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Rassegna Stampa

Lo scandalo mai raccontato delle aste giudiziarie e fallimentari

Un sistema chiuso che non presta alcuna garanzia al  debitore, gestito da un numero ristretto  di professionisti legati da rapporti consolidati  con i  giudici, nel  quale sono state soppresse anche le forme pubblicitarie tradizionali, rendendo più difficile e trasparente la partecipazione a tutti.

Case vendute a prezzo ulteriormente ribassato rispetto  a quello  fissato nel  giro  di pochi  mesi,  ordine di liberazione dell’immobile anticipato alla vendita, obbligo  di  corresponsione di una indennità  di occupazione per i familiari dell’esecutato che occupano l’immobile, termine per proporre opposizione non oltre la vendita e costi  di procedura esorbitanti: sono  solo  alcune delle modifiche introdotte negli ultimi  anni  alle procedure esecutive immobiliari, in un sistema che non presta alcuna tutela al  debitore esecutato che voglia salvare il proprio immobile.

In  un  sistema  dove di  tanto in tanto  scoppia qualche scandalo per l’assegnazione degli incarichi e  gestione dei  fallimenti con  professionisti  e giudici che finiscono  dietro le sbarre,  ci  siamo  chiesti come è possibile che il legislatore non intervenga. Abbiamo voluto  sentire il racconto del noto avvocato e giurista  Gianluca Sposato dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi,  cresciuto nel  mondo  associazionistico che è stato fondatore e presidente dell’Associazione Custodi Giudiziari  e Delegati  alle vendite Immobiliari.

“ Ho lasciato l’Associazione  Custodi e Delegati  alle vendite da diversi  anni ormai, sia perché per me sono  arrivate proposte di lavoro più interessanti  ( oggi l’Avvocato Sposato è Presidente dell’Adism  Associazione Difesa Infortunati Stradali,  che ha ricevuto l’apprezzamento  della Presidenza del Consiglio  dei Ministri per l’attività a sostegno  dei danneggiati da gravi incidenti per l’attività  svolta in ambito  assicurativo ),  sia perché  ero  stufo  di  quello che vedevo e nessuno  voleva denunciare”.

Può  raccontarci a cosa fa riferimento precisamente?

“ Ricordo  che il pomeriggio negli ultimi tempi in  cui  ero ancora in carica arrivavano  telefonate dalla Cancelleria del  Tribunale al mio  studio  con  convocazioni immediate a porte chiuse negli  ambienti  giudiziari  di  Viale Giulio Cesare cui  partecipavano oltre ai giudici  e ai loro ausiliari,  avvocati  e commercialisti ben radicati  nel  sistema del  conferimento  degli incarichi, i principali interlocutori  nel mondo delle aste e dei  fallimenti,  concessionarie  pubblicitarie  e rappresentanti  di  vertice di banche e finanza.”

Cosa accadeva in  questi incontri  segreti in tribunale?

“ Ricordo in una occasione che l’allora presidente del Tribunale, per il tramite di un  giudice suo interlocutore molto  attivo,  che poi anche ha fatto  strada, impose l’ingresso  della BCC Banca di  Credito Cooperativo nel  sistema della aste giudiziarie e fallimentari, giustificando la decisione con la spiegazione che non  si poteva più operare in regime di  monopolio ( a Roma storicamente negli  ambienti  giudiziari  ha sempre operato la Banca di Roma, oggi Unicredit ). La cosa singolare è  che dopo  qualche mese il Presidente del Tribunale è  andato in pensione ed è  diventato  membro  del  consiglio  direttivo  della banca BCC. Occorre tenere presente che si parla di un  giro  di  affari  di  svariate centinaia di  milioni  di  euro,  essendo ogni procedura legata ad un  conto  corrente, ove transitano  tutte le operazioni  disposte dal  giudice,  che oggi  vengono  ripartite tra Unicredit e BCC.”

Presidente Sposato ricorda altri  episodi particolarmente gravi che si  sono  verificati in  questi incontri  a porte chiuse ?

“ In  questi incontri le rappresentazioni  di vertice della finanza,  con  il pieno  assenso  dei  giudici  e dei presenti,  ad eccezione del  sottoscritto,  che  all’epoca partecipava in rappresentanza di categoria dei  Custodi Giudiziari  e Delegati  alle Vendite Immobiliari, ha posto  le basi  e dettato le regole di  quella che è  stata poi la riforma del  2008,  con  vendite a prezzi ulteriormente ribassati rispetto  quelli fissati, liberazione anticipata dell’immobile per renderlo maggiormente appetibile, un unico gestore degli incarichi  di  custodia e limiti  a proporre l’opposizione all’esecuzione per il  debitore esecutato “.

Lei  ha denunciato  questi  fatti? Cosa è  accaduto ?

“Di  fronte alla possibilità  di  maggiore guadagno per tutti, rifiutando  di far parte di un  sistema che poi  ha dato  alla luce quello  che è  risaltato ai media come  ‘ scandalo Palamara’,  mi  sono  trovato  solo ed escluso. Ho  cominciato  a non  ricevere più  alcun incarico o, peggio  ancora,  ha ricevere incarichi punitivi,  come il pignoramento  di  2/24 di immobile abusivo  di borgata occupato  abusivamente da rom,  con acconto  di  400  euro e  tutte le responsabilità e difficoltà  del  caso, rimettendo  tempo  e lavoro; mentre gli  ausiliari più vicini  ai  giudici della sezione – spesso  visti  sotto Natale per i  corridoi del Tribunale con  pacchetti regalo ( quando  non agiscono con più  discrezione ) per cancellieri  e giudici ricevevano  come nel caso  del  genero  del Presidente del Tribunale acconti  di  1 milione di  euro per arbitrati.”

Cosa l’ha spinta a non proseguire nella sua battaglia per la giustizia e la legalità e portato  a rassegnare le dimissioni  da Presidente dell’Associazione Custodi Giudiziari che aveva fondato?

“La mia Associazione era nata con l’unico intento di fare formazione continua gratuita, per garantire elevati standard di preparazione ed operatività, rivendicando l’autonomia degli  ausiliari. Negli  anni in  cui  ho mantenuto la presidenza dell’ ACG  mi  sono occupato  di organizzare convegni sulle principali tematiche inerenti  le procedure esecutive, concorsuali  e fallimentari  formando oltre 3.000 professionisti. La possibilità che il Tribunale potesse mettere mano  sull’Associazione di  categoria indirizzandone le scelte era evidente e concreta. Prima di  rassegnare le mie dimissioni ho  scritto una lettera aperta all’allora Presidente di  sezione del Tribunale richiamandolo  al  suo  ruolo istituzionale e di  esempio  di  legalità  e giustizia. Per contro non ho  mai  ricevuto  risposta, ma ho  saputo  da alcuni  colleghi che ero  stato bandito dalla sezione del Tribunale come persona non gradita e che non  avrei più ricevuto  alcun incarico,  cosa che peraltro già  avveniva da qualche anno,  vista la mia riluttanza a condividere scelte  prive di  ogni  etica e morale, oltre che  contrarie alla legge”.

Fonte dell’intervista: Agenzia Parlamentare, 27 agosto 2022; https://agenparl.eu/2022/08/27/lo-scandalo-mai-raccontato-delle-aste-giudiziarie-e-fallimentari-prima-puntata/