliminare di compravendita (Cass. Civ., Sez. III, n. 1120/2017; Cass. n. 15394/2010), anche in assenza di rogito definitivo.
Secondo la legge, dunque, la commissione all’agenzia immobiliare è dovuta solo se:
l’agente immobiliare è regolarmente iscritto alla Camera di Commercio
l’agenzia immobiliare ha effettivamente messo in contatto le parti maturando il diritto alla commissione
l’affare è concluso in modo vincolante, con l’accettazione della proposta di acquisto, o anche con la sola firma del compromesso
Se l’agente non è iscritto o non ha partecipato concretamente alla trattativa, non ha diritto ad alcuna provvigione, anche se le parti concludono l’affare tra loro.
Nel caso in cui, invece, sia stata versata una provvigione ingiustamente, è possibile richiedere la restituzione per indebito arricchimento, esperita la mediazione obbligatoria, per via giudiziaria.
Attenzione bisogna prestare, poi, alle clausole vessatorie presenti in molti moduli precompilati delle agenzie: penali per il recesso, obbligo di esclusiva, pagamento della provvigione anche se la vendita non si conclude.
Quando vi è responsabilità dell’agenzia immobiliare?
Non tutti gli agenti immobiliari operano con trasparenza e professionalità.
Il comportamento è considerato scorretto quando:
l’agente non comunica informazioni rilevanti sull’immobile
fornisce pubblicità ingannevole
omette verifiche urbanistiche o catastali che gli sono state affidate
agisce in conflitto di interessi
In questi casi, è possibile non pagare la provvigione, oppure richiedere il risarcimento dei danni se l’attività dell’agente ha causato perdite economiche.
Inoltre, ogni agente immobiliare deve essere coperto da una polizza assicurativa professionale.
Vendere casa senza agenzia immobiliare è sicuro?
Vendere casa senza agenzia è possibile e legale, ma non sempre è semplice.
Serve una preparazione nel settore dei diritti reali, la conoscenza delle norme del codice civile sulla proprietà, l’analisi dettagliata della documentazione necessaria per procedere in sicurezza alla stipula,
Il consiglio migliore è affidarsi a un avvocato esperto in diritto immobiliare, che possa esaminare la regolarità di tutta la documentazione e condurre la trattativa.
Ciò per garantire la regolarità dell’operazione, soprattutto nel caso di condivisione di quote immobiliari, per concludere una compravendita sicura, efficace e senza sorprese.
FAQ sulla compravendita senza agenzia immobiliare
È possibile vendere casa senza agenzia immobiliare?
Sì, è possibile e legale, basta rivolgersi ad un avvocato specializzato in diritto immobiliare.
Devo pagare la provvigione se vendo l’immobile con un avvocato senza agenzia immobiliare?
No l’avvocato non ha diritto ad alcuna provvigione che spetta solo agli intermediari immobiliari. Dovrai corrispondere il compenso professionale all’avvocato secondo il preventivo scritto.
Come posso sapere se l’agente immobiliare è iscritto?
E’ possibile verificare se l’agente immobiliare è iscritto e ha diritto alla provvigione con una visura alla Camera di Commercio.
Cosa posso fare se un agente mi molesta con telefonate, o bussa alla mia porta?
Acquisire informazioni sull’agente nome cognome e dopo avere verificato il documento diffidarlo o denunciarlo per molestia (art. 660 c.p.), o violazione di domicilio (art 614 c.p.)
A chi conviene rivolgersi per la trattativa e compravendita immobiliare se non voglio un’agenzia?
Un avvocato esperto in diritto immobiliare è l’unico professionista in grado di evitare brutte sorprese e condurre in porto senza problemi una compravendita immobiliare.
Danno da morte iure proprio e jure hereditario
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 25 Agosto 2025
Danno da morte jure proprio e jure hereditario: guida al risarcimento
Indice
L’Avvocato Gianluca Sposato, Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati, offre assistenza legale specializzata in casi di morte per incidente stradale, o decesso per responsabilità civile medica.
In questo articolo viene spiegato quando spetta il danno da morte, gli importi per ciascun erede, di quali voci si compone e chi sono i familiari che hanno diritto al risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale.
Quali sono le voci del danno da morte?
Parlando di danno da morte, la prima distinzione riguarda i danni jure proprio, in quanto danni riflessi derivanti dalla perdita del rapporto parentale, dai danni jure hereditario, acquisiti dalla vittima prima del decesso, come il danno da premorienza ed il danno terminale.
La perdita di un familiare a seguito di un incidente stradale, o per decesso dovuto ad errore medico, è materia regolata dal Codice delle Assicurazioni Private e rappresenta uno dei momenti più drammatici della vita.
In questi casi, il nostro ordinamento giuridico riconosce il danno da perdita del rapporto parentale, offrendo tutela ai parenti più stretti.
Cos’è il danno da perdita del rapporto parentale?
Il danno parentale è il risarcimento riconosciuto ai familiari di una persona deceduta a causa di un fatto illecito, come un incidente stradale, o una morte causata da errore medico.
Questo tipo di “pregiudizio” si configura come danno non patrimoniale e mira a compensare il dolore, la sofferenza e lo sconvolgimento della vita relazionale provocati dalla perdita del proprio caro.
La giurisprudenza di legittimità ha chiarito più volte che tale posta di danno non spetta automaticamente, non trattandosi di danno evento.
Il danno da morte, infatti, si configura come danno conseguenza, per cui è richiesta la prova della sofferenza per la perdita del rapporto affettivo, affinchè maturi il diritto al risarcimento agli eredi per il danno da morte.
Tale prova, tuttavia, grazie soprattutto al mio intervento come membro del Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile, a tutela dei familiari delle vittime di reato, può essere acquisita anche presuntivamente, come nel caso di uno stretto legame e convivenza con la vittima.
Cosa è il danno jure proprio?
Il danno jure proprio è quel tipo di pregiudizio sofferto direttamente dai familiari della vittima a causa della perdita del proprio familiare.
Non deriva dalla posizione del defunto, ma è un danno autonomo che consiste nel dolore e nella compromissione del rapporto affettivo venuto a mancare per l’uccisione del proprio caro.
È riconosciuto, per esempio, ai familiari delle vittime della strada, sia che siano conviventi, o meno, purchè possano dimostrare il venir meno del vincolo affettivo.
La categoria dei familiari che hanno diritto al risarcimento del danno jure proprio per la perdita del rapporto parentale sono:
coniuge
figli
genitori
fratelli e sorelle
conviventi more uxorio, in presenza di una relazione affettiva stabile e duratura
- nonni, nipoti
Il risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale è tabellare, nel senso che viene attribuito un valore monetario ad ogni punto, proporzionato alla:
- qualità e intensità del legame affettivo con la vittima
età del defunto e del superstite
convivenza o meno con la vittima
eventuale presenza di altri congiunti risarcibili
Rientrano, dunque, nella categoria dei danni jure proprio tanto i danni riflessi, di tipo morale per la sofferenza causata dalla perdita del proprio caro, che il danno biologico, danno esistenziale ed anche il danno patrimoniale, ove possa essere dimostrato il nesso di causalità.
Cosa è il danno jure hereditario?
Il danno jure hereditario si riferisce all’autonomo danno e sofferenza vissuta dalla vittima prima della morte, nel periodo intercorrente tra la lesione ed il decesso.
La Cassazione al riguardo distingue tra, due differenti poste di danno che sono:
- danno biologico terminale
- danno morale terminale
Nei casi in cui la morte non è istantanea, ma avviene dopo un certo periodo di tempo ai fini della trasmissione dei diritti jure hereditario ai parenti della vittima è richiesta la lucida agonia, ovvero la consapevolezza della imminente morte da parte del proprio familiare poi deceduto e si risarcisce:
il dolore psico-fisico patito dalla vittima
purché vi sia la consapevolezza della morte imminente da parte della vittima
I danni jure hereditario entrano nel patrimonio del defunto e sono trasmissibili agli eredi, purché la vittima sia sopravvissuta per un lasso di tempo apprezzabile dopo il fatto lesivo, tanto che la giurisprudenza parla di “danno cronometrico”.
Sebbene sul punto c’è chi sostenga che la “lucida agonia” e consapevolezza dell’imminente fine della propria vita debba perdurare per lo meno 24 ore, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario un tempo minimo, ma serve coscienza e consapevolezza del patimento (Cass. Civ. n. 15350/2015).
Cosa è il danno da premorienza?
Il danno da premorienza è la perdita anticipata della vita da parte della vittima che sopravvive all’evento lesivo per un certo tempo.
Si configura come danno jure hereditario, perchè può essere trasmesso agli eredi.
Il danno da premorienza si verifica quando la vittima, a seguito di una lesione gravissima, come nelle lesioni per incidente stradale, non muore subito, ma dopo un certo periodo.
Il danno da premorienza è legato alla perdita delle aspettative di vita, cioè agli anni che la vittima avrebbe potuto vivere se non fosse intervenuto l’illecito.
Per il calcolo del risarcimento del danno da premorienza si considera l’abbreviazione della vita futura, sulla base dell’età e della qualità della vita residua.
Presupposti essenziali per avere diritto al risarcimento del danno da premorienza sono i seguenti:
La vittima non muore immediatamente, ma dopo un certo periodo.
Durante questo periodo, può o non può essere lucida.
La sofferenza non è requisito centrale: ciò che rileva è l’accorciamento dell’esistenza.
Gli importi spettanti agli eredi jure hereditario per il danno da premorienza vanno da un minimo di 26.000,00 euro fino a un massimo di 385.000,00 euro, in funzione della durata della sopravvivenza della vittima e della consapevolezza della morte imminente.
La durata massima considerata per la liquidazione del danno da premorienza è di 1000 giorni, pari a circa 2 anni e 9 mesi.
Cos’è il danno terminale?
Il danno terminale è una particolare forma di danno jure hereditario e consiste nella sofferenza psico-fisica intensa e consapevole provata dalla vittima tra la lesione e il decesso, nelle sue ultime ore o giorni di vita.
Riguarda la sofferenza della vittima nel tempo che intercorre tra la lesione e la morte, purché sia cosciente e consapevole del proprio stato.
È in questo lasso di tempo che può maturare un ulteriore diritto jure hereditario in favore dei familiari della vittima e precisamente:
un danno biologico terminale patito dalla vittima
un danno da morte anticipata per la perdita delle aspettative di vita
L’Osservatorio sulla Giustizia Civile riconosce il diritto al risarcimento per il danno derivante dalla perdita anticipata della vita in condizioni di sofferenza psicofisica, configurando un danno trasmissibile agli eredi jure hereditario.
Elementi valutativi fondamentali e criteri risarcitori del danno da premorienza si basano su:
Durata del lasso di tempo tra la lesione e la morte
(anche se breve, purché apprezzabile)Stato di coscienza e lucidità della vittima
(è fondamentale che vi sia consapevolezza della fine imminente)Sofferenza psico-fisica sopportata
(valutata anche in via presuntiva)Età della vittima
(a parità di condizioni, un’età più giovane può implicare un valore risarcitorio maggiore)Condizioni cliniche durante il periodo intermedio
(es. agonia prolungata, interventi chirurgici, ricoveri intensivi)
I valori orientativi per il risarcimento del danno da premorienza avvengono in via equitativa, ma le Tabelle di Milano 2024 forniscono una forbice risarcitoria orientativa:
da un minimo di 15.000 euro
fino a un massimo di 35.000 euro o oltre
nei casi di agonia protratta, forte sofferenza, lucidità mantenuta, giovane età e drammaticità delle circostanze.
Vi sono, poi casi di esclusione per cui non è configurabile il danno da premorienza:
se il decesso è istantaneo o la vittima era priva di coscienza
se manca ogni prova, anche presuntiva, della sofferenza e consapevolezza della morte imminente
Sul punto è doveroso richiamare l’insegnamento della Cassazione secondo cui il danno terminale o da premorienza può essere provato anche in via presuntiva, purché vi siano indizi concreti della coscienza e sofferenza della vittima (Cass. Civ. Sez. Un. n. 15350/2015).
Quali sono le differenze tra danno da premorienza e danno terminale?
L’Osservatorio di Milano distingue nettamente tra queste due tipologie di danno jure hereditario.
Il danno da premorienza riguarda il valore della vita persa, mentre il danno terminale si focalizza sul dolore e sull’angoscia della morte vissuta consapevolmente.
Spesso i due danni possono coesistere, ma devono essere liquidati separatamente e con motivazione specifica da parte del giudice, in base agli elementi clinici e temporali accertati.
Tabella comparativa del danno da premorienza e del danno terminale
| Aspetto | Danno da premorienza | Danno terminale |
|---|---|---|
| Base del danno | Perdita delle aspettative di vita | Sofferenza fisica e psichica consapevole |
| Tempo richiesto | Sopravvivenza apprezzabile dopo l’evento | Anche poche ore, ma con consapevolezza |
| Stato mentale vittima | Può anche non essere cosciente | Deve essere lucida e consapevole |
| Prova | Fattori oggettivi di sopravvivenza | Prova (anche presuntiva) di sofferenza e angoscia |
| Danno ereditabile? | Sì, jure hereditario | Sì, jure hereditario |
| Importi tipici (2024) | Variabili secondo età e vita residua | Da 23.000 a 35.000 euro (anche di più se aggravato) |
L’orientamento della Cassazione sui criteri liquidatori del danno biologico terminale
La Cassazione, con la sentenza n. 21799 del 29.7.2025, ha chiarito che la liquidazione del danno terminale non può essere meramente simbolica e, soprattutto, non può consistere nel risultato di una applicazione meccanica tabellare.
Il metodo di risarcimento del danno biologico terminale richiede un approccio valutativo più sofisticato, che sappia cogliere le peculiarità del caso concreto attraverso una motivazione analitica e non stereotipata delle ragioni che giustificano una liquidazione personalizzata rispetto ai parametri tabellari standard.
La Cassazione richiede che il giudice di merito non si limiti alla sola applicazione tabellare, occorrendo invece che proceda a una valutazione personalizzata adeguatamente motivata, basata in sostanza sulla massima considerazione delle peculiarità del singolo caso concreto.
Il danno biologico terminale presenta caratteristiche ontologiche che non possono essere catturate da parametri tabellari standardizzati, ma deve essere ispirata ad una impostazione apprezzabilmente coerente con il principio costituzionale di integrale riparazione del danno e con la natura stessa del danno terminale, che indubbiamente rappresenta una delle forme più acute di pregiudizio non patrimoniale.
L’applicazione meccanica delle Tabelle, in questi casi, infatti, rischia di tradursi in una sostanziale sottovalutazione del pregiudizio effettivamente subito, contraddicendo il principio della restitutio in integrum del danneggiato.
Come si calcola il danno parentale? Criteri e Tabella di risarcimento
Il calcolo per il risarcimento del danno parentale jure proprio si basa sulle Tabelle integrate a punti elaborate dal “Gruppo Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile.
L’Osservatorio sulla Giustizia Civile ha introdotto un sistema a “punteggio” e forbice economica, che consente una personalizzazione del danno ai fini della relativa liquidazione in base al caso concreto.
I criteri principali per il calcolo del danno parentale sono:
Grado di parentela
Età della vittima
Età del danneggiato
Convivenza
Intensità e qualità del legame familiare
Numero e qualità degli altri superstiti
Eventuali aggravanti dell’illecito (errore medico, incidente con colpa grave)
Condizioni psicologiche e personali del danneggiato
A questi criteri si applica una valutazione puntuale e combinata, che consente al giudice di individuare un valore equo e proporzionato.
Nel caso di più superstiti, si applica un criterio proporzionale che evita duplicazioni e consente una ripartizione equa.
| Rapporto parentale | Forbice risarcitoria 2024 (€) |
|---|---|
| Genitore per perdita del figlio | da 185.800 a 371.600 |
| Figlio per perdita del genitore | da 165.800 a 331.600 |
| Coniuge o convivente | da 165.800 a 331.600 |
| Fratello/Sorella | da 24.000 a 163.100 |
| Nonno per perdita del nipote | da 24.000 a 163.100 |
| Nipote per perdita del nonno/nonna | da 24.000 a 163.100 |
Il giudice determina l’importo:
all’interno della forbice
valutando convivenza, assenza di altri parenti, trauma psicologico
con possibilità di aumento fino al 30-50% in casi eccezionali
Calcolo del danno da morte e personalizzazione
Il giudice può aumentare o ridurre gli importi base del risarcimento danno da morte fino al 50% nei casi in cui emergano circostanze eccezionali, come:
modalità particolarmente traumatiche dell’evento
gravissimo sconvolgimento della vita relazionale
storia familiare particolarmente intensa o fragile
Questo approccio è stato validato anche dalla Cassazione (Cass. Civ. n. 12408/2011), che ha riconosciuto le Tabelle di Milano come parametro legittimo per la liquidazione equitativa.
Chi ha perso un familiare per colpa altrui ha diritto a essere risarcito per i danni morali e relazionali subiti.
È importante rivolgersi a un avvocato esperto in responsabilità civile per:
individuare la forma di danno risarcibile
raccogliere documentazione e prove (certificati medici, relazioni affettive, testimonianze)
avviare la corretta procedura legale, sia in ambito stragiudiziale che giudiziale
FAQ sul danno da perdita parentale
Chi ha diritto al risarcimento del danno da perdita parentale?
Coniuge, figli, genitori, fratelli e conviventi, se il legame affettivo è provato.
È necessaria la convivenza per ottenere il risarcimento?
No, ma la convivenza può aumentare l’importo risarcibile.
Cosa significa danno jure proprio?
È il danno subito personalmente dal familiare per la perdita del rapporto affettivo.
Cosa significa danno jure hereditario?
È il danno subito dalla vittima tra la lesione e la morte, ereditato dai familiari.
Il danno è automatico o va dimostrato?
Va provato, ma può anche essere presunto in base a elementi oggettivi.
Quanto tempo si ha per chiedere il risarcimento?
In genere 5 anni, ma dipende dal tipo di responsabilità (penale, civile, sanitaria).
Il risarcimento può essere cumulato con altri danni?
Sì, ad esempio con danno biologico, danno patrimoniale o da incapacità lavorativa.
Quanto vale mediamente il danno da perdita parentale?
Da 100.000,00 a 380.000,00 euro per i casi più gravi, ma è personalizzabile in base a fattori soggettivi.
Qual è la differenza tra danno da premorienza e danno terminale?
Entrambi si riferiscono al dolore vissuto dalla vittima prima della morte, ma il danno terminale si concentra sulla consapevolezza della fine imminente.
Le Tabelle di Milano sono obbligatorie per il risarcimento del danno da morte?
No, ma sono ampiamente utilizzate dai Tribunali italiani come criterio orientativo per il calcolo del danno da morte.
Stragi stradali, appello dell’Avv. Gianluca Sposato
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 28 Luglio 2025
Stragi stradali: appello dell’Avv Gianluca Sposato per fermare le morti negli incidenti
Fonte Agenzia Parlamentare
Un appello indirizzato al Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, riaccende i riflettori sull’allarmante fenomeno delle stragi stradali in Italia.
A firmarlo è l’Avv. Gianluca Sposato, Presidente dell’A.D.I.S.M. – Associazione Difesa Infortunati Stradali e Malasanità – che da anni si batte per la sicurezza stradale e tutelare i diritti delle vittime della strada.
Con tono diretto e preoccupato, l’Avv. Sposato denuncia l’inefficacia delle attuali misure istituzionali nel contrastare quella che definisce una vera e propria emergenza nazionale: la morte per incidente stradale, in particolare tra i più giovani.
“È angosciante pensare che gli incidenti stradali rappresentino ancora oggi la prima causa di morte tra i giovani”, si legge nel documento. “Non possiamo più tollerare che la distrazione, la velocità, l’alcol e l’uso del cellulare alla guida continuino a mietere vittime in silenzio”.
Un vademecum per salvare le vite negli incidenti stradali
In vista dell’imminente esodo estivo, il Presidente dell’A.D.I.S.M. chiede al Ministero di diffondere un vademecum di prevenzione composto da cinque regole semplici ma fondamentali:
- Rispettare i limiti di velocità, specialmente nei centri urbani.
- Non utilizzare il cellulare alla guida.
- Non assumere alcol e droghe prima di mettersi al volante.
- Usare sempre casco e cinture di sicurezza, anche nei sedili posteriori.
- Rispettare segnaletica e precedenze, con particolare attenzione ad incroci e strisce pedonali.
Un appello alla responsabilità collettiva che coinvolge non solo gli automobilisti, ma anche media, case automobilistiche, compagnie assicurative e istituzioni pubbliche.
L’impegno dell’A.D.I.S.M. al fianco delle istituzioni
Nel documento inviato al Ministro delle Infrastrutture, l’Avv. Sposato rinnova la piena disponibilità dell’Associazione Infortunati Stradali a collaborare con le Istituzioni.
Non solo per promuovere campagne di sensibilizzazione, ma anche per partecipare a commissioni tecniche che si occupino concretamente di ridurre l’incidentalità stradale, anche con l’introduzione di sistemi di guida avanzati.
“Non serve solo denunciare. Serve agire. Noi ci siamo e siamo pronti a fare la nostra parte”.
Il messaggio è chiaro: le stragi stradali non possono più essere considerate eventi ineluttabili.
Serve un cambio di mentalità e un’azione coordinata e costante nel tempo.
Una battaglia di civiltà per evitare le morti negli incidenti stradali
L’A.D.I.S.M., riconosciuta per il suo impegno anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, opera da anni a tutela delle vittime della strada e dei casi di malasanità.
Insieme all’I.S.L.E. – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi – porta avanti attività di ricerca, formazione e supporto normativo, sul tema dell’omicidio stradale.
La richiesta inviata al Ministro Salvini mira a far sì che la sicurezza stradale diventi una priorità nazionale, soprattutto nei periodi più critici, come nei fini settimane e durante le festività.
Assicurazione auto e incidente stradale
- Autore articolo Di Gianluca Sposato
- Data dell'articolo 9 Luglio 2025
Assicurazione auto e incidente stradale
Agenzia Parlamentare 16 giugno 2025
L’obbligo assicurativo e i riferimenti normativi
In Italia, l’assicurazione per la responsabilità civile per i danni da circolazione da circolazione stradale è obbligatoria ai sensi dell’art. 122 del Codice delle Assicurazioni Private (D. Lgs. 209/2005) e dell’art. 193 del Codice della Strada.
A tal riguardo è bene ricordare che i veicoli non in circolazione, parcheggiati su suolo pubblico devono essere coperti da polizza assicurativa per la responsabilità civile automobilistica.
L’obbligo esiste per tutelare i terzi danneggiati, come nel caso del passeggero trasportato, del pedone investito, o di incidente stradale al ciclista.
In caso di incidente stradale con lesioni, il danneggiato ha sempre diritto a un risarcimento del danno, anche quando sorgono problematiche relative alla validità della copertura assicurativa.
Incidente stradale durante sospensione della polizza assicurativa
Se l’incidente avviene mentre la polizza è sospesa, per mancato pagamento del premio, trascorsi i 15 giorni di tolleranza in cui permane la copertura assicurativa (art. 1901 c.c.), la compagnia non è tenuta al risarcimento del danno.
In tal caso, il proprietario del veicolo risponde personalmente dei danni, anche in caso di lesioni gravi, o di incidente stradale mortale, solidalmente con il Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada, gestito dalla Consap SpA.
Sul punto si rammenta la pronuncia della Cassazione Civile, Sez. III, sentenza n. 10414/2021: “in assenza di copertura assicurativa, l’autore dell’incidente è obbligato in solido con il Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, che potrà successivamente esercitare l’azione di rivalsa”.
Incidente con veicolo rubato: quando interviene il Fondo di Garanzia?
In caso di veicolo rubato, se il mezzo causa un sinistro stradale con danni a persone o cose, la vittima può agire contro il Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, previsto dall’art. 283 del Codice delle Assicurazioni Private.
Il Fondo interviene nei casi in cui il responsabile sia ignoto, o non assicurato, a meno che il furto non sia stato denunciato e l’incidente sia sia verificato entro le 24 ore dal furto stesso.
Infatti, in questi casi, la copertura assicurativa del mezzo rubato permane nelle 24 ore dal furto; tuttavia se la denuncia di furto è successiva alle 24 ore dall’incidente la copertura assicurativa cessa.
In base all’art. 292 del Codice delle Assicurazioni, poi, il Fondo può rivalersi sul proprietario del veicolo, se vi è stata colpa nella custodia del mezzo.
È, quindi, fondamentale denunciare tempestivamente il furto e adottare ogni misura idonea a prevenirlo.
Guida non autorizzata e responsabilità assicurativa
La polizza RCA copre generalmente chiunque guidi il veicolo con il consenso del proprietario.
Tuttavia, se il conducente non è abilitato alla guida, ha la patente sospesa o revocata, o se agisce contro la volontà del proprietario, la compagnia, oltre ad eccepire la mancanza di copertura assicurativa, può rivalersi su di lui.
Lo ha chiarito la Cassazione con sentenza n. 15383/2019, stabilendo che: “l’assicuratore ha diritto di regresso nei confronti dell’assicurato se la circolazione è avvenuta contro la sua volontà e al di fuori delle condizioni contrattuali”.
Quando rivolgersi a un avvocato esperto in lesioni da incidente stradale?
Quando ci sono lesioni fisiche gravi derivanti da incidente stradale, o si è verificato un omicidio stradale, è essenziale l’intervento di un avvocato specializzato, capace sin da subito di gestire i rapporti con le Autorità, le assicurazioni, periti e medici legali.
Principalmente per tutelare i propri diritti ed per ottenere giustizia, oltre che per il per il risarcimento del danno danno biologico, danno morale e danno esistenziale, secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Anche in casi critici, come furto del veicolo o guida non autorizzata, la legge garantisce una tutela risarcitoria alle vittime della strada.
Tuttavia, per far valere i propri diritti e ottenere il massimo risarcimento possibile, è cruciale agire con tempestività e con l’assistenza di un Avvocato specializzato in incidenti stradali.
Indice
Cos’ è il danno differenziale?
Il danno differenziale, è una modalità di calcolo del danno biologico che tiene conto della preesistenza di menomazioni, o patologie, in un individuo prima di un evento lesivo.
Si tratta di valutare il danno biologico permanente, non solo in termini di menomazione causata dal nuovo evento, ma anche in relazione alla perdita di capacità funzionali rispetto allo stato di salute preesistente.
Quando una persona, che è già affetta da una menomazione fisica, subisce un ulteriore danno alla salute, il risarcimento del danno non viene calcolato sommando semplicemente i due eventi.
In questi casi entra in gioco un concetto centrale nel diritto assicurativo e medico-legale: quello di danno differenziale.
Questa tipologia di danno non patrimoniale serve a stabilire quanto effettivamente peggiora la condizione di salute del danneggiato dopo il secondo evento lesivo per liquidare correttamente l’ulteriore risarcimento.
Infortuni sul lavoro, danno differenziale e Inail
Il danno differenziale, nell’ambito degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, è la differenza tra il risarcimento integrale cui il lavoratore ha diritto e quanto già corrisposto dall’INAIL a titolo di indennizzo.
In sostanza, è la parte residua del danno non coperta dall’intervento INAIL, che può essere richiesta al datore di lavoro, o a terzi civilmente responsabili.
L’INAIL, infatti, garantisce una tutela indennitaria in particolare per quanto attiene al danno patrimoniale, ma non risarcisce l’intero pregiudizio subito dal lavoratore.
Restano escluse, in tutto o in parte, alcune voci di danno come il danno biologico, il danno morale ed il danno esistenziale.
Il danno differenziale corrisponde, dunque, a questa parte non indennizzata, che può essere oggetto di autonoma richiesta risarcitoria in sede civile.
Come si calcola il danno differenziale?
Immaginiamo una persona che, a seguito di un primo incidente stradale a piedi, abbia un’invalidità permanente del 30% accertata.
A distanza di anni subisce un altro sinistro stradale in motocicletta che porta la sua invalidità al 60%.
Il risarcimento per le lesioni stradali in questo caso non copre il 60% della menomazione totale, ma solo la differenza tra il nuovo stato e il precedente, cioè il 30% di aggravamento: questo è il danno differenziale.
Il calcolo si effettua attraverso un algoritmo a scalare: non si tratta di una semplice sottrazione percentuale, ma di una formula che tiene conto del residuo di integrità psicofisica.
In pratica, si valuta nell’ambito dell’accertamento delle lesioni fisiche quanto valore residuo aveva l’integrità della persona prima del nuovo evento, e quanto ne ha perso dopo.
Sul punto un chiarimento importante è stato fornito recentemente dalla Cassazione con la sentenza n. 11319 del 29 aprile 2025 che attribuisce maggiore libertà al giudice per un indennizzo equitativo.
Quando si parla di danno differenziale?
Il danno differenziale è rilevante in tutti i contesti assicurativi: incidenti stradali, infortuni sul lavoro, responsabilità medica, eventi traumatici di vario tipo scaturiti da reato.
È particolarmente importante nei soggetti già fragili o affetti da patologie, per i quali anche un piccolo aggravamento può avere gravi ricadute funzionali in termini di danno morale e di danno esistenziale.
La menomazione preesistente può essere concorrente, o coesistente col maggior danno causato dall’illecito.
Le menomazioni coesistenti sono di norma irrilevanti ai fini della liquidazione; le menomazioni concorrenti vanno di norma tenute in considerazione.
Per questo è importante sapere come calcolare il risarcimento del danno biologico per chi ha una menomazione fisica pregressa.
La Tabella di liquidazione del danno differenziale
Per liquidare il danno biologico, i giudici e le compagnie assicurative utilizzano delle Tabelle a punti che assegnano un valore economico a ogni punto percentuale di invalidità permanente, in base all’età del danneggiato.
Nel danno differenziale, il medico-legale individua la nuova percentuale complessiva e quella preesistente.
Stabilito il grado di invalidità permanente effettivo e quello presumibile se il sinistro non si fosse verificato, la liquidazione non può avvenire sottraendo il secondo dal primo, ovvero applicando erroneamente il criterio del frazionamento della causalità materiale.
Il risarcimento del danno alla salute, infatti, avviene con modalità tali che il quantum debeatur cresce in modo più che proporzionale rispetto alla gravità dei postumi.
In altre parole: ad invalidità doppie corrispondono risarcimenti più che doppi.
L’Avvocato esperto per risarcimento incidenti stradali o il giudice applica l’algoritmo del danno differenziale e calcola l’importo spettante utilizzando le tabelle aggiornate.
Le Tabelle di calcolo del danno biologico ai fini della personalizzazione del danno tengono conto anche del dinamico-relazionale e della sofferenza soggettiva ove provati.
Danno pregresso: non è ammessa la duplicazione di poste risarcitorie
Il concetto di danno differenziale garantisce equità risarcitoria.
Una persona già portatrice di una disabilità non può ricevere un risarcimento come se fosse in perfette condizioni fisiche.
Ma, allo stesso tempo, ha diritto a essere risarcita per l’effettivo peggioramento subito.
Questo approccio consente di evitare sovrapposizioni e doppie liquidazioni, mantenendo il risarcimento aderente alla realtà clinica.
Nel caso di incidente con feriti per ottenere un risarcimento corretto, è essenziale una perizia medico-legale dettagliata.
Il medico legale deve accertare e valutare correttamente:
- la situazione antecedente (invalidità preesistente)
- la condizione post-evento
- la percentuale di menomazione differenziale
Solo con una valutazione accurata si può applicare correttamente la formula del danno differenziale e arrivare a una liquidazione equa.
