Autore: SposatoLaw
Incidente stradale risarcimento danni fisici
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 13 Ottobre 2023
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Incidente stradale risarcimento danni fisici
Indice
In questo articolo, nella mia lunga carriera di Avvocato esperto in danni gravi per lesioni stradali, spiego come viene calcolato il risarcimento dei danni fisici da incidente stradale.
Inoltre chiarisco come si calcola il danno per lesioni fisiche, indicando quando e quanto tempo impiega l’assicurazione per pagare a seguito di visita medico legale assicurazione infortuni.
Se hai avuto un incidente stradale con danni fisici l’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali, tra i massimi esperti nel risarcimento del danno è a disposizione per seguire il tuo sinistro.
Cosa fare in caso di incidente stradale con feriti
Nel caso di incidente stradale con feriti si ha diritto al risarcimento dei danni fisici solo quando chi ha riportato lesioni non è responsabile dell’incidente.
Se il danneggiato non fornisce la prova liberatoria di cui all’articolo 2054 del codice civile, che presuppone la responsabilità di tutte le parti coinvolte nell’ incidente, la liquidazione del danno può avvenire con il concorso di colpa.
In presenza di un incidente stradale con feriti la legge stabilisce come prima cosa di prestare soccorso a coloro che hanno subito danni fisici.
Bisogna chiamare l’ambulanza al 118, evitando di prendere iniziative personali, come lo spostamento dei feriti, che potrebbero aggravare lo stato di salute dei danneggiati.
E’ necessario segnalare l’incidente agli altri automobilisti e, nell’attesa dell’arrivo delle Forze dell’Ordine, apporre il triangolo di emergenza alla giusta distanza per evitare pericolo.
Qualora si è stati testimoni oculari dell’incidente bisogna lasciare le proprie generalità e una dichiarazione dettagliata sulla modalità in cui è avvenuto il sinistro.
Come ottenere il risarcimento dei danni fisici da incidente stradale
Per ottenere il risarcimento dei danni fisici da incidente stradale è fondamentale procurarsi le testimonianze di chi ha assistito al sinistro e rivolgersi ad un avvocato per incidenti stradali.
Le testimonianze devono essere acquisite nel verbale di incidente stradale, che può essere richiesto solo a chiusura delle indagini della polizia stradale.
Chi riporta ferite gravi a seguito di un sinistro stradale è tenuto a fornire la prova che l’incidente non si è verificato per sua colpa, per questo è importante essere assistiti da un avvocato esperto in infortunistica stradale.
A meno che non si ha una polizza Kasko, o assicurazione privata contro gli infortuni, nel qual caso occorre esaminare eventuali franchigie che non coprono per intero il danno riportato.
Una volta dimostrato che l’incidente è stato causato dal proprio investitore, il danneggiato deve documentare il danno relativamente alle lesioni fisiche.
Le lesioni fisiche devono essere documentate attraverso documentazione medica e spese mediche sostenute.
Come comportarsi alla visita medico legale con l’assicurazione?
Alla visita medico legale disposta dall’assicurazione del responsabile civile è’ importante essere accompagnati sempre dal proprio medico legale di parte che può stabilire in caso di incidente l’assicurazione cosa paga.
Bisogna portare con sé tutta la documentazione medica, i referti e le lastre, descrivere le modalità del sinistro e le ripercussioni sulla propria salute, attività ricreativa e lavorativa.
Come si calcola il risarcimento dei danni fisici in un incidente stradale?
Le componenti per il calcolo del risarcimento danni fisici nell’ incidente stradale riguardano l’accertamento del danno biologico mediante la tabella punti invalidità permanente e importi per risarcimenti danni.
Il danno biologico consiste nella lesione all’integrità psicofisica della persona suscettibile di accertamento medico-legale ed il calcolo si effettua con una valutazione a punti.
L’accertamento delle lesioni fisiche viene effettuato dalla compagnia di assicurazione quando l’infortunato è giunto a guarigione, o i postumi invalidanti permanenti si sono stabilizzati.
Esistono 2 tipi di procedure di risarcimento del danno per lesioni derivanti da incidente stradale:
- procedura di risarcimento diretto, regolata dall’ art. 149 del Codice delle Assicurazioni, per le lesioni fisiche meno gravi ( micro lesioni ), fino a 9 punti di danno biologico.
- procedura di risarcimento ordinaria, regolata dall’art. 148 del Codice delle Assicurazioni, per i danni fisici più gravi ( macro lesioni ), da 10 punti in sù di danno biologico.
Solo un avvocato che tratta esclusivamente la materia della responsabilità civile da circolazione stradale, esperto nel ramo del diritto delle assicurazioni, può inquadrare correttamente la procedura applicabile.
Procedura di risarcimento diretto, tabella per il calcolo
La procedura di risarcimento diretto, prevista dall’art. 149, prevede che il pagamento delle lesioni fisiche avvenga da parte della propria assicurazione.
Ciò è possibile soltanto quando i danni fisici non superano il 9% di invalidità permanente e non si applica nel caso siano coinvolti più mezzi come nel tamponamento a catena.
Il punto base del danno biologico per l’invalidità permanente nelle lesioni di lieve entità ad oggi, è di € 870,97 importo che diminuisce con l’aumentare dell’età.
Per ogni giorno di inabilità temporanea assoluta nelle microlesioni viene riconosciuto a titolo di risarcimento danni non patrimoniali la somma di euro 50,79.
Per l’inabilità temporanea parziale al 50%, invece, l’importo riconosciuto al danneggiato per ogni giorno riconosciuto è di euro 25,39.
Nelle lesioni di non lieve entità le compagnie di assicurazione tendono a non riconoscere il danno morale.
Questo tipo di pregiudizio solitamente viene liquidato con un aumento in misura percentuale sull’importo riconosciuto a titolo di danno biologico.
Nelle lesioni micro permanenti il danno morale va allegato e provato con maggior rigore, come ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 5547 del 01/03/2024.
E’ possibile calcolare il risarcimento del danno delle lesioni fisiche di minore entità e vedere quanto paga l’assicurazione per 30 giorni di prognosi cliccando qui.
Procedura di risarcimento ordinaria per lesioni gravi
La procedura di risarcimento ordinaria, nei danni da circolazione stradale che hanno causato lesioni di non lieve entità, prevede che la richiesta di risarcimento sia inoltrata alla compagnia del veicolo investitore.
Ciò si rende necessario quando le lesioni superano 9 punti di invalidità permanente, in termini di valutazione del danno biologico, nel caso di macro lesioni.
In questi casi si applica l’articolo 148 del Codice delle Assicurazioni Private ed è previsto un incremento del punto, con la personalizzazione del danno.
L’ammontare dell’importo che spetta al danneggiato a titolo di risarcimento dipende sempre dall’entità danno biologico accertato in sede di visita medico legale.
Per il calcolo delle somme spettanti a titolo di risarcimento danni a chi riporta danni fisici in un incidente stradale, si considerano:
- L’inabilità temporanea assoluta ( ITA ): i giorni che intercorrono tra l’incidente e il completo ristabilimento di chi ha riportato le lesioni fisiche, che normalmente coincidono con i giorni di ricovero ospedaliero.
- L’inabilità temporanea parziale ( ITP ): i giorni in cui il danneggiato ha avuto una funzionalità limitata, ma non si è del tutto ristabilito.
- Il grado di invalidità permanente ( IP ): quando le conseguenze del sinistro non sono eliminabili con cure, o terapie ed incidono in misura permanente sulla funzionalità vitale di chi ha riportato lesioni.
Come si calcola il danno biologico
La somma dell’inabilità temporanea assoluta, dell’ inabilità temporanea parziale e del grado di invalidità permanente costituisce il danno biologico, ovvero la menomazione all’integrità psico-fisica della persona
Nel danno alla salute rientrano anche il danno esistenziale ed il danno morale, oggetto di accertamento e valutazione medico-legale.
Per ogni giorno di inabilità temporanea assoluta nelle lesioni di grave entità viene riconosciuta una somma da 96,00 euro fino a 145,00 euro in applicazione delle Tabelle del Tribunale di Roma.
Per quanto riguarda il danno biologico per lesioni di non lieve entità l’articolo 138 del Codice delle Assicurazioni Private fa riferimento ad una Tabella Unica Nazionale, ancora non approvata a causa del suo iter legislativo travagliato.
A tale situazione si pone rimedio utilizzando le Tabelle del Tribunale di Roma, o di Milano, che adottano un sistema a punto variabile, in funzione dell’età del danneggiato e del grado di invalidità accertato.
Per ogni punto di invalidità permanente delle lesioni fisiche superiore a 9 si assegna un valore monetario crescente con l’aumentare dei punti di invalidità e decrescente con l’aumentare dell’ età del danneggiato.
Le Tabelle del Tribunale di Milano, operano poi la così detta personalizzazione del danno, che viene applicata anche dalla Tabelle del Tribunale di Roma.
In tal modo si tiene conto dell’incidenza delle lesioni fisiche sugli aspetti dinamico relazionali della vita del danneggiato, da intendersi come danno esistenziale.
Per quanto riguarda il danno morale, da intendersi come sofferenza per le lesioni fisiche, deve essere provato e non è ancora pacifico in giurisprudenza se abbia una sua autonomia, o debba rientrare nella personalizzazione.
Tabelle di liquidazione del Danno per Macrolesioni
Il danno non patrimoniale, non ha ancora una Tabella nazionale delle menomazioni all’integrità psicofisica tra 10 e 100 punti di invalidità, come previsto dall’ articolo 138 del codice assicurazioni private.
Per sopperire a tale lacuna, si ricorre alle Tabelle di liquidazione del danno elaborate dai Tribunali di Roma e Milano, grazie al lavoro del Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile, di cui faccio parte.
Queste Tabelle di liquidazione del danno attribuiscono un valore punto base al danneggiato, che aumenta in relazione all’entità del danno e diminuisce maggiore è l’età.
Il punto base può essere aumentato con la personalizzazione del danno, in presenza di elementi valutabili obiettivamente e prove documentali.
Ciò in relazione all’incidenza delle lesioni sulla sfera dinamico relazionale e morale del danneggiato, in termini di sofferenza e sconvolgimento delle sue abitudini di vita.
Nel mese gennaio 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato la Tabella risarcimento lesioni personali per le lesioni di non lieve entità, attesa da oltre 15 anni.
Tuttavia, il Consiglio di Stato ha sospeso il parere sulla Tabella approvata dal Governo, condividendo le mie critiche, quale rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati, inviate al Presidente della Repubblica.
Nell’ambito della mia attività istituzionale ho evidenziato il contrasto tra la necessità di conciliare il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno con quello di razionalizzare i costi del sistema assicurativo.
Per le macro lesioni, dunque, sono ancora in vigore i criteri di liquidazione del danno indicati nella Tabella del danno non patrimoniale del Tribunale di Roma, promulgata nel mese di dicembre 2023.
E’ possibile consultare le tabelle di liquidazione del danno per le lesioni maggiori cliccando qui
Quando l’assicurazione paga i danni fisici di un incidente stradale?
L’assicurazione paga i danni fisici che sono conseguenza diretta di un incidente stradale quando chi ha riportato le lesioni non ha causato l’incidente e, dunque, non è responsabile.
Quindi il primo problema da superare è sempre quello di dimostrare di non essere stati responsabili dell’incidente e di avere fatto tutto il possibile per evitarlo.
E’ frequente che l’assicurazione non voglia pagare perché è stata fornita una descrizione contrastante dell’incidente, oppure voglia risarcire in misura ridotta i danni fisici che sono conseguiti dall’incidente stradale.
Superato il problema della responsabilità, ovvero dell’accertamento della colpa nell’incidente stradale, bisogna affrontare il problema della valutazione e quantificazione delle lesioni fisiche.
Questo accertamento non è mai semplice e deve tenere conto dell’incidenza delle lesioni nella vita quotidiana del macro leso, in termini sia di danno morale che di danno dinamico relazionale.
Per questo, nel caso in cui si riportano danni fisici in un incidente stradale, è fondamentale essere supportati da un avvocato specializzato nel settore del diritto delle assicurazioni.
Il risarcimento delle lesioni fisiche in un incidente stradale
Per ottenere il pagamento di lesioni fisiche per incidente stradale bisogna fornire indicazioni precise all’assicurazione, cosa che può avvenire solo se si è assistiti da un avvocato esperto in incidente con feriti.
Bisogna indicare l’età del macro leso, la sua attività lavorativa ed allegare tutti i documenti per provare il nesso di causa tra incidente e lesioni, idonei a dimostrare l’entità del danno.
Tutti questi documenti sono necessari per avviare correttamente la pratica di risarcimento danni contro l’assicurazione per una liquidazione senza ritardi:
- verbale di incidente stradale cartella
- clinica di Pronto Soccorso, referti medici e spese mediche
- attestazione medica comprovante l’avvenuta guarigione, o meglio relazione medico legale di parte
- dichiarazioni testimoniali dell’incidente
- dichiarazione dei redditi del danneggiato
- dichiarazione di non avere diritto a percepire indennità da istituti che gestiscono assicurazioni sociali obbligatorie
- documentazione relativa al danno dinamico relazionale per la personalizzazione del danno
- documentazione relativa al danno morale
Quanto tempo impiega l’assicurazione per pagare i danni fisici in un incidente stradale?
Nel caso di feriti in incidente stradale la liquidazione dei danni fisici avviene sulla base delle Tabelle di liquidazione del danno per le micro permanenti, o per le lesioni macro permanenti.
Dati i tecnicismi del Codice delle Assicurazioni Private, è sempre raccomandabile rivolgersi ad avvocati esperti per il risarcimento di lesioni personali derivanti da sinistri stradali.
Circa le tempistiche del risarcimento per i danni fisici dell’incidente stradale i termini decorrono per l’assicurazione quando non sorgono contestazioni sulla responsabilità ed il danneggiato ha consegnato tutti i documenti necessari.
Dunque, il risarcimento delle lesioni avviene per il ferito dopo che ha effettuato la visita medico legale ed il rientro della perizia di parte in compagnia di assicurazioni.
Tempi di liquidazione dopo la visita medico legale
I tempi di liquidazione dopo visita medico legale variano a seconda della gravità delle lesioni fisiche riportate e della complessità del caso, ma non possono superare i seguenti termini:
- nel caso in cui sia stata compilata la constatazione amichevole di incidente ( modello CAI ) la compagnia di assicurazione deve formulare l’offerta di risarcimento delle lesioni fisiche al danneggiato entro 30 giorni;
- negli altri casi, in presenza di macro lesioni, la compagnia di assicurazioni è tenuta a formulare l’offerta risarcitoria per i danni fisici derivanti da incidente stradale entro 60 giorni dalla ricezione della documentazione.
Se il danneggiato che ha riportato lesioni fisiche nell’incidente stradale accetta l’offerta, l’assicurazione provvede al pagamento entro 15 giorni dalla ricezione della comunicazione.
Nello stesso termine di 15 giorni l’assicurazione provvede al pagamento anche delle somme che il danneggiato ha dichiarato di volere accettare a titolo di acconto.
Questo termine si allunga a 30 giorni se l’incidentato non ha fatto pervenire alcuna risposta.
Le tempistiche di risarcimento dell’incidente stradale, affidando l’incarico allo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, sono molto veloci con importi per il danneggiato superiori di oltre il 30% alle medie nazionali.
L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali segue personalmente solo casi relativi solo ad incidenti stradali con lesioni gravi in tutta Italia.
Risarcimento morte figlio incidente stradale
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 29 Settembre 2023
- Nessun commento su Risarcimento morte figlio incidente stradale
Risarcimento morte figlio incidente stradale
Indice
Come Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali e rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati, il mio impegno è tutelare i genitori che hanno perso un figlio in un incidente stradale.
In questo articolo spiego quando un genitore può richiedere il risarcimento per la morte di un figlio in un incidente stradale, in che misura e come.
Risarcimento morte figlio incidente stradale
La morte di un figlio in un incidente stradale è un trauma irreversibile per un genitore che vede privarsi dell’affetto della vita che ha generato.
Non potrà mai esserci alcun risarcimento che possa colmare il vuoto e la sofferenza venutisi a creare per la privazione del rapporto genitoriale.
Purtroppo gli incidenti stradali sono la prima causa di morte dei giovani nel mondo nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 23 anni.
Le cause, molto spesso, sono da rinvenire nell’alta velocità, nella distrazione e nella guida in stato di ebbrezza.
La fascia oraria più frequente in cui si verificano gli incidenti stradali mortali è quella notturna, fino alla prime ore dell’alba ed i giorni più rischiosi sono nel fine settimana.
La giustizia, in sede penale, prevede aggravanti per il reato di omicidio stradale che spesso determinano inquinamento di prove su cause e responsabilità dell’incidente, per sottrarsi al carcere.
In questo articolo, come Avvocato per incidente stradale mortale, voglio spiegare quando si ha diritto al risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale tra genitore ed figlio.
Quanti soldi spettano ai genitori per la morte di un figlio in incidente stradale?
La prima domanda a cui rispondere è quanti soldi spettano alla madre ed al padre quando il figlio è morto in un incidente stradale.
Bisogna, però, chiarire che l’aspetto più difficile a livello legale da superare in questi casi riguarda l’accertamento della colpa di chi si è reso colpevole dell’incidente stradale mortale.
Infatti, il genitore ha diritto ad avere il risarcimento del danno morale per la perdita del rapporto affettivo solo quando l’incidente non è stato causato dal figlio.
Il tema del risarcimento morte incidente stradale sotto il profilo giuridico è estremamente complesso sul piano civilistico e non sempre di facile comprensione.
Pertanto, è importante affidarsi ad un avvocato civilista esperto in danno da morte e ricostruzione degli incidenti stradali per evitare indagini viziate da chi è indagato per omicidio stradale.
Bisogna, poi, distinguere il danno non patrimoniale dal danno patrimoniale.
Se il figlio apportava anche un contributo economico alla famiglia bisognerà provarlo e documentarlo, per avere diritto anche al danno patrimoniale da morte.
Diverso è il caso del sinistro stradale con minorenni, tenuto conto che, purtroppo, la mortalità sulle strade non risparmia nessuno neanche i bambini, come ho più volte denunciato.
Per la perdita del rapporto parentale si utilizzano le Tabelle del Danno da Morte, redatte dal Gruppo Danno alla Persona dell’Osservatorio sulla Giustizia, del quale io faccio parte, rappresentando i familiari delle vittime della strada.
Tabelle danno da Morte genitore figli
Le Tabelle di Liquidazione del Danno da Morte del Tribunale di Milano 2022 prevedono un importo minimo ed un importo massimo, come appresso indicato:
A favore di ciascun | Da un minimo di €168.250,00 | Ad un massimo di €336.500,00 |
Nel capitolo che segue spiegherò quando e come spettano questi importi ai genitori che hanno visto privarsi dell’affetto del loro figlio, o della loro figlia, che siano stati uccisi in incidente stradale.
Nel caso in cui il mezzo che ha provocato l’incidente non era assicurato, o si è dato alla fuga senza prestare soccorso e, dunque, si tratti di un veicolo pirata della strada, esiste il Fondo Garanzia Vittime della Strada.
Il Fondo Vittime della Strada è gestito dalla Consap, che garantisce il risarcimento assicurativo per la morte del proprio figlio, anche se con una procedura più tecnica e rigorosa.
Risarcimento morte figlio: come si calcola il danno da morte da incidente stradale
Il calcolo per determinare l’entità del risarcimento che spetta ad un genitore per l’uccisione del figlio in un incidente stradale non è mai semplice e dipende da diversi fattori.
Il risarcimento del danno per la morte di un figlio in un incidente stradale si può chiedere per due componenti:
- il danno non patrimoniale per la morte di un figlio che, avendo una connotazione di carattere morale, è sempre dovuto;
- il danno patrimoniale per la morte di un figlio che, avendo natura residuale e dovendo essere sempre documentato, spetta solo in determinati casi.
Per il danno non patrimoniale, ovvero il danno morale per la sofferenza causata dalla perdita del proprio familiare, i genitori devono dimostrare che l’incidente mortale si è verificato per la colpa altrui, ovvero non è stato causato dal figlio.
Fornita la prova delle responsabilità altrui, hanno diritto ad un risarcimento che prevede un importo minimo di € 168.250,00 ed un importo massimo di € 336.500,00.
Importo minimo e massimo per la morte di un figlio in un incidente stradale
Questi importi variano a seconda di alcuni parametri e condizioni che sono:
- L’età del figlio e dei genitori superstiti, al fine di determinare presuntivamente per quanti anni si verificherà la condizione di dovere sopportare il danno patito, ovvero la privazione del rapporto affettivo;
- La convivenza, o meno, che lascia presumere l’intensità del vincolo affettivo.
Così, per esempio, se il figlio era sposato ed aveva figli ai genitori spetterà un importo minore rispetto a quello che verrà attribuito alla loro nuora, o al loro genero e ai nipoti, trattandosi di nucleo familiare primario rispetto al loro.
Per avere un risarcimento più elevato bisogna provare l’entità del vincolo affettivo che, secondo la più recente giurisprudenza di legittimità, può desumersi anche presuntivamente.
Parametro di riferimento sono la convivenza e la durata di privazione del rapporto affettivo, dato dall’età dei genitori e del figlio che è morto.
Per quanto riguarda, invece, il danno patrimoniale è un aspetto non sempre da prendere in considerazione, in quanto spetta ai genitori solo nel caso il cui il figlio morto provvedeva al loro mantenimento.
Questa circostanza deve essere sempre provata con documenti ed il relativo calcolo non è di semplice quantificazione, dovendosi fare riferimento alla reale perdita economica subìta a causa dell’evento fatale verificatosi.
Quanto risarcisce l’assicurazione per la morte di un figlio?
Alla domanda quanto risarcisce l’assicurazione per la morte di un figlio nel caso di omicidio stradale non può darsi una risposta univoca in quanto l’entità del risarcimento varia da caso a caso.
Il primo problema da sperare è quello di dimostrare di avere ragione, ovvero che l’incidente mortale si è verificato per colpa di altri.
Bisogna sempre superare l’ostacolo di cui all’articolo 2054 del codice civile che, nel caso di scontro tra veicoli presume, salvo prova contraria, che ciascuno abbia concorso a causare il danno.
Il concorso di colpa in incidente mortale è molto frequente, quando non si riesce a fornire la prova liberatoria circa la propria responsabilità e per l’imputato di omicidio stradale comporta una riduzione di pena della metà.
Vi è poi il problema relativo alla prova per la sofferenza relativa all’uccisione del proprio familiare, per cui io, come Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali, ho sollevato una questione di legittimità costituzionale.
Infatti, l’onere della prova sulla sofferenza per la perdita di un proprio familiare quale condizione per avere diritto al risarcimento del danno, dovrebbe essere a carico di chi voglia dimostrare un fatto che si discosta dal sentire sociale.
Ciò perché è insito nella natura umana provare dolore per l’uccisione di un proprio caro, tanto più di un figlio.
Concorso di colpa nell’incidente stradale mortale
Sono frequenti i casi concorso di colpa in un incidente stradale mortale, quando non si riesce a fornire la prova liberatoria prescritta dall’articolo 2054 del codice civile.
In tutti casi di concorso di colpa il risarcimento subisce una decurtazione dell’importo fino anche dal 10% al 90%, a seconda del grado di responsabilità nell’incidente.
Il concorso può essere attribuito, per esempio, se la persona deceduta nell’incidente non portava la cintura di sicurezza, poiché si presume che la cintura di sicurezza, se correttamente indossata, avrebbe potuto salvare la vita.
Ugualmente si ha concorso di colpa, nel caso in cui il pedone morto in un incidente stradale attraversava al di fuori delle strisce pedonali, o camminava senza guardare la strada distratto dal cellulare.
Ancora, si può avere concorso di colpa per superamento dei limiti di velocità, o incidente mortale in prossimità della linea di mezzeria.
In questi casi i genitori vengono risarciti in maniera inferiore rispetto a quanto stabilito dalle tabelle del danno da morte.
Bisogna tenere presente che le compagnie di assicurazione non hanno un cuore, ma si preoccupano esclusivamente di tutelare i propri interessi finanziari.
Fino a condizionare orientamenti giurisprudenziali sfavorevoli ai danneggiati, subordinando il diritto al risarcimento del danno da morte alla prova della sofferenza per l’uccisione del proprio caro, ove non si tratti del figlio.
La prova dell’intensità del vincolo affettivo incide sull’entità del risarcimento
La prova della sofferenza ed intensità del vincolo affettivo nel rapporto tra genitori e figli non viene ritenuta necessaria, potendo ricorrere alle presunzioni.
Questo per lo stretto legame e vincolo affettivo sia nel caso della convivenza, ove si tratti di figli minori o giovani, che nel caso di figli adulti sposati che vivano anche in altra città rispetto quella dei genitori.
Il problema, con riferimento al minimo e massimo tabellare, potrebbe porsi ove i familiari vivano in un comune di residenza diverso da quello della vittima, o all’estero.
Il danno tanatologico come danno riflesso connesso alla perdita della vita, dovuto ai familiari della vittima del reato di omicidio, è subordinato all’intensità della perdita connaturata.
Ciò tenuto conto che il danno per la morte di un congiunto si configura come danno non patrimoniale che la giurisprudenza considera danno-conseguenza e non danno-evento.
Avvocato per danno da perdita del rapporto parentale
Pertanto, per ottenere il risarcimento per la morte di un figlio dall’assicurazione, è fondamentale essere consigliati e supportati da un avvocato esperto nel danno da perdita del rapporto parentale.
Solo affidandosi subito ad un avvocato con esperienza nel settore della responsabilità civile e ricostruzione di incidenti stradali mortali si potrà evitare l’inquinamento di prove nel giudizio penale per la morte del proprio caro.
Sia per quanto concerne l’accertamento della colpa che ai fini risarcitori, con attribuzione dell’importo massimo previsto dalla legge, ai genitori.
L’Avvocato Gianluca Sposato, da oltre 30 anni assiste i genitori che hanno perso il loro figlio per incidenti stradali mortali su tutto il territorio nazionale, ai fini della piena affermazione dei loro diritti nel rispetto della giustizia.
NUOVE NORME AL CODICE DELLA STRADA
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 30 Giugno 2023
- Nessun commento su NUOVE NORME AL CODICE DELLA STRADA
Nuove norme al Codice della Strada
Indice
Intervista rilasciata dall’Avvocato Gianluca Sposato Presidente di Adism Associazione Difesa Infortunati Stradali ad AGENPARL – ROMA, 30 Giugno 2023
Sposato (Adism): lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti
“La Nazione ha bisogno di strade più sicure ed una mobilità sostenibile”
Con queste parole L’Avv. Gianluca Sposato Presidente di ADISM – Associazione Difesa Infortunati Stradali, ha avviato un dialogo con il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Sono state segnalate alcune iniziative nell’interesse della collettività per arrestare l’angosciante fenomeno della morte per incidente stradale.
Alcune direttive sono state recepite ed inserite nel disegno di legge approvato lo scorso 27 giugno alla Camera con il Decreto Legge n 151.
Incidenti mortali prima causa di morte tra i giovani
Sono 38.520.231 i mezzi immatricolati nel nostro Paese, 590 gli incidenti stradali con feriti ogni giorno e 12 i morti.
È angosciante pensare che gli incidenti stradali mortali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani.
Fino ad oggi le Istituzioni non sono riuscite a far fronte al problema-
Per questo occorrono nuove norme al Codice della Strada.
L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente di Adism, ha chiesto che lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti stradali con danni fisici.
E’ necessario investire nella prevenzione ed educazione stradale e adottare misure idonee a contrastare il fenomeno della mortalità nelle strade, che sembra inarrestabile.
Misure di prevenzione per gli incidenti mortali
Per ridurre l’incidentalità e la mortalità sulle strade le case automobilistiche potrebbero introdurre l’obbligo della scatola nera.
Sono necessari anche sistemi di sicurezza e di limitazione della velocità su mezzi omologati in circolazione ad elevato rischio di sinistrosità.
Ciò consentirebbe anche di risparmiare sui costi assicurativi e risarcimento alle vittime della strada.
Misure straordinarie devono essere prese nei confronti dei soggetti più pericolosi alla guida con ritiro definitivo della patente per chi si rende colpevole del reato di omicidio stradale.
Necessari anche richiami periodici di aggiornamento con esami per chi causa incidenti con feriti per lesioni gravi a causa di condotta pericolosa al volante.
Educazione stradale per prevenire gli incidenti
In tale direzione un primo passo è stato compiuto dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 giugno.
Con il Decreto Legge n 151 sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della Strada.
Ma non basta per promuovere la cultura dell’educazione stradale e prevenire gli incidenti.
L’Avvocato Gianluca Sposato chiede nuove norme al Codice della Strada e risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti.
Adism ha segnalato al Governo (Prot. USG 12473) la necessità di aumentare la quota prevista dalla lettera b) dell’art. 208 del Codice della Strada.
Questa misura è necessaria per aumentare i proventi delle sanzioni amministrative in favore di chi è tenuto a garantire la sicurezza nella circolazione stradale.
Ciò tenuto conto delle condizioni pessime del manto stradale sulla maggior parte dei tratti nazionali.
Obbligo di manutenzione stradale per prevenire gli incidenti
Per quanto concerne la manutenzione stradale, i lavori devono essere affidati a ditte specializzate in grado di garantire la tenuta del manto.
I concessionari degli appalti per la manutenzione stradale devono essere tenuti ad idonee garanzie e rispondere per inadempimento contrattuale in caso di cattiva esecuzione dei lavori.
Si stima che occorrerebbero 2.500 miliardi di euro all’anno per garantire una viabilità sicura ed efficiente a fronte di circa 600 milioni di euro spesi.
Necessità di attraversamenti pedonali sicuri
Gli incidenti a pedoni sono in costante aumento ed anche in questa direzione occorrono nuove norme al Codice della Strada.
L’Avvocato Gianluca Sposato di Adism ha chiesto che lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti ai pedoni.
Gli attraversamenti pedonali devono garantire maggior sicurezza al pedone.
Per tale ragione l’attraversamento pedonale dovrebbe avere insegne fluorescenti visibili anche la notte.
Necessario anche implementare gli impianti semaforici per consentire l’attraversamento del pedone.
I marciapiedi devono essere muniti di transenne pedonali che riparano il pedone da eventuale investimento, proteggendolo in caso di collisione con autovettura.
Tre milioni di euro per le multe stradali ogni anno dai cittadini allo Stato
Ogni anno i cittadini versano allo Stato 3 miliardi di euro per le multe stradali.
Il 60% di tale gettito finisce nelle casse dei Comuni.
Vi è poi l’impiego delle risorse destinate alle Regioni dal gettito del bollo auto.
I Comuni dovrebbero investire la metà dei proventi in opere di manutenzione e ammodernamento stradale.
Tuttavia nessuno controlla l’impiego delle risorse per la sicurezza stradale.
Molti incidenti in moto sono causati da pessime condizioni del manto stradale, e carenza di illuminazione, essenziali per garantire l’incolumità degli utenti della strada.
Riproduzione riservata Sposatolaw per Agenzia Parlamentare
L’Avvocato Gianluca Sposato ha avuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il contributo volto a tutelare i danneggiati da incidenti stradali e collabora stabilmente con L’ISLE – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi.
Quote ereditarie con e senza testamento
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 12 Giugno 2023
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Quote ereditarie con e senza testamento
Indice
Quali sono le quote ereditarie senza testamento?
Chi eredita quando chi muore lascia solo il coniuge?
Se una persona muore e lascia solo il coniuge, il marito, o la moglie, a questi va tutta l’eredità, in base a quanto previsto dall’articolo 583 del codice civile.
Il coniuge ha sempre il diritto di abitazione della casa coniugale e uso del mobilio.
Dunque, in presenza di altri eredi le loro quote sono limitate da tale vincolo, equiparabile ai fini del calcolo del relativo valore alla nuda proprietà.
Così, per esempio, nel caso in cui la persona deceduta lascia oltre alla moglie due figli, i diritti sulla casa coniugale sono di 1/3 per la moglie e di 2/6 ciascuno per i figli.
Proprio ad indicare la compressione del loro diritto rispetto a quello di godimento esclusivo del bene da parte del coniuge.
Se il coniuge è l’unico erede a lui spetta tutta l’eredità.
A meno che il de cuius non ha redatto testamento utilizzando la sua quota disponibile in favore di altri eredi che, in mancanza di figli, è di ½ della massa ereditaria.
Chi eredita quando chi muore lascia coniuge e un figlio?
Se la persona deceduta lascia il coniuge ed un figlio spetta metà eredità ciascuno, in base alla previsione dell’articolo 581 del codice civile.
Se una persona muore e oltre al coniuge nell’asse ereditario c’è anche un figlio l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.
A meno che la persona deceduta non ha fatto un testamento lasciando la quota disponibile, che in tale ipotesi è di 1/3, ad altre persone.
Dimostrare la mancanza di capacità di intendere e di volere del testatore che ha nominato erede, come a volte capita, addirittura la propria badante, non è facile.
A meno che non la mancanza della capacità di intendere e volere risulti da perizia psichiatrica con data anteriore a quella del testamento.
In ogni caso il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale non può trovare limite alcuno nella volontà del testatore, né in atti dispositivi degli altri eredi, a meno che non sia intervenuta una sentenza di divorzio.
Quote ereditarie con e senza testamento tra coniuge e due figli
Se una persona muore e lascia il coniuge e due figli spetta 1/3 ciascuno dell’eredità, in base alla previsione dell’articolo 581 del codice civile.
Se l’asse ereditario è composto dal coniuge e due figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro, salvo il diritto di abitazione del coniuge superstite.
A meno che la persona deceduta non ha redatto testamento utilizzando la quota disponibile, che in questo caso è di ¼, avvantaggiando uno degli eredi legittimi.
Oppure destinandola ad altre persone non necessariamente appartenenti alla cerchia familiare, non essendovi limiti alla volontà di chi fa testamento nel rispetto delle quote prestabilite dalla legge.
Non sussiste, infatti, alcun divieto per il testatore che voglia devolvere l’eredità, nella misura di cui può disporre, in favore di altre persone al di fuori degli eredi legittimi.
Purché i legittimari, la moglie i figli i genitori o i nonni, non subiscano violazione della legittima, ovvero della quota loro riservata per legge.
Le quote ereditaria con e senza testamento, dunque, possono variare se il testatore dispone della quota disponibile e si apre la successione testamentaria al posto della successione legittima.
Come si divide l’eredità tra coniuge e più figli?
Se chi muore lascia il coniuge e più di 2 figli 1/3 dell’eredità va al coniuge e 2/3 vengono ripartiti tra i figli, in base alla disposizione dell’articolo 581 del codice civile.
Se l’asse ereditario è composto dal coniuge e da più di due figli l’eredità viene divisa con la quota di 1/3, oltre al diritto di abitazione al coniuge, mentre la restante quota di 2/3 viene divisa in parti uguali tra i figli.
In questo caso la quota disponibile del testatore è di ¼ che potrà essere utilizzata sia a vantaggio di uno dei legittimari, preferito ad altri, che in favore di altri eredi testamentari, come per esempio un nipote, un cugino, un amico.
Anche una persona giuridica, ente o associazione, può essere designato erede come spesso avviene con destinazione della propria eredità in favore della Chiesa, o altri istituti religiosi.
Quando si procede allo scioglimento della comunione ereditaria, è opportuno effettuare accertamenti su rapporti tra donazioni ed eredità che possono avere avvantaggiato un erede rispetto ed a danno di altri.
Quote ereditarie con e senza testamento coniuge e fratelli
Se una persona muore e lascia coniuge, fratelli e sorelle 2/3 dell’eredità vanno al coniuge ed 1/3 ai fratelli, in base alla disposizione dell’articolo 582 del codice civile.
Nell’ipotesi di una coppia sposata dal cui matrimonio non sono nati figli e l’asse ereditario è composto solo dal coniuge e da fratelli della persona deceduta, questi sono gli eredi legittimi a cui è devoluta l’eredità, in assenza di testamento.
L’articolo 582 del codice civile dispone, infatti, che in mancanza di testamento 2/3 dell’eredità vadano al coniuge ed 1/3 ai fratelli, che dovranno procedere alla divisione ereditaria rispettando le quote ereditarie.
È questo uno di quei casi in cui i fratelli possono essere maggiormente danneggiati dalla volontà del testatore che può addirittura estromettere i fratelli.
I fratelli non sono legittimari, infatti, essendo collaterali e non ascendenti, per cui è richiesta sempre un’attenta valutazione dell’eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria.
Le quote ereditarie con e senza testamento quando l’eredità si devolve in linea collaterale seguono le norme di cui sopra.
Nell’eredità legittima la legge non preclude i diritti dei nipoti che possono agire in rappresentazione ereditaria del genitore premorto.
Quote ereditarie con e senza testamento con solo un figlio
Se una persona muore lasciando solo un figlio a lui va tutta l’eredità.
Se nell’asse ereditario c’è un solo figlio, questi sarà erede universale, essendo a lui devoluta interamente l’eredità dei genitori.
La quota disponibile, quando il padre o la madre hanno deciso di fare testamento è di ½, dovendo essere garantita la quota di riserva del figlio per la restante quota di ½ del patrimonio che costituisce l’asse ereditario.
L’asse ereditario è costituito non soltanto da immobili, fondi, liquidità e giacenze su conti correnti bancari, ma si deve tenere conto sia del relictum che del donatum.
La quota ereditaria con e senza testamento può subire variazioni nel caso del genitore che convive e desidera lasciare in eredità al convivente parte dei beni con atto di ultima volontà.
Come si divide l’eredita tra i figli?
Se una persona muore e lascia più figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro in base alla previsione dell’articolo 566 del codice civile.
Se nell’asse ereditario del de cuius ci sono solo i figli, nel caso di il coniuge precedentemente deceduto, o divorzio, il patrimonio ereditario viene suddiviso in parti uguali tra i figli.
Le quote ereditarie dei figli possono variare, subendo aumento o diminuzione, se il genitore utilizza la quota disponibile che è, in questo caso, di 1/3 della massa ereditaria.
Così, per esempio, se l’asse ereditario è composto da figli legittimi ed un figlio naturale, nato al di fuori del matrimonio, il testatore può privilegiare i primi.
In tal caso la quota ereditaria del figlio naturale pretermesso è inferiore rispetto a quella dei figli legittimi.
Ad ogni modo la quota di riserva riconosciuta dalla legge al figlio naturale è pari a 2/3 della massa ereditaria, sempre che non sorgono problemi che richiamano l’istituto della collazione ereditaria.
Quote ereditarie con e senza testamento dei genitori
Se chi muore lascia un solo genitore a lui va tutta l’eredità.
Se una persona che non è sposata e non ha figli decede senza lasciare testamento, lasciando solo un genitore, a questi va l’intera eredità.
Occorre ricordare che gli ascendenti in qualità di eredi legittimi hanno una quota di riserva che non può essere intaccata neanche nell’ipotesi in cui vengano estromessi dall’eredità nel testamento.
Infatti, la quota disponibile del testatore in questo caso è di 2/3 del patrimonio ereditario, mentre la quota di riserva degli ascendenti, ovvero del genitore superstite è pari ad 1/3.
Se chi muore lascia entrambi i genitori l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.
Se una persona che non è sposata e non ha figli decede senza lasciare testamento, lasciando in vita i genitori, a loro va l’intera eredità in parti uguali, a meno che non sia stato redatto un testamento.
Gli ascendenti, dunque i genitori, in qualità di eredi legittimi hanno una quota di riserva che non può essere intaccata neanche nell’ipotesi in cui vengano estromessi dall’eredità nel testamento.
La quota disponibile del testatore in questo caso è di 2/3 del patrimonio ereditario, mentre la quota di riserva degli ascendenti, ovvero dei genitori superstiti è pari ad 1/3.
Come si divide l’eredità tra genitori e fratelli?
Se chi muore lascia genitori, fratelli e sorelle ½ dell’eredità va ai genitori e ½ viene diviso tra i fratelli.
Se la persona che decede non è sposata e non ha figli e nell’asse ereditario sono presenti sia i genitori che i fratelli, in assenza di testamento, a loro è devoluta per legge l’intera eredità divista in parti uguali.
Poichè solo i genitori sono legittimari ed hanno diritto ad una quota di riserva pari ad 1/3, in caso di testamento i fratelli possono essere esclusi dall’eredità senza potere impugnare il testamento, in assenza di valide ragioni.
Le quote ereditarie con e senza testamento variano nel caso di utilizzo della quota disponibile da parte del testatore.
Quando ereditano i fratelli e le sorelle?
Se una persona decede lasciando fratelli e sorelle l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro.
Se la persona che decede non è sposato e non ha figli e nell’asse ereditario sono presenti uno o più fratelli a loro è destinata in parti uguali l’intera eredità.
Tuttavia, i fratelli unilaterali hanno diritto solo alla metà della quota che spetta ai fratelli germani.
In caso di successione testamentaria, invece, il testatore può disporre liberamente dell’intero proprio patrimonio, perché i fratelli non sono eredi legittimari.
Dunque, il testatore se non è sposato e non ha figli può devolvere l’eredità a chi vuole, senza pregiudicare alcun diritto dei fratelli che possono essere esclusi nel testamento dall’eredità.
Quali sono le quote ereditarie con testamento?
Quote ereditarie nella successione testamentaria e quota disponibile
Quando si apre la successione testamentaria?
Quando chi muore ha fatto testamento si apre la successione testamentaria.
Nella successione con testamento la legge stabilisce che il testatore deve sempre rispettare la quota di riserva per alcune categorie di eredi, detti legittimari.
I legittimari sono una categoria privilegiata di eredi che non può essere esclusa dall’eredità, neanche nel testamento, e sono il coniuge ed i figli ed, in mancanza di questi ultimi, gli ascendenti.
Pertanto la quota legittima con testamento in favore del coniuge e dei figli non può mai essere inferiore a quella prestabilita dalla legge.
Solo in assenza di figli subentrano al loro posto come legittimari di secondo grado i genitori ed, in loro mancanza, gli altri ascendenti, nonni e bisnonni.
Chi redige testamento, in presenza di legittimari, può disporre liberamente soltanto di una porzione del patrimonio ereditario, detta quota disponibile.
Le disposizioni che si applicano sono quelle degli articoli da 536 a 572 del codice civile, tenuto conto, altresì, delle verifiche necessarie per la collazione ereditaria.
Di seguito riportiamo lo schema della quota disponibile in caso di testamento.
Qual’ è la riserva a favore dei figli nel testamento?
Se il defunto lascia un solo figlio, a questi è riservata la metà del patrimonio ereditario.
L’altra metà dell’eredità rappresenta la quota disponibile, secondo quanto disposto dall’articolo 537 del codice civile
Quali sono le quote ereditarie dei figli nel testamento?
Se il defunto lascia più figli, a loro sono riservati i due terzi dell’eredità, da dividersi in parti uguali.
La quota disponibile è pari ad un terzo, secondo l’articolo 537 del codice civile.
Qual’ è la quota del coniuge nel testamento?
Se chi muore lascia solo il coniuge, a questi è riservata la metà del patrimonio ereditario.
Oltre al diritto di abitazione della casa adibita a residenza familiare ed il diritto d’uso dei mobili che la arredano, sempre che siano di proprietà del defunto, secondo l’ articolo 540 del codice civile.
Quali sono le quote del coniuge e dei figli con testamento?
Se il de cuius lascia coniuge e figli, la quota disponibile e quella di riserva variano a seconda del numero della prole, secondo l’articolo 542 del codice civile.
A. Se il figlio è uno solo, a lui è riservato un terzo dell’eredità e un altro terzo spetta al coniuge.
Residua un terzo di disponibile per il testatore.
B. Se i figli sono più di uno, a loro e riservata la metà del patrimonio da dividere in parti uguali, mentre al coniuge spetta un quarto del patrimonio ereditario.
La quota disponibile del de cuius è pari ad un quarto.
Quali sono le quote testamentarie del coniuge e dei genitori?
Se sopravvivono coniuge e ascendenti (genitori, o nonni), al coniuge è riservata la metà del patrimonio dell’eredità e agli ascendenti un quarto.
La quota disponibile è di un quarto, secondo l’articolo 544 del codice civile.
Qual’ è la quota ereditaria dei genitori per testamento?
Se vi sono solo ascendenti, a loro è riservato un terzo del patrimonio dell’eredità.
La quota disponibile è pari a due terzi, secondo l’articolo 538 del codice civile.
Quando si può disporre liberamente nel testamento?
In assenza di legittimari (figli, coniuge, o ascendenti) si può disporre liberamente per il proprio testamento.
Pertanto, anche in presenza di fratelli, se una persona non è sposata e non ha figli può fare testamento a favore di chi vuole, poiché la quota disponibile è pari all’intera eredità.
L’Avv. Gianluca Sposato, esperto in diritto successorio, assiste i propri clienti per risolvere problematiche attinenti l’eredità con patrimoni ed eredi in Italia e all’estero.
Nel corso degli anni ha maturato esperienza consolidata per accordi di divisione ereditaria e scioglimento della comunione ereditaria.
Esamina casi per reintegra nella quota ereditaria, donazioni ed eredità, impugnazione del testamento, casi di rappresentazione ereditaria, prestando difesa sia nella fase stragiudiziale che nel contenzioso ereditario.
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Management artistico
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 26 Aprile 2023
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Management artistico
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Diritti degli artisti
L’Avvocato Gianluca Sposato rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati è Socio della S.I.A.E. Ha una passione innata per il modo dell’arte e presta management artistico in ambito civile e commerciale, comprendendo le ragioni dell’artista e tutelandone gli interessi.
Sin dai tempi del liceo classico si è distinto come migliore alunno dell’Istituto San Giuseppe De Merode di Roma, unico ad avere 10 in storia dell’arte.
Questa sua sensibilità ed empatia con gli artisti, coniugata agli studi in materie giuridiche ed economiche ed un gran senso di praticità, si abbinano alla perfezione per tutelare i diritti degli artisti.
L’ambito di operatività in campo artistico non riguarda solo il diritto d’immagine, ma si estende anche al diritto industriale e le nuove tecnologie, soggetti alla normativa sui marchi e brevetti.
Nel settore artistico spesso si è poco inclini a seguire i propri affari, poiché concentrati sul proprio lavoro e potere contare su un avvocato civilista che sappia sempre consigliare bene è fondamentale.
Supporto legale nel campo artistico
Sono numerosi i clienti nel mondo dell’arte assistiti dallo Studio Legale Sposato, tra cui anche artisti di fama nazionale ed internazionale.
Rappresentiamo e tuteliamo i diritti di musicisti, compositori, chitarristi, cantanti, attori, registi televisivi, ballerine, presentatori e presentatrici televisive, conduttori di telegiornali, stilisti, influencer, fashion blogger, registi cinematografici, pittori, fotografi.
Grazie alle nuove tecnologie artisti si rivolgono da ogni parte del mondo all’ Avvocato Gianluca Sposato per avere supporto legale nel campo del diritto d’autore, tutelare i loro interessi e diritti.
Ambito di operatività avvocato degli artisti
Il nostro Studio Legale si occupa di management artistico per redazione ed esame dei contratti degli artisti, contratti di lavoro, contratti pubblicitari, contratti di compravendita immobiliare.
L’attività copre tutti i rami del diritto civile: contratti di locazione, inadempimento contrattuale, consulenza legale in materia commerciale, rappresentanza giuridica, eredità.
Il management artistico è volto alla tutela dell’immagine dell’artista valorizzazione del suo profilo ed assistenza giudiziaria in ambito civile.
Per prenotare un appuntamento a studio, o ricevere una consulenza legale telefonica, è possibile consultare la pagina Assistenza Legale24h dove sono indicati anche i costi dei servizi.
Diritto industriale e nuove tecnologie
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 26 Aprile 2023
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Diritto industriale e nuove tecnologie
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Contraffazione marchi e brevetti
Il diritto industriale e le nuove tecnologie sono soggetti alla normativa sui marchi e brevetti e rientrano nel diritto d’autore e dello spettacolo.
La contraffazione di marchi e brevetti consiste nella violazione del diritto di proprietà intellettuale perpetrata attraverso la riproduzione illecita di un bene e la relativa commercializzazione al posto dell’originale.
Ciò lede il diritto di proprietà intellettuale e/o industriale, come marchi d’impresa, brevetti, modelli di utilità, industrial design, denominazioni di origine e diritti d’autore.
Le condotte illecite avvengono attraverso la produzione non autorizzata e commercializzazione di merci contraffatte, che recano un marchio identico ad un marchio registrato.
Con la produzione di beni che costituiscono riproduzione illecita di prodotti coperti da copyright, viene perpetrata quella che si configura come pirateria, di modelli e disegni.
La violazione di marchi e brevetti trova larga diffusione anche nel campo del diritto industriale e nuove tecnologie.
Violazione della proprietà intellettuale
La violazione dei diritti della proprietà industriale, o contraffazione, è uno dei fenomeni maggiormente diffusi a livello globale.
Il fenomeno colpisce indiscriminatamente tutti i settori merceologici, dalla moda con i beni di lusso, agli alimenti, dai medicinali, ai supporti digitali.
La disciplina in materia di concorrenza sleale vede coinvolti lo Stato, le principali associazioni di categoria e la Guardia di Finanza.
Per quanto concerne il diritto industriale e le nuove tecnologie la materia, a causa degli elementi da verificare, risulta particolarmente complessa.
In ambito privatistico valgono le regole generali relative alla individuazione dei soggetti responsabili.
Duque, occorre la prova della loro responsabilità, quantificazione dei danni ed ottenimento del relativo risarcimento del danno in via stragiudiziale, o instaurando un contenzioso.
Pena per la contraffazione di marchi e brevetti
L’articolo 473 del codice penale stabilisce che chiunque, potendo conoscere la proprietà industriale, contraffà o altera marchi di prodotti industriali o, senza essere concorso nella contraffazione, fa uso di tali marchi, o segni contraffatti, o alterati, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da euro 2.500,00 a euro 25.000,00.
La pena è della reclusione da 1 a 4 anni e della multa da euro 3.500,00 a euro 35.000,00 per chiunque contraffà o altera brevetti, disegni o modelli industriali, nazionali o esteri, ovvero, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali brevetti, disegni o modelli
contraffatti, o alterati.
Diritto d’immagine
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- Data dell'articolo 26 Aprile 2023
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Diritto d’immagine
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La violazione del diritto d’immagine si configura quando la propria immagine è utilizzata senza il proprio consenso, violando accordi, o in maniera inappropriata.
In questi casi occorre individuare l’autore responsabile della violazione.
Una volta individuato il responsabile del danno all’immagine è possibile fare rimuovere il contenuto e richiedere il risarcimento dei danni.
Abuso e utilizzo non autorizzato del diritto d’immagine
L’abuso del diritto d’immagine è regolamentato dall’ articolo 10 del codice civile che disciplina l’utilizzo improprio e non autorizzato.
La norma disciplina i casi in cui l’immagine di una persona viene esposta, o pubblicata, senza il suo consenso, fuori dei casi in cui l’esposizione o la pubblicazione è consentita dalla legge.
Ovvero quando l’immagine, anche dei genitori o figli minorenni, viene pubblicata con pregiudizio al decoro, o alla reputazione della persona.
Ricorrendo tale violazione l’autorità giudiziaria, può richiedere che cessi l’abuso.
La domanda si propone in via d’urgenza in tribunale per richiedere l’oscuramento del sito internet e delle immagini pubblicate.
E’ fatto salvo il diritto alla richiesta del risarcimento dei danni, in applicazione dell’ articolo 2043 del codice civile.
Violazione del diritto d’immagine
Nell’era moderna con la digitalizzazione e semplificazione delle tecnologie del mondo informatico, la violazione del diritto d’immagine costituisce un problema frequente.
Non solo per personaggi famosi, gente dello spettacolo, politici, calciatori, modelle ed imprenditori, ma anche per utilizzatori abituali di internet.
Con la conseguenza che il diritto della persona a che la propria immagine non venga divulgata, esposta, o pubblicata, senza il proprio consenso fuori dai casi previsti dalla legge, non sempre è rispettato.
La violazione del diritto d’immagine si configura solitamente per uso improprio di materiale fotografico e pirateria informatica, senza il consenso del soggetto leso.
In questi casi è importante affidarsi subito ad un avvocato specializzato in diritto d’autore e dello spettacolo per tutelare i propri diritti, evitare cattiva pubblicità, diffamazione e richiedere i danni.
Risarcimento del danno all’immagine
Lo Studio Legale Sposato, dal 1949, presta assistenza legale in campo artistico nell’ambito del diritto di immagine e di reputazione, nei casi in cui è ravvisabile un danno all’immagine.
Il nostro Studio Legale si occupa anche di management artistico per tutelare contrattualmente i diritti d’autore in campo artistico.
Determinare l’entità del danno per violazione del diritto d’immagine non è sempre lavoro di pronta soluzione, se pure il diritto alla riservatezza trova garanzia nell’articolo 13 della Costituzione.
Operiamo nel rispetto della normativa sulla privacy ed al fine dell’individuazione del responsabile dell’illecito per tutelare i diritti del soggetto leso e conseguimento del risarcimento dei danni.
Per prenotare un appuntamento a studio, o una consulenza telefonica è possibile consultare la pagina Assistenza Legale24h dove sono indicati i costi dei servizi.
Copyright e Plagio
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 26 Aprile 2023
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Copyright e Plagio
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La normativa sul diritto d’autore
Il diritto d’autore non tutela un’idea in sé, ma nasce con la creazione dell’opera del cui diritto l’autore dispone, purché si tratti di opera inedita.
L’autore dell’opera detiene il diritto esclusivo di utilizzare l’opera, o copyright, e può autorizzarne o rifiutarne la riproduzione, distribuzione, esecuzione, o la rappresentazione.
In mancanza del consenso esplicito da parte dell’autore che ne autorizzi l’utilizzo non è consentito appropriarsi di un’opera e diffonderla, diversamente si configura violazione del copyright e plagio.
La normativa sul diritto d’autore è disciplinata dalla Legge n. 633/1941 sul diritto d’autore aggiornata con le modifiche apportate dalla Legge n. 37/2019.
Il plagio e la tutela del copyright
Il plagio di opera è l’appropriazione, tramite copia totale, o parziale, della paternità di un’opera dell’ingegno altrui.
In campo artistico, specialmente musicale, è piuttosto frequente, per questo è importante rivolgersi sempre ad un Avvocato esperto in diritto d’autore e dello spettacolo.
La registrazione del brano musicale e/o del testo letterario presso la S.I.A.E. in data certa anteriore costituisce prova inconfutabile per l’attribuzione dell’opera.
La pubblicazione di un brano ufficiale, ossia registrato alla Siae e coperto dai diritti d’autore, costituisce violazione del copyright e plagio.
L’unico modo per non violare la legge nel rispetto e salvaguardia del diritto d’autore è ottenere una licenza, o acquistare il diritto d’autore dell’opera.
Pena per violazione del copyright e plagio
La violazione del diritto d’autore è un reato perseguibile a querela della persona offesa e comporta conseguenze di carattere penale per chi lo commette.
La pena prevede un multa che può arrivare fin a 15.000,00 euro per l’autore e la detenzione da 3 a 6 mesi.
In tal modo il legislatore, con l’articolo 171 Legge sulla protezione del diritto d’autore, ha voluto porre un freno ad una delle forme di criminalità più diffuse.
Risarcimento del danno per plagio
In caso di plagio la richiesta di risarcimento del danno deve tener conto sia del mancato guadagno che del danno subito, avendo carattere di danno patrimoniale.
Lo Studio Legale Sposato, dal 1949, si occupa di tutela del copyright e plagio artistico, nei diversi ambiti del diritto d’autore.
Affidarsi a noi è una scelta sicura e responsabile, pe l’esperienza maturata nel settore della responsabilità civile, per plagio e violazione del copyright.
Per la consulenza legale in materia di copyright e plagio è possibile consultare i servizi offerti ed i relativi costi nell’area Assistenza Legale24h.
Procedura di sovraindebitamento
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- Data dell'articolo 22 Aprile 2023
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Procedura di sovraindebitamento
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La procedura di composizione delle crisi da sovraindebitamento è stata introdotta dalla Legge 27 gennaio 2012, n. 3, recante il titolo “Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento”.
Le procedure di composizione della crisi prevedono, in alternativa: l’accordo di ristrutturazione dei debiti, il piano del consumatore, o la liquidazione del patrimonio del debitore.
Cosa è la procedura di sovraindebitamento?
Con questa procedura il consumatore può sottoporre ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti con le indicazioni di tempi e modi per il superamento della crisi.
La domanda deve essere presentata da un Organismo di Composizione della Crisi e si svolge dinnanzi al Tribunale in composizione monocratica.
Lo stato di crisi o insolvenza del consumatore, del professionista, dell’imprenditore minore, agricolo, delle start-up innovative e di ogni altro debitore non assoggettabile alla liquidazione giudiziale, coatta amministrativa, o ad altre procedure liquidatorie previste per i casi di crisi o insolvenza, sono regolamentate dall’art. 2 lettera c del D. Lgs. 14/2019.
La ratio della procedura consiste nel favorire il debitore, per consentirgli nuove opportunità nel mondo del lavoro, liberandolo da pesi che rischiano di divenire insostenibili, precludendogli ogni prospettiva futura.
Condizioni per accedere all’istituto
Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa estende l’applicazione dell’esdebitazione degli insolventi civili, anche ai membri della famiglia ed ai soci illimitatamente responsabili.
Con la finalità di favorire quei soggetti che non ricoprono la qualifica di imprenditore e, pertanto, non sono soggetti a fallimento.
Il piano di ristrutturazione agevola il consumatore, perché non è richiesta l’approvazione dei creditori ai fini dell’omologazione.
Inoltre nella procedura di sovraindebitamento, i crediti che non possono essere soddisfatti, se il piano viene approvato, diventano inesigibili.
Per avvalersi delle possibilità previste dall’istituto la legge richiede che il debitore sia meritevole, ossia che non abbia determinato il sovra indebitamento per colpa grave, o dolo.
Vendita in frode ai creditori
- Autore articolo Di SposatoLaw
- Data dell'articolo 22 Aprile 2023
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Vendita in frode ai creditori
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L’azione revocatoria degli atti in frode ai creditori
L’azione revocatoria è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale del debitore.
Consiste nell’attribuzione ai creditori di un’azione giudiziaria per ottenere la dichiarazione di inefficacia degli atti di disposizione del patrimonio, con cui il debitore ha recato pregiudizio alle ragioni creditorie.
L’articolo 2902 del codice civile prevede che il creditore, ottenuta la dichiarazione di inefficacia, possa promuovere nei confronti dei terzi acquirenti le azioni esecutive, o conservative sui beni oggetto dell’atto impugnato.
Il terzo contraente che ha verso il debitore ragioni di credito dipendenti dall’esercizio dell’azione revocatoria non può concorrere sul ricavato dei beni che sono stati oggetto dell’atto dichiarato inefficace.
La garanzia nella vendita in frode ai creditori consente ciò solo dopo che il creditore è stato soddisfatto.
Le fattispecie relative alla vendita in frode ai creditori possono essere assai variegate.
Si pensi all’atto per il cui tramite si intende danneggiare il creditore, sottraendo la garanzia generica costituita dagli elementi attivi presenti nel patrimonio del debitore.
Oppure alla costituzione di una garanzia reale in favore di un creditore che ne fosse stato originariamente privo.
Effetti dell’azione pauliana ed inefficacia relativa degli atti compiuti
L’effetto dell’azione pauliana non consiste nella dichiarazione di nullità degli atti di alienazione compiuti dal debitore, ma nella sua dichiarazione di inefficacia relativa.
Nel senso che l’atto di alienazione non può essere opposto al solo creditore che ha agito.
Mentre nei riguardi del terzo acquirente e degli altri soggetti è perfettamente valido ed efficace.
Gli elementi essenziali dell’azione in commento tradizionalmente vengono ravvisati nel “consilium fraudis” e nell’ “eventus damni”.
Ricorre il primo allorché sia ravvisabile la frode del debitore.
Ovvero quando sia evidente la conoscenza del pregiudizio da parte di questi relativamente all’atto di disposizione posto in essere in danno al creditore.
Se l’atto è stato compiuto prima che sia maturato il diritto di credito la legge impone, al fine dell’esperimento dell’azione, la necessità che sia dolosamente preordinato al fine di danneggiare il futuro creditore.
Circa il secondo elemento bisogna tener conto che l’atto di disposizione posto in essere dal debitore deve essere di natura tale da poter danneggiare gli interessi del creditore.
Se il patrimonio del debitore è composto da più cespiti di valore, la vendita di alcuni di essi non potrà danneggiare gli interessi del creditore.
Ciò poiché questi, in caso di inadempimento, potrà comunque rivalersi sugli altri beni.
Atti in frode a titolo oneroso e a titolo gratuito
Rilevante, poi, è distinguere se la vendita in frode ai creditori sia a titolo oneroso o gratuito.
Se l’atto è a titolo oneroso per agire in revocatoria, oltre la frode e il danno sarà anche necessario che il terzo sia consapevole del pregiudizio che arreca alle ragioni del creditore.
Ovvero che sia in malafede, potendo il giudice convincersi dell’esistenza di tale requisito in base al basso prezzo corrisposto dal terzo acquirente per ottenere il bene.
Se l’atto, invece, è a titolo gratuito per agire in revocatoria sarà sufficiente dimostrare l’esistenza della frode ed il prodursi del danno, essendo irrilevante l’eventuale buona fede del terzo che abbia acquisito il diritto.
Dunque, soltanto il terzo sub acquirente vedrà fatte salve le sue ragioni se potrà dimostrare di essere in buona fede al momento dell’acquisto.
La Suprema Corte ( Cassazione civile, sez. III, sentenza n. 11573 del 14.05.2013 ) ha affermato che l’accertamento del credito non sospende l’azione revocatoria.
Tale azione si prescrive nel termine di cinque anni dal compimento dell’atto pregiudizievole.
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