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Diritto fallimentare

Amministrazione del fallimento

Amministrazione del fallimento

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L’amministrazione del fallimento viene svolta dal curatore fallimentare.

Il curatore del fallimento è un avvocato o commercialista e ha il compito di provvedere allo svolgimento di tutte le operazioni della procedura fallimentare.

La sua attività è svolta sotto la vigilanza del giudice del fallimento e del comitato dei creditori.

Diritti dell’imprenditore fallito

L’imprenditore che sia fallito per tutelare i suoi diritti deve necessariamente essere seguito da un avvocato esperto in diritto fallimentare.

Ciò al fine di verificare il corretto adempimento dell’attività del curatore il quale è tenuto, ai sensi dell’art. 38 della legge fallimentare, ad espletare il proprio incarico con diligenza.

Il curatore nell’amministrazione del fallimento, infatti, deve annotare, giorno per giorno, in un registro vidimato le operazioni relative alla sua attività.

Occorre tenere conto, per di più, che l’azione di responsabilità del curatore revocato non può essere proposta dal fallito, ma deve essere proposta dal nuovo curatore previa autorizzazione del giudice delegato, ovvero del comitato dei creditori.

L’avvocato del fallimento

L’avvocato del fallimento deve tutelare i diritti dell’imprenditore fallito occupandosi della corretta amministrazione del fallimento da parte del curatore.

Deve, pertanto, verificare il corretto adempimento dell’organo fallimentare e denunciare eventuali violazioni di norme e irregolarità procedurali al tribunale.  

Ciò per assicurare che l’azienda non venga depauperata del suo patrimonio, gravata di ulteriori spese, o svenduta attraverso azioni illecite, o condotte criminose.

Pertanto risulta fondamentale vigilare sull’operato del curatore fallimentare, coordinandolo, relazionandosi con il giudice fallimentare e con il comitato dei creditori.

Ogni attività deve  essere svolta al fine di garantire il corretto adempimento di tutte le fasi della procedura fallimentare, fino al piano di riparto ed alla chiusura del fallimento.

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Diritto fallimentare

Concordato preventivo

Concordato preventivo

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Il concordato preventivo è uno strumento di risoluzione e gestione della crisi di impresa.

L’imprenditore che si trovi in stato di insolvenza può accedere all’istituto, ricorrendo determinate condizioni previste dalla legge fallimentare.

Finalità del concordato preventivo

Al fine di favorire il risanamento dell’azienda e la prosecuzione dell’attività di impresa, la legge fallimentare mette a disposizione dell’imprenditore in crisi, o in stato di insolvenza, lo strumento del concordato.

Questo per evitare la dichiarazione di fallimento.

Lo strumento consente di proporre un accordo con i creditori destinato ad una soddisfazione delle ragioni creditorie.

Sulla base di un piano che può prevedere la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma consentita, tra cui anche l’attribuzione delle attività ad un assuntore.

Come si propone la domanda di concordato preventivo?

La domanda di concordato si propone con ricorso sottoscritto dal debitore dinnanzi al Tribunale del luogo in cui l’impresa ha sede.

Essa prevede una gestione negoziata dell’insolvenza, a partire dalla domanda di ammissione al concordato preventivo che deve essere accompagnata da una relazione redatta da un professionista.

Di regola Avvocato, Commercialista, o Revisore dei Conti, che certifichi la veridicità dei dati aziendali e fornisca un parere sulla idoneità del piano di assolvere la funzione cui tende la procedura di risanamento.

Fasi del concordato preventivo

Non sempre è possibile accedere alla procedura del concordato.

I presupposti per l’ammissione all’istituto sono contenuti  nell’articolo 160 della legge fallimentare, tenuto conto della necessità di individuare l’ammontare minimo del grado di soddisfacimento dei creditori.

Quanto al contenuto della proposta deve contenere un piano per la ristrutturazione dei debiti e soddisfazione dei crediti, con relativa revisione e certificazione contabile.

Il  giudizio di ammissione è subordinato al giudizio di ammissione e votazione della proposta di concordato con nomina di un commissario giudiziale.

Assistenza legale nella procedura di concordato

Lo Studio Legale Sposato vanta ruoli di consulenza aziendale, revisione e certificazione contabile, rappresentanza legale, assistenza stragiudiziale e gestione del contenzioso, con un team di professionisti altamente specializzati.

L’Avvocato Gianluca Sposato è Revisore dei Conti dell’I.S.L.E. – Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa, che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

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Diritto Ereditario

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento della comunione ereditaria

Scioglimento comunione ereditaria

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Cos’è la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria è una comunione incidentale che si costituisce alla morte del de cuius e, dunque, indipendentemente da una manifestazione di volontà dei partecipanti, pur potendo essere liberamente sciolta.

Tale forma di comunione di beni si ha quando si dà luogo alla successione legittima in assenza di testamento, ovvero quando il testatore ha disposto dei propri beni per quote e non per singole attribuzioni di beni agli eredi.

La comunione ereditaria è, pertanto, la proprietà condivisa costituita dai beni del de cuius che, al momento dell’apertura della successione e chiamata all’eredità, si trasmettono agli eredi.

In presenza di più chiamati all’eredità si ha la comunione ereditaria, che perdura fintanto gli eredi non decidono di procedere allo scioglimento, diventando ciascuno proprietario per l’intero della quota attribuita per legge.

Fino a quando gli eredi mantengono la comunione ereditaria vantano gli stessi diritti e doveri sulla massa ereditaria, ad esclusione del coniuge che conserva il diritto di abitazione e uso del mobilio della casa coniugale.

Quando si ha la comunione ereditaria?

La comunione ereditaria si ha di regola nella successione legittima in presenza di più chiamati all’eredità e nella successione testamentaria ove siano state attribuite agli  eredi quote e porzioni di beni indivisi.

La communio incidens si ha, pertanto, quando ogni coerede ha i diritti che la legge attribuisce a ciascun partecipante per il godimento, l’amministrazione e la facoltà di chiedere la divisione della quota comune.

Con la comunione ereditaria tutti gli eredi diventano proprietari per l’intero, ciascuno rispettivamente pro quota, della massa ereditaria, che è costituita sia dai beni, che dai debiti del defunto.

Le quote ereditarie con e senza testamento possono variare a seconda che si tratti di successione legittima, o di successione testamentaria, ma in nessun caso possono escludere gli eredi legittimi dall’asse ereditario.

Quali sono i rischi della comunione ereditaria?

I rischi della comunione ereditaria, riguardano la condivisione di quote immobiliari, essendo legati alla gestione e conservazione del patrimonio immobiliare, per scelte che possono non essere condivise dagli eredi.

La comunione ereditaria, comporta anche il rischio di insolvenza di uno dei coeredi nei confronti di eventuali creditori, tenuto conto dei beni indivisi, pignorabili anche se i comproprietari non sono tutti obbligati.

L’articolo 599 del codice di procedura civile, infatti, stabilisce che possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore.

Per tale ragione ove i rapporti tra coeredi non siano più che buoni e consolidati è sempre sconsigliabile da parte mia procedere ad una divisione ereditaria parziale, mantenendo dei beni in comunione.

I coeredi, poi, debbono contribuire al pagamento dei debiti ereditari senza vincolo di solidarietà, ciascuno in proporzione della sua quota.

A meno che si tratti di debito indivisibile, nel qual caso il creditore può rivolgersi  a chi tra gli eredi è in grado di eseguire la prestazione, come nel caso del coerede che sia nel possesso del bene oggetto del debito.

Come si procede allo scioglimento della comunione ereditaria?

Delineato l’asse ereditario e le quote degli eredi, sia che si proceda alla successione legittima, che alla successione testamentaria, l’avvocato esperto in successioni ereditarie provvede a ricostruire la massa ereditaria.

Tale operazione è indispensabile per rendere autonomi ed indipendenti gli eredi, procedendo in tal modo allo scioglimento della comunione ereditaria.

Ciò è possibile attraverso indagini mirate, richiedendo gli estratti conti bancari del de cuius dell’ultimo decennio ed esaminando la situazione patrimoniale mobiliare ed immobiliare del defunto.

L’esame della massa ereditaria deve tenere conto anche di eventuali debiti ereditari, spese da sostenere, polizze assicurative, donazioni indirette.

Per questo l’avvocato esperto in eredità deve avere una preparazione civilistica molto vasta che sconfina anche nel diritto immobiliare per fornire un quadro d’insieme corretto e preciso.

E’ importante privilegiare sempre la possibilità di una definizione amichevole della vicenda ereditaria, risparmiando su tempi e costi, anche per quanto riguarda le imposte di successione.

Prelazione nella comunione ereditaria

L’articolo 732 del codice civile attribuisce un diritto di prelazione agli eredi nel caso in cui uno dei coeredi vuole alienare a terze persone la propria quota ereditaria.

E’ un modo per evitare l’intromissione di nuovi soggetti nella comunione incidentale, che il più delle volte è formata da persone aventi vincoli di familiarità.

La norma è utile perché consente al coerede che trovi ostacoli allo scioglimento della comunione ereditaria, procedendo alla divisione ereditaria, di cedere a terzi la sua quota di eredità.

La legge garantisce il diritto di prelazione agli eredi, che devono ricevere avviso della proposta di alienazione contenente il prezzo, al fine di potere esercitare il loro diritto di precedenza nell’acquisto, o meno.

Quando procedere allo scioglimento della comunione ereditaria?

La legge riconosce ad ogni coerede la facoltà di chiedere lo scioglimento della comunione tra eredi, così le norme sulla divisione ereditaria integrano quelle sullo scioglimento della comunione.

Quando gli eredi sono d’accordo sulle modalità di ripartizione dell’eredità, risulta vantaggioso procedere allo scioglimento della comunione ereditaria prima della presentazione della denuncia di successione.

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla morte del de cuius alla Agenzia delle Entrate in modalità telematica e deve contenere i documenti di identità di tutti gli eredi.

Quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, non c’è obbligo di presentare la dichiarazione di successione se l’attivo ha un valore non superiore a 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, o diritti reali immobiliari.

Procedere allo scioglimento dell’eredità prima di presentare della denuncia di successione evita il doppio passaggio di trasferire prima la quota indivisa a tutti gli eredi e, successivamente, la singola quota oggetto dell’accordo di divisione.

Costi per lo scioglimento della comunione ereditaria

I costi da affrontare per lo scioglimento della comunione ereditaria variano in relazione al numero degli eredi, al valore dell’eredità, al numero ed alla complessità delle operazioni da svolgere.

Per quanto riguarda gli onorari dell’Avvocato e del Notaio sono regolati dai rispettivi parametri professionali e sussiste l’obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente sia per la fase stragiudiziale, che per la mediazione e quella giudiziale.

Vi sono poi i costi per le imposte di successione che variano a seconda dell’entità del patrimonio ereditario, che l’immobile ereditato costituisca prima casa o seconda casa e venga rivenduto entro i 5 anni.

I beni immobili pervenuti per eredità sono soggetti alla tassa di successione liquidata dall’Agenzia delle Entrate entro il terzo anno dalla dichiarazione di successione in misura variabile dal 4% al 8%, a seconda del grado di parentela tra erede e de cuius.

Il contenzioso giudiziario si rende inevitabile quando gli eredi non sono d’accordo sulle modalità per procedere allo scioglimento della comunione ereditaria e relativa attribuzione delle loro quote di eredità anche per effetto della collazione.

Avvocato per scioglimento della comunione ereditaria

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, è specializzato in successioni ereditarie e fornisce assistenza altamente tecnica per risolvere ogni questione in ambito successorio, ottimizzando tempi e costi dell’eredità.

L’eredità implica risvolti personali e familiari, trattandosi di una naturale evoluzione del diritto di famiglia  riguardante una persona cara venuta a mancare, per questo è importante il supporto di un avvocato con lunga esperienza.

I problemi relativi alla divisione della comunione ereditaria, soprattutto nel caso di scioglimento della comunione ereditaria tra fratelli, non può prescindere da ogni sforzo per conseguire un accordo tra eredi.

L’Avvocato Gianluca Sposato dell’ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, è da molti considerato il migliore avvocato in diritto ereditario e segue personalmente casi importanti in tutta Italia.

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Infortunistica Stradale

Risarcimento Vittime della Strada

Risarcimento vittime della strada

Vittime della Strada

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Le vittime della strada sono le persone morte in un incidente stradale, la legge riconosce il danno parentale ai familiari superstiti.

Cosa si intende per vittime della strada?

Con il termine “vittime della strada” si fa riferimento alle persone morte a causa di un incidente stradale.

La legge stabilisce pene molto severe per l’omicidio stradale con aggravanti in caso di guida pericolosa e sotto l’uso di droghe, o alcol.

L’azione penale quasi sempre non è satisfattiva per i familiari, che spesso trascurano gli aspetti civilistici.

Il nostro ordinamento giuridico riconosce il risarcimento del danno da perdita parentale a determinate condizioni, come la prova del legame affettivo.

Perchè si possa avere diritto al risarcimento del danno il sinistro mortale deve essere attribuibile a colpa altrui.

Occorre, poi, fornire la prova della sofferenza, ovvero del danno riflesso per la perdita del proprio congiunto.

Anche nel caso di concorso di colpa in incidente mortale si ha diritto al  risarcimento del danno.

In questo caso, però, il risarcimento spetta in misura ridotta a seconda del grado di responsabilità attribuibile alle parti, ai sensi dell’art 2054 del codice civile.

Si pensi al caso del passeggero trasportato rimasto ucciso perché non indossava la cintura di sicurezza, o dell’incidente a pedone travolto al di fuori delle strisce pedonali.

Gli importi del risarcimento danni sono prestabiliti e possono essere aumentati o diminuiti a seconda di determinate circostanze, qualora l’incidente mortale sia attribuibile in tutto, o in parte, ad altri.

Dati sugli incidenti stradali mortali

Nel primo semestre del 2023 vi è stata una diminuzione del 2,5%, rispetto l’anno precedente, del numero di morti stradali, tuttavia si registra un aumento di incidenti a pedoni.

In totale, al mese di giugno 2023, si registrano 1.384 persone decedute in Ospedale entro il trentesimo giorno, a causa di un incidente stradale.

Nel 2022, invece, sono state 3.159 le vittime della strada, quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente, un decesso ogni 3 ore.

Solo nel contesto della crisi sanitaria ed economica esplosa nel 2020, a causa della pandemia, l’Istat aveva rilevato un decremento, mai registrato prima, negli incidenti mortali.

Nel 2020 in Italia erano state 2.395 le persone decedute entro 30 giorni dal sinistro, in calo del 24,5% rispetto l’anno precedente.

Il calo della sinistrosità aveva interessato tutti gli ambiti stradali.

La flessione più consistente si era registrata sulle autostrade (-39,9%), poi le strade urbane (-31,7%) e quelle extraurbane (-27,5%).

Le vittime erano scese del 37,1% sulle autostrade (195), del 25,7% sulle strade extraurbane (1.139) e del 20,3% sulle strade urbane (1.061).

La mortalità si era ridotta per tutti gli utenti della strada, per gli occupanti di mezzi pesanti, camion e pullman (117; -14,6%),  incidenti a motociclisti (586; -16,0%) e pedoni (409; -23,4%) si erano registrati i cali più contenuti.

Tra gli altri utenti, i decessi su autovetture erano diminuite del 27,9% (1.018), quelle su ciclomotori del 33% (59), gli incidenti in bicicletta registravano, infine, una variazione pari a -30,4% (176).

Nel 2020, un uomo è deceduto per incidente con monopattino elettrico, un mezzo pericoloso poco adatto al trasporto, nonostante le incentivazioni statali.

Purtroppo, solo il minore utilizzo dei mezzi di circolazione da parte degli utenti ha determinato una drastica riduzione degli incidenti e delle vittime stradali.

La Tabella del risarcimento per le vittime della strada

Ogni anno il Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile, di  cui  l’Avvocato Gianluca Sposato fa parte, elabora le Tabelle con gli importi da liquidare a titolo di danno non patrimoniale .

Queste Tabelle permettono il calcolo del risarcimento dovuto per il danno riflesso e si basano sul grado di parentela e l’età tra vittima e congiunto.

Il risarcimento non avviene in maniera automatica, soprattutto per il nucleo familiare secondario, tenuto ad una prova più rigorosa della privazione del legame affettivo.

Gli importi per le vittime della strada variano da un massimo di 336.500,00 euro ad un minimo di 168.250,00 euro per il nucleo familiare primario ( genitori, coniuge, figli ).

Per il nucleo familiare secondario ( fratelli, zii, nonni ), invece, gli importi per l’uccisione di un familiare variano da un massimo di 146.120,00 ad un minimo di 23.350,00.

Quali importi spettano ai familiari delle vittime della strada?

Di seguito riportiamo gli importi che spettano a ciascun congiunto per l’uccisione di un familiare in un incidente stradale.

Il danno non patrimoniale per la morte del congiunto, tiene conto del rapporto di parentela e un valore monetario base aumento personalizzato.

  • A favore di ciascun genitore per morte di un figlio viene riconosciuto un  risarcimento che varia da un minimo di  € 168.250,00 fino ad un massimo di € 336.500,00.
  • A sostegno del figlio per morte di un genitore l’ammontare dell’indennizzo varia da € 168.250,00 fino ad € 336.500,00.
  • A beneficio del coniuge non-separato, della parte dell’unione civile, o del convivente di fatto sopravvissuto la cifra prevista va da € 168.250,00 fino a € 336.500,00.
  • A favore del fratello per morte di un fratello  sono previsti importi minori da € 24.350,00 fino ad un massimo di € 146.120,00, in relazione all’intensità del legame.
  • Nei confronti del nonno per morte di un nipote ugualmente si prevede un  ristoro che varia da € 24.350,00 alla cifra più alta di € 146.120,00.

A chi devono rivolgersi le vittime della strada?

L’Avvocato Gianluca Sposato è Presidente di ADISM – Associazione Difesa Infortunati Stradali.

Ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il fattivo contributo volto a tutelare i familiari delle vittime della strada.

Erede di uno dei più prestigiosi studi legali specializzati in risarcimento del danno, è componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia Civile Gruppo Danno alla Persona.

Si adopera contro il potere delle assicurazioni, in ambito di attività istituzionale, per il riconoscimento dei diritti dei familiari delle vittime della strada. 

Ha partecipato ai lavori per le Tabelle di liquidazione del Danno da Morte, con cui vengono stabiliti i criteri di risarcimento per il danno da perdita parentale.

E’ considerato tra i massimi esperti per il risarcimento del danno da morte, con liquidazioni ottenute fino a oltre 2.000.000,00 di euro per nucleo familiare.

Assistenza alle vittime della strada in tutta Italia

Lo Studio Legale Sposato è stato trai primi in Italia ad occuparsi di responsabilità civile da circolazione stradale per danno da perdita del rapporto parentale.

Siamo specializzati nella ricostruzione di incidenti mortali per garantire chiarezza e giustizia ai familiari delle vittime della strada. 

La nostra missione è tutelare i diritti di chi ha perso un familiare e ottenere il più elevato risarcimento del danno da morte, anche nel caso di incidente con auto pirata.

L’Avvocato Gianluca Sposato, presta assistenza legale gratuita ai familiari delle vittime della strada, nei principali tribunali Italiani in tutta Italia. 

Per incarichi e questioni da esaminare tutti i riferimenti di contatto diretto sotto riportati di seguito.

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Infortunistica Stradale

Stato di bisogno del danneggiato e provvisionale

Stato di bisogno del danneggiato e provvisionale

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Cosa è la provvisionale negli incidenti stradali?

La provvisionale in materia di responsabilità civile da circolazione stradale è un provvedimento di condanna contro l’assicurazione che non vuole pagare, immediatamente esecutivo.

Può essere richiesto in determinate ipotesi previste dalla legge per far fronte alle più immediate esigenze del danneggiato che abbia riportato lesioni gravi in un incidente stradale.

Capita frequentemente, infatti, soprattutto quando non si è  assistiti da un  avvocato esperto in incidenti stradali gravi che le compagnie di assicurazione si sottraggano ai loro doveri ritardando il pagamento al danneggiato, costretto così a dovere fare causa.

Quando l’assicurazione rifiuta il pagamento vi è una norma nei  sinistri stradali con lesioni che garantisce lo stato di bisogno del danneggiato e la provvisionale,  da considerarsi come anticipo sul risarcimento del danno.

Stato di bisogno del danneggiato a seguito di incidente stradale 

L’art. 147 Codice Assicurazioni Private prevede lo stato di bisogno del danneggiato e la provvisionale

La norma dispone che nel corso del giudizio di primo grado gli aventi diritto al risarcimento, dunque anche gli eredi in caso di incidente stradale mortale, possano fare richiesta al giudice.

E’ frequente in caso di incidente con feriti  che l’infortunato, a causa del sinistro venga a trovarsi in stato di bisogno, ad esempio per avere perso il lavoro, o per le spese mediche sostenute e da sostenersi.

In questi casi è possibile chiedere, con istanza motivata al giudice, che venga assegnata una somma di denaro a titolo di acconto da imputarsi nella liquidazione definitiva del danno, con la sentenza di condanna a carico dell’assicurazione.

E’ sempre necessario lo stato di bisogno del danneggiato per  avere la provvisionale nei sinistri stradali?

Sebbene la norma su citata faccia espresso allo stato di bisogno e, dunque, alla condizione di necessità economica del danneggiato, la Legge 102/2006 ha apportato una importante modifica all’art. 147 del d. lg. n. 209 del 2005.

In materia di risarcimento danni per morte o lesioni conseguenti ad incidenti stradali  la provvisionale può essere ottenuta dall’avente diritto anche che non si trovi in stato di bisogno.

Pertanto, lo stato di bisogno di chi ha riportato lesioni gravi a causa di un incidente stradale non rappresenta più una condizione essenziale per ottenere la provvisionale.

Incidendo soltanto sull’entità dell’ammontare della somma da liquidare a titolo di acconto sul maggior danno.

Quando viene concessa la provvisionale negli incidenti  stradali?

Condizione affinché venga concessa la provvisionale è la sussistenza di gravi elementi di responsabilità a carico del conducente.

Questi devono risultare da un sommario accertamento.

Dunque, è essenziale il superamento dell’ “an debeatur”, previsto dall’articolo  2054 del codice civile, che presuppone sempre il concorso di colpa negli incidenti stradali, ove non si fornisca la prova liberatoria.

La provvisionale può essere concessa solo quando non sorgono contestazioni sulla responsabilità dell’incidente

Lo stato di bisogno del danneggiato non è più pertanto un elemento necessario per la la concessione della provvisionale, che abbiamo detto è un ordine di pagamento immediatamente esecutivo emesso dal giudice.

Unico elemento necessario perchè l’istanza di concessione della provvisinale venga accolta è la responsabilità conclamata dell’investitore,.

La concessione di una provvisionale è sempre possibile nel caso in cui vi sia ammissione di responsabilità da parte dell’investitore riscontrabile dalla sua dichiarazione resa nel verbale di incidente stradale, o  come nel caso dell’incidente al passeggero trasportato.

Il danneggiato deve, venirsi a trovare in condizione di difficoltà economica?

Questo elemento, sebbene non più indispensabile, incide soltanto sull’entità della somma da liquidare in via provvisoria, potendo il giudice concedere la provvisionale, sia pure in misura inferiore, anche a chi non si trovi in stato di bisogno, purché non vi siano dubbi sulla responsabilità dell’investitore.

Quali sono le condizioni per la concessione della provvisionale?

Dunque, le effettive condizioni per avere diritto alla concessione della provvisionale, ovvero di una somma da trattenere in acconto somma a titolo di risarcimento danni per le lesioni fisiche in un incidente stradale, da imputarsi nella liquidazione definitiva del danno, sono:

  • che sia iniziata una causa di risarcimento danni per lesioni a seguito di incidente stradale nell’ambito esclusivo di un giudizio promosso in tribunale;
  • che da un sommario accertamento risultino gravi elementi di responsabilità a carico del conducente,  desumibili dal verbale dell’incidente stradale e dalle dichiarazioni testimoniali ivi contenute.

Come fare richiesta di provvisionale in un incidente stradale?

A prevedere la possibilità per gli aventi  diritto al  risarcimento  del danno nel corso di un giudizio di primo grado di  richiedere una somma da trattenere in  acconto è l’art. 147 del  Codice delle Assicurazioni Private.

Il giudice di primo grado, sentite le parti, quando ricorrono  elementi di responsabilità a carico del conducente che ha causato l’incidente stradale, con ordinanza immediatamente esecutiva provvede ad assegnare la somma al danneggiato.

Circa l’entità della somma erogata a titolo di acconto, come detto, non occorre più che il danneggiato si trovi in stato di bisogno e, dunque, che fornisca la prova circa la sua precaria situazione economica, potendo essere attribuita nella misura di una percentuale variabile fra il 30% e il 50% sull’importo complessivo del danno da accertare in corso di giudizio.

Una volta emessa l’ordinanza che concede la provvisionale è irrevocabile fino alla fine del giudizio e, dunque, anticipatoria della sentenza di  condanna, tenuto conto  che, una volta superato il problema della responsabilità  dell’incidente,  il giudizio sarà atto precipuamente a dimostrare l’entità del danno da risarcire.

Per conferire un incarico all’Avvocato Gianluca Sposato Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali è possibile chiamare i numeri sotto riportati in orario di studio, o prenotare una consulenza telefonica nell’area Assistenza Legale24h del  sito.

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Diritto Ereditario

Donazioni ed eredità

Donazioni ed eredità

Scioglimento comunione ereditaria

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L’eredità è costituita, come dicevano i latini, dal relictum e dal donatum.

Ovvero non soltanto da quello che una persona lascia al momento della sua morte (parte relitta dell’eredità), ma anche dagli atti di disposizione compiuti in vita dal de cuius a beneficio e vantaggio di taluni degli eredi.

Il valore delle donazioni deve essere computato e restituito alla massa ereditaria (parte donata nell’eredità),  secondo l’istituto della collazione ereditaria.

Per tale ragione è importante conoscere bene quali sono le quote ereditarie con e senza testamento che devono essere sempre rispettate per verificare situazioni relative a casi di conflitto tra donazioni ed eredità.

Cosa comporta la donazione per l’eredità?

La donazione può essere considerata come un anticipo di eredità in tutti i casi in cui si verifica una violazione delle quote ereditarie con e senza testamento

Gli atti dispositivi di liberalità compiuti dalla persona deceduta mentre era ancora in vita si considerano, per la legge, come una anticipazione dell’eredità.

A meno che non si tratti di donazioni di modesto valore, come chiarisce l’articolo 738 del codice civile nei rapporti tra coniugi.

Facciamo un esempio pratico per fare comprendere come si ricostruisce il patrimonio ereditario e da cosa è costituita la massa ereditaria da ripartire tra gli eredi.

Esempio donazione che confluisce nell’eredità

Se al momento dell’apertura dell’eredità di una persona questa lascia del denaro su un conto corrente, per esempio 100.000,00 euro, oltre ad un immobile del valore di 700.000,00 euro, il relictum è 800.000,00 euro.

Ma se in vita il de cuius ha donato cospicue somme di denaro al coniuge, per esempio 500.000,00 euro, oltre ad avere regalato una casa del valore di 200.000,00 euro ad uno dei figli, il donatum è di  700.000, euro.

Queste operazioni di arricchimento dei legittimari vengono considerati come un anticipo dell’eredità e dovranno essere restituiti all’asse ereditario, per effetto della collazione.

Pertanto, sulla base dell’esempio sopra riportato la massa ereditaria da dividere tra gli eredi non sarà costituita soltanto da quello che il de cuius ha lasciato alla sua morte, dovendosi considerare donazioni ed eredità.

Alla quota di 800.000,00 euro, costituita dal valore dell’immobile e del denaro sul conto corrente dovrà aggiungersi la somma di 700.000,00 per la parte donata per un totale di 1.500.000,00 euro.

Questo valore costituirà la massa ereditaria da dividere in base alle quote ereditarie tra gli eredi tenuto conto degli anticipi già ricevuti per effetto del rapporto tra donazioni ed eredità.

La regola vale solo per gli eredi legittimi cui è sempre riservata per legge una quota ereditaria a seconda della composizione del nucleo familiare della persona deceduta.

Si parla a tal proposito di collazione, ai  sensi dell’ articolo 724 del codice civile riguardante tutti i casi di donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Come avviene la reintegra nell’eredità?

La reintegra nella quota pretermessa di taluno degli eredi legittimi può avvenire per equivalente, o per compensazione nell’ambito dello scioglimento della comunione ereditaria.

Per chiedere la reintegra nell’eredità bisogna prima procedere a ricostruire la massa ereditaria, ovvero attribuire un valore ai beni che confluiscono nell’eredità.

Per fare ciò bisogna esaminare il rapporto tra donazioni ed eredità.

Ciò è possibile computando non soltanto quello che rimane alla morte del de cuius, ma anche il valore delle disposizioni compiute per atti di liberalità in vita che abbiano avvantaggiato alcuno degli eredi, rispetto e in danno di altri.

Accertamento patrimoniale del defunto

Al momento della divisione ereditaria, pertanto, deve essere effettuato l’accertamento patrimoniale del defunto, con tutte le verifiche necessarie per il caso di donazioni ed eredità.

Dall’esame dei movimenti dei conti correnti del deceduto negli ultimi 10 anni, potrà essere individuato con esattezza se vi è stata lesione di legittima, o meno.

Attraverso la consultazione dei pubblici registri immobiliari è possibile verificare se taluno dei chiamati all’eredità debba restituire alla massa ereditaria anticipazioni di cui ha goduto mentre la persona deceduta era ancora in vita.

La sottrazione di una somma di denaro dal conto corrente di famiglia non costituisce reato di appropriazione indebita, previsto dall’articolo 646 del codice penale, essendo stati derubricati i reati contro il patrimonio per il coniuge ancorchè non separato.

Come avviene la reintegra nella legittima?

Nel caso di donazioni ed eredità che determinano scompensi tra le quote degli eredi la reintegra nella legittima può avvenire bonariamente, o in giudizio per effetto di una sentenza del  giudice.

Il legittimario che chiede la reintegra nella quota di legittima che sia stata lesa può ottenere la reintegra in via bonaria, attraverso il raggiungimento di un accordo di divisione e transazione ereditaria.

L’accordo può prevedere una somma di denaro a compensazione del minor valore della sua quota per effetto della collazione, o l’attribuzione di un immobile o cespiti immobiliari di maggior valore rispetto all’erede, o agli eredi che hanno beneficiato di donazioni in vita.

Qualora, invece, non sia stato possibile trovare un accordo di divisione ereditaria con gli altri eredi e anche la mediazione obbligatoria si sia conclusa con esito negativo, non resterà che adire le vie giudiziarie.

Ciò al fine di esperire l’azione di riduzione ai sensi dell’art. 564 del  codice civile, presso il Tribunale competente territorialmente.

In tutti i casi di donazioni ed eredità è sempre sconsigliato muoversi senza l’assistenza di un avvocato esperto in eredità, sia per il coinvolgimento emotivo degli  eredi, sia per i tecnicismi e la difficoltà legale del caso da affrontare.

Intestazione fittizia di immobili e donazioni indirette

E’ prassi frequente che, anche solo per evitare il pagamento delle imposte di successione sugli immobili, per ottenere le agevolazioni attribuite alla prima casa, un genitore intesti un appartamento ad un figlio.

Ciò senza che in sede di stipula notarile si dia atto della donazione indiretta, posta in essere attraverso una compravendita immobiliare che, seppur non fittizia, è stata realizzata con il denaro del genitore.

In tali ipotesi si configura una donazione indiretta che deve essere computata e restituita alla massa ereditaria.

La donazione indiretta rappresenta un atto di liberalità producendo l’impoverimento del donante e l’arricchimento del donatario a scapito della massa ereditaria e degli  altri eredi che non abbiano usufruito di analoghi vantaggi e benefici patrimoniali.

Pertanto la donazione indiretta deve confluire nella massa ereditaria essendo, ai sensi dell’articolo 809 del Codice Civile, sempre revocabile.

Donazione indiretta e dispensa dalla collazione ereditaria

Una eccezione e caso particolare da considerare è rappresentato dalla dispensa dalla collazione ereditaria che può essere espressa, o tacita.

Nel caso in cui la dispensa dalla collazione sia riportata nell’atto di donazione o nel testamento, o anche in un atto successivo del de cuius, qualora l’atto di liberalità rientri nella facoltà delle sue disposizioni non dovrebbero sorgere particolari problemi.

Assai più complessi sono i casi legati alla dispensa tacita dalla collazione,  rappresentando una fattispecie giuridica sempre di difficile interpretazione e soluzione.

Tutte le donazioni indirette sono revocabili?

A rigor di logica, sempre che possa essere fornita prova documentale sul punto, il principio enunciato nell’articolo 809 del codice civile non si estende e, dunque, applica agli atti di liberalità compiuti dal de cuius in favore di servizi resi conformemente agli usi.

Per esempio nei confronti del figlio, della moglie, o di altro erede, con tutte le problematiche che possano scaturirne e sorgere in sede interpretativa, dovendosi fare riferimento a quegli atti di liberalità che non possano essere annoverati tra gli atti di donazione.

Come provare la donazione indiretta?

Provare che una donazione è indiretta non sempre può essere un lavoro semplice, fermo restando l’onere della prova in capo alla persona interessata.

L’acquisto di un immobile a favore di un minore, o di un figlio ancora studente, può, di per sé, costituire una prova indiziaria della mancanza di fondi propri del beneficiario titolare dell’acquisto fittizio.

E’ diventata prassi in uso che negli atti di compravendita immobiliare l’acquirente dichiari che il pagamento del corrispettivo è avvenuto a cura di un altro soggetto, senza bisogno che questo intervenga necessariamente alla stipula dell’atto notarile.

Donazione ed eredità tra fratelli 

Un caso particolare che merita attenzione, per la sua importanza e frequenza, è  quello nell’eredità tra fratelli di situazioni di sfavore che vedono un fratello avvantaggiato da una donazione di immobile rispetto ad un altro fratello, o  sorella.

In presenza di donazioni indirette, o intestazione fittizia di immobili che ricadono nell’eredità come evitare liti tra fratelli?

I pubblici registri immobiliari consentono di effettuare ricerche approfondite, ma sulla provenienza del denaro di acquisto di un immobile intestato fittiziamente dai genitori ai figli, possono sorgere problemi in relazione al lasso di tempo trascorso.

Le liti tra fratelli per l’eredità, oltre ad implicare risvolti familiari, nel caso di disparità di trattamento dei genitori verso i figli, non possono risolversi  senza l’assistenza di un avvocato specializzato in eredità.

Per tale ragione, raccomandiamo sempre di rivolgersi al nostro studio legale, per una consulenza volta a chiarire il caso, ravvisandosi come situazione frequente la problematica dell’eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria.

Avvocato per donazione ed eredità

L’Avvocato Gianluca Sposato è Consigliere dell’ISLE Istituto per gli Studi e la Documentazione Legislativa che collabora alla Rassegna Parlamentare e opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

E’ considerato il migliore avvocato per risolvere questioni ereditarie che implicano l’esame di donazioni ed eredità, sia che si tratti dell’apertura di  successione legittima che di successione testamentaria.

Lo Studio Legale Sposato, fondato nel 1949, riesce nella maggior parte dei casi ad evitare dispute tra eredi, prima della procedura di mediazione, sempre obbligatoria nel caso di contese ereditarie.

Rivolgersi al nostro Studio Legale per accordi ereditari è sempre la scelta migliore per il cliente che richieda l’accertamento di una donazione indiretta e la reintegra nella quota ereditaria a lui spettante come erede pretermesso, che sia stato leso in ambito successorio.

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Diritto Ereditario

Eredità verso i nipoti

Eredità verso i nipoti

Avvocato esperto in Eredità verso i nipoti

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Nel caso in cui il defunto sia sposato, l’eredità si devolve in linea retta e, dunque, al coniuge e ai figli; in mancanza di figli l’eredità spetta al coniuge e ai genitori e, soltanto ove manchino i figli e i genitori, sempre che il  de cuius non  sia sposato, si devolve in linea collaterale ai fratelli, o ai nipoti.

I nipoti, pertanto, non rientrano in quella categoria di eredi privilegiati, ovvero tra il novero dei legittimari (coniuge, figli, genitori, nonni) che hanno  sempre diritto  nel  nostro ordinamento  giuridica a vedersi  riconoscere una quota ereditaria determinata per legge, e, a meno che non agiscano in rappresentazione di alcuno di questi, perché premorto al de cuius, o siano indicati nel testamento, ovvero non vi siano altri eredi in linea retta, non hanno diritto ad alcuna quota sulla massa ereditaria di nonni  e zii.

Quando l’eredità spetta ai nipoti?

L’eredità è devoluta ai nipoti in soli due casi previsti dalla legge:

  1. quando sono stati espressamente nominati nel testamento;
  2. quando, in mancanza di testamento, chi muore non lascia prole, genitori o nonni, fratelli o sorelle, coniuge e figli, come dispone l’art. 572 del Codice civile.

Solo in questi casi i nipoti, fino al sesto grado, subentrano nell’asse ereditario della persona deceduta e l’eredità, se accettata, viene loro devoluta secondo le disposizioni del codice civile.

Cosa deve fare il nipote per dimostrare di essere erede?

Se il nonno, o la nonna, ovvero lo zio, o la zia ha fatto un testamento  a favore del nipote, o dei nipoti, si aprirà la successione testamentaria in favore del nipote e sarà necessario verificare che il testamento abbia i  requisiti  formali  e sostanziali  previsti  dalla legge e non violi i diritti  dei legittimari,  se presenti  nell’asse ereditario  del  de cuius.

Se, invece, lo  zio o  la zia sono morti  senza avere eredi più prossimi, occorrerà verificare che non vi sia l’esistenza di un testamento, e si  aprirà  la successione legittima in favore dei nipoti.

Il nipote, o i nipoti  per comprovare il loro stato  di eredi, dopo avere richiesto un certificato di morte del de cuius,  possono presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio presso l’Ufficiale dell’Anagrafe Civile del loro Comune di residenza contenente i dati  completi  di  tutti  gli  altri  eredi, al  fine di  comprovare la loro qualità  di  eredi e la composizione dell’asse ereditario del nonno, o della nonna, ovvero dello zio, o della zia deceduta.

Per l’espletamento  di  tutte le pratiche ereditarie, al  fine di  conseguire l’eredità, è fondamentale che l’erede si rivolga subito ad un avvocato specializzato in diritto  successorio per verificare, prima di  tutto, che non vi siano altri eredi da avvisare ed, in particolare, per il compimento di tutte le operazioni  volte ad accertare la consistenza patrimoniale del de cuius, nonché il corretto adempimento delle formalità necessarie a quantificare sia le tasse di  successione che finalizzati alla presentazione della denuncia di successione e divisione tra gli eredi.

Una volta acquisito l’incarico dal  cliente il nostro Studio legale potrà dare  corso  a tutte le formalità  e gli adempimenti  necessari per lo  svolgimento  della pratica ereditaria, ottenendo in tempi rapidi lo svincolo delle somme sui conti correnti del  defunto in favore degli  eredi.

Rappresentazione ereditaria e nipoti

Il nipote, ai sensi degli articoli 467 e 468 del codice civile, ha sempre diritto ad agire per rappresentazione rivendicando la quota di eredità che sarebbe spettata a sua madre, o  a suo padre,  figli del “de cuius”, che siano morti prima dell’apertura della successione, ovvero  vi  abbiano  rinunciato,  ai sensi dell’articolo 581 del codice civile.

La rappresentazione ereditaria nel caso dei nipoti può si avere luogo all’infinito sia nella linea retta che nella linea collaterale, ma solo se il primo chiamato all’eredità è un figlio o un fratello del de cuius, tenuto  conto  che l’art. 468 del codice civile indica quali soggetti rappresentabili solo i figli e i fratelli.

La rappresentazione ereditaria, infatti, è un istituto eccezionale, non suscettibile di interpretazioni estensive, ragion per cui per principio consolidato  della giurisprudenza di legittimità, occorre tener presente che la rappresentazione non opera se il primo chiamato è un nipote del  de cuius.

Avvocato esperto nella gestione di un’eredità ai nipoti

Per capire se e come un’eredità spetta ai nipoti bisogna farsi assistere da un legale di lunga esperienza nel campo del diritto successorio, che conosca in modo capillare le leggi che regolano la materia e tutte le attività  da compiere anche per il  rintraccio  degli  altri  eredi,  affinchè l’eredità  possa essere accettata senza preoccupazioni dai nipoti.

Se sei un nipote che deve adempiere alla pratica successoria di uno  zio o di una zia, oppure dei nonni puoi contattare l’Avv. Gianluca Sposato, esperto nel ramo successorio, che ti fornirà una  dettagliata consulenza in materia ereditaria in grado  di  chiarire ogni dubbio e trovare assistenza per i relativi  adempimenti.

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Diritto Ereditario

La dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione

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Entro quanto si deve fare la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro il termine di un anno dalla morte del de cuius, per non incorrere in sanzioni e pagare le imposte di successione allo Stato.

Ai sensi dell’articolo 456 del codice civile, la successione ereditaria si apre al momento del decesso di una persona nel luogo del suo ultimo domicilio.

Tra gli adempimenti principali che devono compiere gli eredi vi è quello di  ricostruire l’asse ereditario, individuando il patrimonio caduto in successione ereditaria.

Per comprendere come fare la dichiarazione di successione e non commettere errori, o presentare una dichiarazione di successione incompleta è  sempre consigliato rivolgersi ad un professionista del settore.

Chi deve fare la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione può essere presentata da qualunque erede, tuttavia è necessario allegare i documenti di identità di tutti gli eredi.

Per presentare la dichiarazione di successione non è necessario l’accordo, né tanto meno la presenza di tutti gli eredi, seppure consigliata per procedere alla divisione ereditaria.

La dichiarazione di successione viene inoltrata on line alla agenzia delle entrate, quando il patrimonio complessivo del defunto supera l’importo di 100.000,00 euro, oltre che in tutti i casi in cui nell’asse ereditario sono presenti beni immobili.

La dispensa di cui sopra è valida solo nel caso in cui l’eredità sia devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, quando la massa ereditaria non superiore il valore di 100.000,00 euro e non comprende beni immobili, o altri diritti reali.

Negli altri casi la denuncia di successione deve essere sempre presentata.

Quali documenti servono per la dichiarazione di successione?

Il primo documento che devono reperire gli eredi è l’atto sostitutivo notorio, che attesta la composizione dell’asse ereditarie e delle quote ereditarie con e senza testamento  spettanti ai chiamati all’eredità.

In presenza di un testamento, si aprirà la successione testamentaria  ed è necessario anche l’allegazione del testamento nella documentazione; mentre nel caso  di  successione senza testamento si aprirà la successione legittima.

Procedere per gli adempimenti successori senza l’assistenza qualificata di un legale è sempre molto rischioso e sconsigliato.

Alla denuncia di successione devono essere allegati i documenti di identità di  tutti gli eredi ed indicati i beni che cadono in successione.

Fintanto che gli eredi non compiono alcun atto dispositivo sul patrimonio de cuius, lasciando si parla di eredità vacante, o eredità giacente.

Sblocco conto corrente defunto senza successione

Molto spesso gli eredi incontrano resistenza e difficoltà da parte della banca per lo svincolo delle somme depositate su conti correnti e deposito titoli del defunto quando non è stata presentata la dichiarazione di successione.

Per ottenere lo svincolo delle somme in banca del de cuius è sempre bene rivolgersi ad un avvocato che tratti la materia successoria.

La banca non può procedere allo svincolo delle somme in favore degli eredi fino a quando non è stata presentata la denuncia di successione e non riceve tutta la documentazione richiesta per tale operazione.

La presentazione della denuncia di successione presuppone una serie di attività ed indagini che non può prescindere dall’assistenza di un avvocato che abbia lunga esperienza in successioni ereditarie.

Il compito dell’avvocato non è limitato soltanto a consigliare gli eredi sulla compilazione e ricerca dei documenti da trasmettere all’agenzia delle entrate, al fine di non incorrere in sanzioni.

L’assistenza di un avvocato civilista è indispensabile per consentire agli eredi di potere risparmiare sulle tasse e sulle imposte di successione, ottenendo rapidamente lo svincolo delle somme del defunto sul conto corrente.

Tassa di successione, quanto si paga?

Quando si presenta la dichiarazione di successione bisogna pagare anche la tassa di successione.

La tassa di successione varia a seconda del valore del patrimonio ereditario e della categoria degli eredi.

Per il coniuge ed i figli la tassa di successione è dovuta solo se il patrimonio ereditario supera il valore di 1.0000.000,00 di  euro e corrisponde al 4% dell’importo eccedente tale cifra.

Per i fratelli e le sorelle la tassa di successione, invece, è dovuta sull’importo eccedente 100.000,00 euro nella misura del 6%.

Una volta trasmessa la dichiarazione alla Agenzia delle Entrate, l’Erario nelle 24 – 48 ore successive provvede ad addebitare sul conto corrente degli eredi, o sul conto dedicato del Notaio, nel caso ci si avvalga di tale servizio, le relative imposte e tasse.

Il calcolo delle tasse di successione non sempre può tenere conto delle agevolazioni prima casa, come nel caso ad esempio si intenda vendere l’immobile caduto in  successione.

Come si calcola l’ imposta di successione?

Il calcolo delle imposte di successione non è sempre semplice e per questo è bene affidarsi ad un Avvocato esperto in materia ereditaria, per non incorrere in omissioni, od errori che possano dare corso ad accertamenti ed erogazione di sanzioni da parte del fisco.

Ai fini del calcolo delle tasse ereditarie, si deve tener conto dell’intero patrimonio del defunto.

Pertanto, si deve sommare sia il valore di immobili, diritti reali su beni immobili, che depositi di somme su conto corrente, deposito titoli, fondi, beni mobili, partecipazioni azionarie e societarie, crediti ed altro.

Per i soldi presenti su conti correnti del defunto e deposito titoli il calcolo delle imposte è semplice.

Per il patrimonio immobiliare caduto in  successione la base imponibile su cui calcolare il valore dell’imposta di successione trova riferimento nella sua rendita catastale.

La rendita catastale deve essere incrementata del 5% e moltiplicata per un coefficiente attribuito all’immobile stesso in base alla sua categoria.

Quanto costa la denuncia di successione?

Oltre alle tasse ereditarie occorre tenere conto del compenso per l’Avvocato che ha seguito la pratica ereditaria, sulla base della tariffa stragiudiziale di cui al  DM 55/04.

Vi è poi il compenso del Notaio che ha raccolto i dati da trasmettere on line alla agenzia delle entrate, il cui onorario è proporzionale al valore dell’eredità e viene calcolato in base al tariffario notarile.

Tali spese devono essere preventivamente comunicate al cliente, tenuto conto che già al primo incontro in sede di consulenza ereditaria l’Avvocato è tenuto a fornire un preventivo di spesa.

Il preventivo di spesa per l’attività legale in materia ereditaria è relativo alle singole fasi dell’attività da compiere, ovvero per la fase stragiudiziale, per la mediazione e per la fase giudiziale.

Le spese di successione sono detraibili?

Non tutti i costi che si devono sostenere per la pratica successoria prevedono delle agevolazioni fiscali.

Attualmente gli sgravi fiscali sono molto ridotti in materia successoria e la cifra massima detraibile è pari a 294,50 euro, ovvero il 19% delle spese fino ad un tetto di 1.550 euro.

A beneficiarne sarà l’erede che ha sostenuto queste spese; qualora pagassero più eredi, la detrazione deve essere divisa in base alle quote di successione.

Come vendere un immobile ereditato?

Gli immobili che cadono in successione ereditaria possono essere venduti soltanto dopo che siano eseguite tutte le formalità di trascrizione e voltura catastale in favore degli eredi.

Pertanto, la vendita di un immobile ereditato è possibile solo dal momento in cui gli eredi hanno adempiuto a tutte le pratiche successorie e risultino da una visura catastale dell’immobile gli effettivi proprietari.

La vendita di un immobile ereditato, dunque, non può avvenire se prima non  viene presentata la dichiarazione di successione e pagate le relative imposte.

Inoltre per la vendita dell’immobile ereditato è sempre  necessario che tutti gli eredi siano tutti d’accordo alla vendita ed al valore da attribuire ai cespiti caduti in successione ereditaria.

Cosa succede se un erede si rifiuta di vendere un immobile?

Nel caso in cui sorgano contrasti tra gli eredi e, dunque, anche se soltanto uno di essi non aderisca alla volontà di vendere, si configura uno scenario di contenzioso ereditario.

In tal caso bisognerà chiedere lo scioglimento della comunione ereditaria in tribunale per potere procedere alla divisione ereditaria ed alla vendita del bene, o dei beni caduti in successione in sede giudiziaria.

La causa di divisione ereditaria può essere promossa solo dopo avere esperito negativamente il tentativo di mediazione, sempre obbligatorio in materia ereditaria.

Avvocato esperto per la successione ereditaria

L’Avv. Gianluca Sposato, dell’ISLE Istituto per la Documentazione egli Studi Legislativi, assiste i propri clienti per importanti asset ereditari in tutta Italia e all’Estero.

Lo Studio Legale Sposato specializzato in diritto ereditario, opera nell’ambito dei Paesi nell’Unione Europea, Australia ed America con la finalità primaria di condurre in porto accordi di divisione ereditaria.

Il nostro compito è quello di evitare liti tra gli eredi, ottimizzando costi e imposte di successione, in convenzione con i migliori professionisti specializzati nel ramo successorio per ogni adempimento fiscale, catastale e tributario.

L’attività del nostro Studio Legale, fondato nel 1949, risulta determinante in tutte le attività preliminari e successive alla presentazione della dichiarazione di successione, per un risultato ottimale per gli eredi, senza che sorgano liti.

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Diritto Ereditario

Eredità giacente

Eredità giacente

Avvocato esperto in Eredità giacente

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Si parla di eredità giacente quando l’erede, pur essendo nella possibilità di accettare l’eredità, in quanto chiamato ad accettarla, non compie alcun atto dispositivo sul patrimonio  del de cuius, lasciando l’eredità in uno stato, per l’appunto, di giacenza.

In altre parole, l’eredità rimane in una situazione di incertezza fin quando questa non venga accettata, ovvero non si compiano, per il tramite della nomina di un curatore nominato dal Tribunale, una serie di atti volti a chiudere tale procedimento con l’attribuzione dell’eredità.

Quanto dura l’eredità giacente?

L’eredità giacente si chiude quando qualcuno degli eredi effettua l’accettazione dell’eredità, ovvero quando il curatore nominato con provvedimento del Tribunale, ai sensi dell’articolo 528 del codice civile, termina la sua attività.

In ogni caso, comunque, l’eredità si chiude una volta decorsi 10 anni dall’apertura della successione, con devoluzione dell’eredità allo Stato.

Nomina del curatore dell’eredità giacente

La nomina del curatore dell’eredità vacante avviene da parte del tribunale del luogo dove si è aperta la successione ereditaria tanto nel caso di successione legittima che di successione testamentaria.

Ciò avviene quando il chiamato all’eredità, che non si trovi nel possesso di beni ereditari, non ha accettato di partecipare alla successione ereditaria senza darne comunicazione.

A tal riguardo è bene rammentare che l’accettazione di eredità può avvenire anche con semplici manifestazioni e atti dispositivi che possano essere interpretati in tal senso, come, per esempio, un prelievo con il bancomat della persona deceduta.

Il tribunale, su istanza delle persone interessate, o d’ufficio, nomina un curatore, il cui decreto è pubblicato per iscritto nel registro delle successioni.

Quali sono i compiti del curatore dell’eredità giacente?

La finalità che il legislatore intende perseguire con l’istituto dell’eredità vacante è quella di garantire l’integrità e la conservazione del patrimonio ereditario durante tutto l’arco temporale che intercorre dalla morte del de cuius fino  all’accettazione da parte dell’erede, o degli eredi.

Il curatore dell’eredità deve, prima di  tutto, procedere all’inventario dei beni ereditari che rientrano  nell’asse ereditario, con ricognizione sia delle poste attive che di quelle passive, tenuto conto anche delle imposte da pagare al momento della presentazione della dichiarazione di successione.

Per quanto concerne i patrimoni immobiliari occorre tenere presente, infatti, che l’IMU si versa a far data dalla morte del de cuius e che tale onere incombe sul curatore, con tutte le responsabilità del caso, in ipotesi di non adempimento, o  adempimento parziale.

In secondo luogo, il curatore deve amministrare il patrimonio ereditario e rendicontare la sua attività al giudice, aprendo un apposito conto dedicato alla procedura.

Su questo conto deve versare frutti e proventi dell’eredità, anche per vendita di beni mobili, o immobili autorizzati, adempiere al versamento di imposte ed ogni altra attività necessaria per una corretta gestione, il tutto sempre previa autorizzazione del giudice.

Effetti della nomina del curatore dell’eredità giacente

Tra gli effetti della nomina del curatore dell’eredità è importante rammentare quanto dispone l’articolo 2830 del  codice civile, che prevede l’impossibilità di iscrivere ipoteche giudiziali sui beni ereditari.

Oltre all’impossibilità in ipotesi di liquidazione dell’eredità ai sensi degli articoli 498 e seguenti del codice civile di promuovere procedure esecutive sui beni dell’eredità ad istanza dei creditori.

A riguardo si richiama quanto scritto relativamente alla partecipazione degli eredi alla procedura esecutiva.

Quali sono i costi dell’eredità giacente?

Quando la procedura per la nomina del curatore dell’eredità vacante viene attivata a richiesta di parte, tutte le spese, ivi compreso il compenso del Curatore, sono a carico della parte richiedente.

Tale compenso viene regolato in base al DM 55/14 e normalmente prevede un onorario per l’attività svolta in proporzione percentuale del valore della pratica in misura compresa tra lo 0,50 e il 3%.

Se l’eredità giacente è incapiente e senza eredi, il compenso del curatore è a carico dello Stato.

Avvocato per eredità giacente

Lo Studio Legale dell’Avv. Gianluca Sposato gestisce con competenza e lunga esperienza i diversi aspetti legati alla presenza e di un’eredità, tutelando gli eredi secondo il diritto e fornendo le soluzioni ottimali nelle diverse possibili situazioni.

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Diritto Ereditario

Rappresentazione ereditaria

Rappresentazione ereditaria

Avvocato esperto in Rappresentazione ereditaria

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Cos’è la rappresentazione ereditaria?

La rappresentazione ereditaria si ha quando un erede può agire al posto di un altro erede.

Ciò è possibile solo per i discendenti dei figli, o del fratello premorto del de cuius.

La norma si  applica anche nel caso in cui il chiamato all’eredità abbia rinunciato, non possa accettare l’eredità, o quando è stato nominato nel testamento.

L’istituto della rappresentazione nell’eredità consegue il chiaro intento nel nostro ordinamento giuridico di privilegiare i familiari del rappresentato.

In tal modo si attribuisce maggiore tutela e rilevanza giuridica alla  famiglia all’erede premorto, nei casi in cui l’erede sia deceduto prima della dichiarazione di successione.

Qual’é la finalità che il legislatore ha inteso perseguire attraverso la rappresentazione ereditaria con la tutela giuridica concessa ai beneficiari?

E’ quella di presumere che il defunto, se avesse saputo che il rappresentato non avrebbe potuto, o voluto accettare l’eredità, avrebbe disposto a favore dei discendenti di quest’ultimo.

La norma permette ai discendenti di subentrare all’eredità del loro ascendente ed opera in favore del legittimario, che non può essere mai pretermesso dall’asse ereditario del de cuius.

Quando si ha la rappresentazione ereditaria?

L’ articolo 467 del codice civile riconosce ai discendenti legittimi, o naturali, dell’erede di subentrare al posto del proprio ascendente.

Può capitare che un erede legittimario, non potendo mai essere escluso dall’asse ereditario, non voglia, o non possa accettare l’eredità, o che vi rinunci.

Quando la quota ereditaria sarebbe spettata all’erede morto prima della chiamata all’eredità, o l’erede vi abbia rinunciato, opera la rappresentazione.

In tal caso hanno diritto a subentrare ed essere chiamati all’eredità per rappresentazione i discendenti in linea retta e collaterale.

Rappresentazione nella successione legittima

La rappresentazione ereditaria nella successione legittima si verifica quando un discendente, figlio o nipote, può agire al posto di un ascendente, o di un legittimario, rivendicandone i diritti.

Nella successione legittima gli eredi che possono succedere per rappresentazione sono soltanto i discendenti dei figli, dei fratelli o delle sorelle del defunto.

Rappresentazione nella successione testamentaria

La rappresentazione si può avere anche nella successione testamentaria, come previsto dal secondo comma dell’articolo 467 del codice civile.

Il testatore può escludere che la rappresentazione operi in caso di morte anticipata del chiamato all’eredità, o di sua rinuncia, o nominare un altro erede.

In altre parole chi fa testamento, prevendendo il caso di premorienza dell’erede, o di sua rinuncia, può escludere che si faccia ricorso alla rappresentazione ereditaria.

Il testatore che preveda il caso di premorienza di uno dei legittimari può decidere di nominare erede una persona diversa cui attribuire la relativa quota, impedendo che operi la rappresentazione.

Diversamente, se il testatore ha designato come suo erede un un nipote e questi non vuole, o non può accettare l’eredità, cosa succede?

Il diritto di subentrare nell’asse ereditario del de cuius può essere esercitato dal suo discendente, il quale può agire, ai sensi dell’articolo 467 del codice civile, in rappresentazione.

Come opera la rappresentazione ereditaria?

La rappresentazione ereditaria opera sia in linea retta che collaterale.

La rappresentazione opera in linea retta in favore dei discendenti dei figli legittimi, legittimati e adottivi, nonché dei discendenti dei figli naturali del defunto.

La rappresentazione opera in linea collaterale in favore dei discendenti dei fratelli e/o delle sorelle del de cuius.

Quali eredi possono agire in rappresentazione?

I discendenti che possono agire in rappresentazione sono i figli del defunto, nonché i fratelli e le sorelle dello stesso.

I figli adottivi hanno gli stessi diritti di quelli naturali.

Anche i nipoti hanno diritto ad agire in rappresentazione in virtù di quanto disposto dagli articoli 467 e 468 del codice civile.

I nipoti esercitano il diritto di subentrare nella quota di eredità che sarebbe spettata ai loro genitori, ovvero i figli del “de cuius”, ai sensi dell’articolo 581 del codice civile.

Così può agire in rappresentazione il figlio del genitore che abbia rinunciato, o sia morto, prima dei sui genitori.

E’ importante chiarire che soltanto la categoria di eredi elencati nell’articolo 467 possono agire in rappresentazione.

Mentre per quanto attiene la successione dell’erede premorto, o che non possa, o voglia accettare l’eredità, la norma non si applica al coniuge superstite, ai sensi dell’articolo 468 del codice civile.

Erede premorto e rappresentazione ereditaria

Il caso più frequente al quale si ricorre alla rappresentazione ereditaria è quello dell’erede premorto.

Ciò si verifica quando il figlio muore prima del padre e della madre.

Affinché si abbia rappresentazione nel caso di erede premorto bisogna tenere presente che:

  • solo i discendenti dei figli, dei fratelli e delle sorelle, che siano premorti, possono succedere per rappresentazione.
  • la rappresentazione opera all’infinito ma solo quando il primo  chiamato è figlio, fratello o sorella del de cuius.

Quando è esclusa la rappresentazione ereditaria?

L’istituto della rappresentazione ereditaria può essere esclusa e non si applica se è stato espressamente previsto nel testamento, a norma dell’articolo 688 del codice civile.

In tal caso, quando si apre la successione testamentaria, si attribuisce pieno potere alla volontà del de cuis e opera una deroga all’istituto della rappresentazione ereditaria.

Chi fa testamento può decidere di nominare un altro erede nel caso in cui l’istituito non possa, o non voglia, accettare l’eredità, o il legato, senza che gli succeda per rappresentazione il chiamato diretto.

In presenza di testamento che esclude la possibilità di ricorrere alla rappresentazione ereditaria, la volontà testamentaria prevale sulla disposizione di legge, parlandosi di sostituzione ordinaria.

La rappresentazione ereditaria non si applica al legato di usufrutto, di uso, di abitazione e alimenti che non sono trasmissibili agli eredi.

Rappresentazione ereditaria e scelta dell’avvocato

Lo Studio Legale Sposato, dal 1949, si è distinto come studio legale specializzato in diritto ereditario in ambito nazionale per eredità di particolare importanza e valore.

Lo Studio opera su tutto il territorio nazionale con consulenza e assistenza legale altamente tecnica e specializzata nel diritto successorio.

L’ Avvocato Gianluca Sposato, dell’ ISLE Istituto per la Documentazione e gli Studi LegislativiPresidente dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, segue personalmente tutti i casi.