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Tabella risarcimento lesioni personali

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Tabella risarcimento lesioni personali

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Tabella risarcimento lesioni personali

Intervista all’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente di Adism e rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati all’Agenzia Parlamentare.

Il 20 febbraio 2024 il Consiglio di Stato ha sospeso il proprio parere sulla Tabella approvata dal Governo, condividendo le osservazioni inviate dall’Avvocato Sposato al Presidente della Repubblica.

Vi è, infatti, una premessa ed un contrasto insanabile richiamato nella nuova formulazione dell’articolo 138 del Codice delle Assicurazioni Private.

Contrasta la necessità di conciliare il proposito di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno e razionalizzare i costi del sistema assicurativo.

Il Governo approva la Tabella per il risarcimento delle lesioni personali, ma non va bene

Fonte Agenzia Parlamentare, 17 gennaio 2024

Tabella risarcimento lesioni personali, il Governo approva il DPR per le lesioni di non lieve entità: adottato un criterio di valore unico per le micro lesioni e per le macro lesioni.

Il 16 gennaio 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di DPR di cui all’ art. 138 comma 1 lett. b) del D Lgs 7/9/2005 n. 209, relativo alle lesioni di non lieve entità.

La Tabella di risarcimento del danno biologico di non lieve entità era attesa da oltre 15 anni.

Il calcolo per il risarcimento di lesioni per incidente stradale, gravi o gravissime, ad oggi, è avvenuto sui valori delle Tabelle del Tribunale di Roma e di Milano.

L’Osservatorio sulla Giustizia Civile con il Gruppo Danno alla Persona, è stato parte diligente nel colmare la lacuna ministeriale.

L’Osservatorio ha affrontato tematiche del danno alla persona, come il danno da morte, o danno tanatologico, spettante agli eredi di chi muore a seguito di un fatto illecito.

Le Tabelle di calcolo del danno di non lieve entità approvate dal Governo non hanno tenuto conto della prassi acquisita e della giurisprudenza formatasi.

Ora, salvo imprevisti, passano alla firma del Presidente della Repubblica, cui l’Avvocato Sposato ha inviato una nota esplicativa.

La Tabella di risarcimento delle lesioni personali: Sposato scrive al Presidente della Repubblica

Il Ministero delle Imprese ha promulgato la Tabella Unica Nazionale del Danno non patrimoniale per lesioni di non lieve entità, di cui all’art. 138 Codice Assicurazioni Private.

Stride la concomitante esigenza di “garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno e razionalizzare i costi  del  sistema assicurativo”.

L’A.D.IS.M. Associazione Difesa Infortunati Stradali, che ha avuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha chiesto di modificare il DPR.

La richiesta è relativa al riconoscimento di un maggiore valore del punto di danno biologico alle macro lesioni e autonomia del danno morale.

L’I.S.L.E. – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi, ha osservato che il tema del danno biologico è di competenza primaria del Ministero della Salute.

Si è fatto presente anche che non è stato interpellato il Ministero di Grazia e Giustizia, violando la procedura di formazione dei lavori.

L’Avvocato Gianluca Sposato, rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati per la responsabilità civile da circolazione stradale, ha informato il Presidente della Repubblica.

Nella nota inviata al Presidente Mattarella sono stati evidenziati i temi richiamati nel presente articolo, per opportuna valutazione.

Adottare per il risarcimento delle macro lesioni criteri risarcitori analoghi alle lesioni di non lieve entità non tiene conto dell’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Il DPR, così come approvato dal Governo, si porrebbe in contrasto con principi costituzionalmente garantiti.

Il Consiglio di Stato boccia la Tabella Unica delle macro lesioni

Il Consiglio di Stato, condividendo il ragionamento sin qui svolto,  in data 20 febbraio 2024 ha sospeso il proprio parere sullo schema di DPR  della TUN del Governo.

Sono stati rilevati valori basati su dati non aggiornati ed il contrasto, segnalato da ADISM, di conciliare l’abbassamento dei premi auto con il diritto alla salute dei cittadini.

Il Consiglio di Stato, giustamente, ha affermato che gli interessi  economici delle assicurazioni non devono causare una riduzione della tutela delle vittime.

In particolare, anche il danno morale deve trovare un giusto riconoscimento proporzionale all’entità del pregiudizio accertato.

Tabella risarcimento danno biologico, le lesioni gravi trattate come le lesioni lievi

Come per la normativa sul risarcimento diretto, gli interessi delle assicurazioni prevalgono sulle sorti dei danneggiati.

Non a caso la Tabella di risarcimento dei danni biologici nella stesura del testo porta la firma del Ministero dell’Industria.

Non è stato interpellato il Ministero della Giustizia e ci si chiede il ruolo del Ministero della Salute, competente per materia.

Un danno biologico autoctono, con marchio di denominazione dop, apposto dal Ministero del Made in Italy.

La Tabella di risarcimento negli incidenti stradali

La tabella di calcolo del danno per le lesioni riguarda il danno non patrimoniale che è composto dal danno biologico e dal danno morale.

L’ambito di applicazione riguarda sia le lesioni negli incidenti stradali, che le lesioni causate da responsabilità medica.

Per risarcire un danno si considera il punteggio del danno biologico, che viene attribuito in relazione alla gravità delle lesioni fisiche.

Si tiene conto in termini percentuali della misura in cui il danno incide nella salute del danneggiato, in misura compresa da 1 a 100 punti.

Si considerano lesioni di lieve entità quelle ricomprese da 1 a 9 punti di invalidità permanente.

Le lesioni di non lieve entità, o macro lesioni, sono quelle superiori a 9 punti fino a 100 punti di invalidità permanente come danno biologico.

Il danno morale, ovvero la sofferenza, è risarcibile solo in presenza di fatto illecito.

Il pregiudizio di tipo morale viene calcolato in misura percentuale del danno biologico, operando la personalizzazione del danno.

Il calcolo del danno biologico

La materia del risarcimento del danno alla persona è molto tecnica e il calcolo del danno biologico può essere diverso anche per la stessa tipologia di menomazione fisica.

Gli interessi delle assicurazioni sono rilevanti, considerato l’elevato numero di sinistri stradali con feriti ogni anno, con una spesa superiore a 20 miliardi di euro.

La diminuzione del valore punto del danno biologico per le macro lesioni, non è conforme agli importi delle Tabelle del Tribunale di Roma e di Milano.

Importi quelli delle Tabelle del Tribunale di Roma che, da oltre un decennio, sono confermati dalla Corte di Cassazione.

Risarcimento del danno di non lieve entità

Con la Tabella Unica Nazionale avremo risarcimenti inferiori fino al 25% per i danneggiati, rispetto alle Tabelle dei Tribunali di Roma e Milano.

Questo, soprattutto, nella fascia di invalidità permanente tra 9 punti  e 35 punti di invalidità permanente, ovvero la casistica più frequente.

Sorprende che il valore del punto di invalidità permanente di partenza è stato abbassato a quello per le lesioni di lieve entità.

Valore unitario del punto di invalidità permanente

Con la Tabella Unica nazionale il punto di invalidità permanente è stato abbassato ad euro 939,78, rispetto al valore riconosciuto di euro 1.198,76.

Per ogni giorno di inabilità assoluta la Tabella del Governo riconosce un valore, come per le microlesioni, di euro 54,80, invece di euro 149,00.

Non è prevista personalizzazione del danno per le lesioni lievi.

Dunque nessun risarcimento del danno morale per le lesioni di lieve entità, fino a 9 punti di danno biologico accertato come invalidità permanente

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NUOVE NORME AL CODICE DELLA STRADA

Nuove norme al Codice della Strada

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Intervista rilasciata dall’Avvocato Gianluca Sposato Presidente di Adism Associazione Difesa Infortunati Stradali ad AGENPARL – ROMA, 30 Giugno 2023

Sposato (Adism): lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti

“La Nazione ha bisogno di strade più sicure ed una mobilità sostenibile”

Con queste parole L’Avv. Gianluca Sposato Presidente di ADISM – Associazione Difesa Infortunati Stradali, ha avviato un dialogo con il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Sono state segnalate alcune iniziative nell’interesse della collettività per arrestare l’angosciante fenomeno della morte per incidente stradale.

Alcune direttive sono state recepite ed inserite nel disegno di legge approvato lo scorso 27 giugno alla Camera con il Decreto Legge n 151.

Incidenti mortali prima causa di morte tra i giovani

Sono 38.520.231 i mezzi immatricolati nel nostro Paese, 590 gli incidenti stradali con feriti ogni giorno e 12 i morti.

È angosciante pensare che gli incidenti stradali mortali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani.

Fino ad oggi le Istituzioni non sono riuscite a far fronte al problema-

Per questo occorrono nuove norme al Codice della Strada.

L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente di Adism, ha chiesto che lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti stradali con danni fisici.

E’ necessario investire nella prevenzione ed educazione stradale e adottare misure idonee a contrastare il fenomeno della mortalità nelle strade, che sembra inarrestabile.

Misure di prevenzione per gli incidenti mortali

Per ridurre l’incidentalità e la mortalità sulle strade le case automobilistiche potrebbero introdurre l’obbligo della scatola nera.

Sono necessari  anche sistemi di sicurezza e di limitazione della velocità su mezzi omologati in circolazione ad elevato rischio di sinistrosità.

Ciò consentirebbe anche di  risparmiare sui costi  assicurativi e risarcimento alle vittime della strada.

Misure straordinarie devono essere prese nei confronti dei soggetti più pericolosi alla guida con ritiro definitivo della patente per chi si rende colpevole del reato di omicidio stradale.

Necessari anche richiami periodici di aggiornamento con esami per chi causa incidenti con feriti per lesioni gravi a causa di condotta pericolosa al volante. 

Educazione stradale per prevenire gli incidenti

In tale direzione un primo passo è stato compiuto dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 giugno.

Con il Decreto Legge n 151 sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del  Codice della Strada.

Ma non basta per promuovere la cultura dell’educazione stradale e prevenire gli incidenti.

L’Avvocato Gianluca Sposato chiede nuove norme al Codice della Strada e risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti.

Adism ha segnalato al Governo (Prot. USG 12473) la necessità di aumentare la quota prevista dalla lettera b) dell’art. 208 del Codice della Strada.

Questa misura è necessaria per aumentare i proventi delle sanzioni amministrative in favore di chi è tenuto a garantire la sicurezza nella circolazione stradale.

Ciò tenuto conto delle condizioni pessime del manto stradale sulla maggior parte dei tratti nazionali.

Obbligo di manutenzione stradale per prevenire gli incidenti

Per quanto concerne la manutenzione stradale, i lavori devono essere affidati a ditte specializzate in grado di garantire la tenuta del manto.

I concessionari degli appalti per la manutenzione stradale devono essere tenuti  ad idonee garanzie e rispondere per inadempimento contrattuale in caso di cattiva esecuzione dei lavori.

Si stima che occorrerebbero 2.500 miliardi di euro all’anno per garantire una viabilità sicura ed efficiente a fronte di circa 600 milioni di euro spesi.

Necessità di attraversamenti pedonali sicuri

Gli incidenti a pedoni  sono in costante aumento ed anche in questa direzione occorrono nuove norme al Codice della Strada.

L’Avvocato Gianluca Sposato di Adism ha chiesto che lo Stato impieghi risorse economiche per sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti ai pedoni.

Gli attraversamenti pedonali devono garantire maggior sicurezza al pedone.

Per tale ragione l’attraversamento pedonale dovrebbe avere insegne fluorescenti visibili anche la notte.

Necessario anche implementare gli impianti semaforici per consentire l’attraversamento del pedone.

I marciapiedi devono essere muniti di transenne pedonali che riparano il pedone da eventuale investimento, proteggendolo in caso di collisione con autovettura.

Tre milioni di euro per le multe stradali ogni anno dai cittadini allo Stato

Ogni anno i cittadini versano allo Stato 3 miliardi di euro per le multe stradali.

Il 60% di tale gettito finisce nelle casse dei Comuni.

Vi è poi l’impiego delle risorse destinate alle Regioni dal gettito del bollo auto.

I Comuni dovrebbero investire la metà dei proventi in opere di manutenzione e ammodernamento stradale.

Tuttavia nessuno controlla l’impiego delle risorse per la sicurezza stradale.

Molti incidenti in moto  sono causati da pessime condizioni del manto stradale, e carenza di illuminazione, essenziali per garantire l’incolumità degli utenti della strada.

Riproduzione riservata Sposatolaw per Agenzia Parlamentare

L’Avvocato Gianluca Sposato ha avuto l’apprezzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il contributo volto a tutelare i danneggiati da incidenti stradali e collabora stabilmente con L’ISLE – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi.

Leggi Articolo completo qui

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Gli scandali delle aste giudiziarie e fallimentari

Gli scandali delle aste giudiziarie e fallimentari

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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Il celebre Avvocato romano Gianluca Sposato, fondatore e Presidente dei Custodi Giudiziari e Delegati alle Vendite Immobiliari ha raccontato alla Agenzia Parlamentare le ragioni delle sue dimissioni e la sua esclusione dalla sezione del tribunale.

La denuncia dove lavorava come custode e delegato alle vendite immobiliari per avere richiamato all’attenzione un sistema di corruzione e collusione tra magistrati ed ausiliari conosciuto da molti e mai raccontato per paura di essere esclusi dal giro d’affari.

Così l’Avvocato Gianluca Sposato, ha descritto lo scandalo mai raccontato delle aste giudiziarie e fallimentari.

Denunciato lo scandalo delle aste giudiziarie e fallimentari

Sentire parlare un giudice dell’esecuzione di “appetibilità’ dell’immobile sul mercato”, piuttosto che di garanzia dei diritti delle parti processuali, pur con le dovute differenze tra creditore e debitore, è stato il principio di un fenomeno che ha sconvolto le regole del diritto nelle esecuzioni immobiliari, stridendo con quella funzione di terzietà ed imparzialità che ogni giudice dovrebbe garantire.

Che esista un sistema di potere che prende le decisioni economiche, a cominciare dalla scelta degli interlocutori, come il concessionario della pubblicità, la banca, o gli ausiliari a cui affidare gli incarichi maggiormente remunerativi, che ruotano intorno al mondo delle aste e dei fallimenti spesso è sotto gli occhi di tutti, basti pensare all’ex Presidente del Tribunale di Roma ed agli incarichi milionari affidati al genero.

I benefici nel giro dei fallimenti  e delle aste giudiziarie sono per pochissimi raccomandati sui cui rapporti stretti con i giudici occorrerebbe indagare.

Chi denuncia viene automaticamente escluso,  come è  accaduto  al sottoscritto, trovandosi dopo avere investito nella professione e specializzazione, senza possibilità di lavorare più come custode giudiziari o e delegato alle vendite nelle procedure esecutive immobiliari.

L’ interpello al Ministro della Giustizia per fare luce su  corruzione e giro di soldi che scredita la magistratura.

E’ inspiegabile come certi giudici avanzino velocemente di carriera fino ad arrivare in Cassazione, o diventano Presidenti di Tribunale senza particolari meriti (a volte come nell’interland della capitale anche a seguito di scandali di molestie sessuali archiviati) e altri che, pur lavorando onestamente, non facciano scatti in avanti.  

Possibile che all’interno della magistratura vi sia un sistema di raccomandazioni dettato dalla posizione e appartenenza a diverse fazioni, che decide assegnazioni con criteri diversi dai meriti?

La magistratura deve rimanere indipendente e garantire imparzialità di giudizio, oltre che disinteresse alle questioni trattate.

E’ sul principio di affermazione della legalità, che non può prescindere da alcuna riforma della giustizia, con la separazione delle carriere per i magistrati.

Il mondo della Giustizia avrà un bel da fare ha sottolineato l’Avvocato Gianluca Sposato cresciuto nell’ambiente dell’ISLE  – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi che opera sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Fonte dell’intervista: Agenzia Parlamentare, 27 ottobre 2022

https://agenparl.eu/2022/08/27/lo-scandalo-mai-raccontato-delle-aste-giudiziarie-e-fallimentari-prima-puntata/

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Lo scandalo mai raccontato delle aste giudiziarie e fallimentari

Lo scandalo mai raccontato delle aste giudiziarie e fallimentari

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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Un sistema chiuso che non presta alcuna garanzia al debitore

Il mondo delle vendite immobiliari nelle aste giudiziarie si presenta come un sistema chiuso, che non presta alcuna garanzia al debitore esecutato, gestito da un numero ristretto di custodi giudiziari e delegati alle vendite immobiliari legati da rapporti molto stretti con i giudici.

A questo si aggiunga che sono state soppresse le forme pubblicitarie tradizionali sulla carta stampata a tiratura nazionale, rendendo più difficile e trasparente la partecipazione a tutti.

In questo articolo la cui intervista integrale è stata rilasciata all’Agenzia Parlamentare vi raccontiamo gli scandali delle aste giudiziarie e fallimentari.

Vendite più veloci e meno diritti per il debitore esecutato

Oggi, a seguito di varie riforme dettate più da interessi della finanza e dell’economia che dalla legalità e rispetto di principi basilari della legge garantiti dalla Costituzione, le case pignorate vengono vendute a prezzo ulteriormente ribassato rispetto a quello  fissato nel giro di pochi mesi.

Mi sono battuto affinchè venisse eliminato l’ ordine di liberazione dell’immobile anticipato alla vendita, in  tutti i casi  di  cooperazione da parte del  debitore esecutato.

Tuttavia permangono problematiche come: l’ obbligo  di corresponsione di una indennità di occupazione per i familiari dell’esecutato che occupano l’immobile,  il termine per proporre opposizione non oltre la vendita e costi di procedura esorbitanti.

La denuncia all’Agenzia Parlamentare 

In un sistema dove di tanto in tanto scoppia qualche scandalo per l’assegnazione degli incarichi ( vedasi le vicende dell’ex Presidente del Tribunale di Roma ora consigliere di BBC e del genero con acconti su arbitrati per 1.000.000,00 di euro)  il noto avvocato e giurista romano Gianluca Sposato ha voluto denunciare all’Agenzia Parlamentare fatti che richiedono l’apertura di una indagine.

Non solo lo “scandalo Palamara” che è risaltato ai fatti di cronaca, ma un  sistema molto più difficile da soverchiare nonostante i registri di assegnazione degli incarichi ai professionisti delegati  alle vendite debbano essere conservati e resi pubblici. 

In tutto questo vi è il monopolio di un concessionario per la pubblicità e di un altro per la gestione degli incarichi relativi alla custodia dell’immobile, con società per azioni che fatturano milioni di euro, a fronte di spese esorbitanti che ricadono sul debitore esecutato.

L’intervista integrale all’Avvocato Gianluca Sposato  dell’ISLE – Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è integralmente pubblicata sulla Agenzia Parlamentare.

Fonte dell’intervista: Agenzia Parlamentare, 27 agosto 2022

https://agenparl.eu/2022/08/27/lo-scandalo-mai-raccontato-delle-aste-giudiziarie-e-fallimentari-prima-puntata/

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Risarcimento agli eredi per il danno da morte

Risarcimento agli eredi per il danno da morte

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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In questo articolo affronto il tema del risarcimento danni agli eredi per la morte di un loro familiare, a seguito di un fatto illecito.

Danno da perdita del rapporto parentale

La prova della sofferenza per l’uccisione del proprio familiare ai fini del  risarcimento del danno da perdita parentale viola principi costituzionalmente garantiti?

La guerra intestina su quantificazione e prova del danno da morte e la questione di legittimità costituzionale sollevata relativamente alla sentenza 11200/19 della Cassazione.

Potrebbe sembrare assurdo per i non addetti ai lavori, ma è così: se un proprio congiunto viene ucciso in un incidente stradale i familiari della vittima devono documentare la sofferenza per la perdita del rapporto parentale.

I familiari per avere diritto al risarcimento del danno per l’uccisione del proprio caro devono fornire la prova del vincolo affettivo, altrimenti possono anche non avere diritto ad alcun risarcimento.

Danno da morte per l’uccisione di un fratello in un incidente

Facciamo un esempio per essere più chiari su quello che la legge richiede come prova per avere diritto al risarcimento agli eredi per il danno da morte.

Se il fratello di una persona uccisa mentre attraversava sulle strisce pedonali da un automobilista chiede sic et simpliciter il risarcimento del danno per la perdita del rapporto parentale, potrebbe non avere diritto ad alcun risarcimento.

Oppure ottenere un indennizzo in misura ridotta, rispetto minimi e massimi che fanno riferimento all’intensità del rapporto con la vittima e alla dimostrazione del dolore per la perdita subìta.

Il danno da morte per l’uccisione di un fratello, ed in genere di un proprio familiare, infatti, non viene risarcito sul presupposto del rapporto di parentela, ma su quello del vincolo affettivo.

Di quel vincolo affettivo che, proprio per effetto dell’uccisione del proprio caro e del reato compiuto di omicidio stradale,  si è venuto ad interrompere.

La privazione del vincolo affettivo con la vittima del reato costituisce un danno di  tipo morale che deve essere risarcito ai familiari, ma sottoposto alla prova di legame affettivo che deve essere provato.

Questione di legittimità costituzionale sulla prova della sofferenza nel danno da morte

Occorre precisare che, seppur non se ne è parlato, con riferimento alla prova della sofferenza per il danno da morte è stata da me sollevata una questione di legittimità costituzionale in un giudizio di rinvio, dopo due passaggi in Cassazione, inerente la sentenza 11200/19.

Si è evidenziato come tale sentenza si ponga in contrasto e violazione degli  articoli 2, 3 e 32 della Costituzione della Repubblica italiana con riferimento agli articoli 2043 e 2059 del codice civile.

Secondo la Cassazione, infatti: “ la mera relazione di consanguineità non è da sola sufficiente ad integrare il danno risarcibile, gravando sui congiunti l’onere di provare in concreto l’esistenza di rapporti costanti e di reciproco affetto e solidarietà con il familiare defunto”. 

Il giudizio è ancora in corso, in fase decisionale, e non sappiamo se gli atti verranno trasmessi alla Consulta, o meno, per dirimere tanti dubbi e rispondere ai quesiti sollevati da chi scrive.

Come provare il danno da morte?

Questa e altre sentenze di legittimità, a seguito dell’involuzione giurisprudenziale che ha elaborato la teoria del danno conseguenza a discapito del danno evento.

Ciò sul presupposto che: “la liquidazione del danno non patrimoniale subìto dai congiunti  in  conseguenza dell’uccisione del familiare non integra un danno in re ipsa, ma deve essere provato in concreto dal danneggiato”.

Tuttavia, come ben noto alla medicina legale, che sul punto si è autorevolmente espressa con i suoi maggiori studiosi e rappresentanti, non può non evidenziarsi che il sentimento, il dolore, è qualcosa di interiore.

La sofferenza può facilmente desumersi nel caso di perdita del rapporto parentale per fatto illecito ricorrendo alle presunzioni legali.

Dovendosi esprimere non poche perplessità su modalità standard da assumere quali relativi mezzi di prova per la sofferenza relativa alla morte di un familiare.

Autorevoli giuristi e studiosi del danno alla persona sostengono che l’onere della prova deve incombere su chi intenda dimostrare un fatto che si discosti dal sentire umano e sociale.

Ovvero un danno che si qualifichi come situazione eccezionale: come il non provare dolore, o provare un sentimento di sollievo, se non addirittura di indifferenza per l’uccisione di un familiare.

Danno da morte e sofferenza per l’uccisione di un familiare

Con la richiesta della prova della sofferenza per il risarcimento agli eredi per il danno da morte, la Cassazione compie un eccesso di potere, in danno delle vittime della strada.

La Corte Costituzionale individua quali criteri che valgono come indici dell’eccesso di potere legislativo quello dell’assoluta illogicità, incoerenza, od arbitrarietà delle motivazioni della legge.

Ciò vale anche per l’atto che alla legge è equiparato, ovvero le sentenze, come la numero 11200/19.

Altro elemento in cui si ravvisa l’eccesso di potere è dato dalla irragionevolezza delle statuizioni legislative rispetto alla realizzazione concreta del fine.

A prescindere dal valore e dal contenuto delle presunzioni legali, sembra che i giudici non vogliano tenere contro di quella che è la norma quando si deve affrontare la morte violenta di un familiare.

Ovvero: sofferenza, dolore, vuoto incolmabile, sconforto, perdita della voglia di vivere per l’uccisione del proprio caro.

Ogni diversa interpretazione e convincimento entra in contrasto e lede i princìpi sanciti negli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione.

Risarcimento del danno da morte, tutela costituzionale

L’articolo 2 garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, mentre l’articolo 3 afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge.

Dovere dimostrare lo sconvolgimento della propria vita per l’uccisione di un familiare è in contrasto con tali principi.

Violando la dignità sociale che si manifesta anche nel rispetto dell’altrui dolore, che non deve essere calpestato, o trasformato in fenomeno da circo.

Né, tantomeno può, senza riserva, costituire oggetto di prova nella generalità dei casi, attesa la natura interiore e strettamente personale del sentimento.

Ciò a prescindere dal fatto che un sentimento, come l’amore, l’amicizia, il dolore, non può essere provato, proprio perché indice di una spontaneità interiore caratterizzata dalla riservatezza ed esclusività.

Qualunque mezzo di prova rappresenta una coercizione ed una violenza al rispetto della riservatezza e del dolore per chi subisca quanto di più atroce la vita possa riservare all’essere umano.

Ovvero: la privazione dell’affetto di un proprio caro a causa della morte violenta per fatto illecito.

Provare il dolore per l’uccisione di un familiare

E’ in corso un aspro dibattito tra giuristi su quantificazione e prova del danno da morte.

Occorre evidenziare che le ultime pronunce della Cassazione sembrano ristabilire un equilibrio a favore del danneggiato.

A cominciare dalla ordinanza n. 7748/2020 che ha chiarito come il pregiudizio patito dai prossimi congiunti sia configurabile come danno diretto e non riflesso.

Ciò poichè può desumersi presuntivamente dal legame parentale la sofferenza, lo sconvolgimento della propria esistenza per quanto di più triste possa capitare ad una persona: sopravvivere al mondo senza l’affetto di chi amava.

Qualcuno ha, poi, paragonato alla sentenze di San Martino, per importanza ed impatto con l’attuale sistema risarcitorio in tema da danno da perdita parentale, le  3 sentenze della Suprema Corte Cass. 10579/21, Cass. 26300/21, Cass. 26301/21.

Con cui è stato chiarito quali sono i criteri per determinare gli importi da liquidare a titolo risarcimento danno per la perdita del rapporto parentale agli eredi della vittima di un fatto illecito.

Con invito ad abbandonare l’orientamento espresso nelle Tabelle Milanesi.

Danno da morte, grado di parentela, età della vittima e convivenza

Con le sentenze n. 33055/21 e n. 38077/21, la Suprema Corte ha ribadito i criteri per determinare le somme che spettano a ciascun congiunto della vittima di un fatto illecito.

Si deve fare riferimento non soltanto al grado di parentela ed alla convivenza con la vittima, ma anche all’età del defunto e all’età del congiunto superstite.

Tali criteri erano stati sconvolti solo dalle Tabelle del danno da morte del tribunale di Milano.

L’Avvocato Gianluca Sposato si è battuto per tutelare i diritti dei familiari  delle vittime della strada, anche in seno al Gruppo “Danno alla Persona” dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile, di cui fa parte.

In particolare chiedendo di rivedere il divario della forbice prevista per gli importi da liquidare ai fratelli per l’uccisione di un fratello.

Ciò tenendo conto delle Tabelle del danno da morte del tribunale di Roma e dei criteri da applicare per determinare gli importi da liquidare a ciascun erede per la morte di un proprio familiare.

Tenuto conto che gli aventi  diritto sono sempre il coniuge, il figlio, i genitori, i fratelli, i nonni ed i nipoti  e della diversa intensità del legame affettivo.

Infatti, non può non tenersi conto di quanto affermato dalla Suprema Corte con la sentenza n. 26301 del 2021, che ha voluto sottolineare un principio cui  non  si può derogare.

“Il vero danno nella perdita del rapporto parentale, è la sofferenza non la relazione. E’ il dolore, non la vita che cambia, se la vita è destinata, si, a cambiare, ma, in qualche modo, sopravvivendo a se stessi nel mondo”.

Come valutare la prova della sofferenza nel danno da morte?

Si tratta di una pronuncia che non lascia dubbi e richiama il principio delle presunzioni legali nell’ambito della prova dello sconvolgimento della vita a causa di un fatto illecito per la morte di un proprio familiare.

Chiarisce anche come la sofferenza per la perdita del rapporto parentale deve essere provata e valutata dal giudice per avere diritto al risarcimento del danno ed in quale misura.

La sofferenza morale allegata e poi provata, anche a mezzo di presunzioni semplici, costituisce l’aspetto più significativo del danno.

Esiste, infatti, una radicale differenza tra il danno per la perdita del rapporto parentale e quello per la sua compromissione dovuta a macro lesione del congiunto rimasto in vita in cui è la vita di relazione a subire profonde modificazioni in peggio.

Danno da morte e sconvolgimento della vita

L’art. 32 della Costituzione stabilisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività e la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Viene da chiedersi se costringere un genitore, che ha perso un figlio trasportato in auto in un incidente stradale, a fornire prova del suo dolore non rappresenti una violazione del rispetto della persona, della privacy, una intrusione sgradita nel suo lutto familiare.

Vi è da chiedersi se questo gioco perverso che calpesta i diritti del  danneggiato, possa portare nel circo delle aule di giustizia ad indagini ed accertamenti peritali pericolosi ed inutili ai fini dell’equità e garanzia dei diritti.

Ciò tenuto conto che la legge deve garantire uguaglianza e non disparità.

Il principio secondo cui il danno per la perdita di un familiare non è “in re ipsa“ si appalesa in netto contrasto e violazione della norma costituzionale richiamata.

La perdita di un familiare rappresenta il più grande sconvolgimento che possa abbattersi nella vita di un essere umano, ponendo spesso fine alla voglia di vivere, una mancanza ed un dolore non sanabile nel tempo.

Una situazione che non si augura a nessuno, solo chi ha vissuto un lutto familiare può comprendere come la salute risenta del vuoto incolmabile provocato dalla mancanza di un proprio caro.

Come ciò incida negativamente sulla qualità della propria esistenza, venendo meno la voglia di vivere e divenendo la vita un dolore continuo e costante.

Danno morale per uccisione di un familiare

Per tale ragione il nostro legislatore ha previsto il risarcimento di un danno  morale per determinate categorie di congiunti a seguito del decesso di un familiare (finanche i nonni, i cugini e gli zii per il tribunale di Roma 2019) cagionato da fatto illecito.

Non rappresentando l’assenza di convivenza, nel mondo in cui viviamo e con le tecnologie a disposizione, un ostacolo alla pienezza del rapporto affettivo tra consanguinei.

Tant’è vero che il giudice può ridurre (può, non deve) l’importo  riconosciuto a titolo di danno da perdita parentale fino alla metà.

Negare che l’uccisione di un proprio familiare costituisca violazione dei diritti, e dunque, dei danni, perlomeno non patrimoniali, dei congiunti superstiti è  nozione contraria ai principi basilari del sentire sociale e del diritto.

La legge è chiamata a tutelare tali beni supremi: la salute, la piena dignità sociale e l’uguaglianza sostanziale dell’individuo di  fronte alla legge.

Così come non riconoscere che il dolore possa essere provato e manifestato in maniera differente e soggetto a valutazione equitativa da parte di organi giudicanti differenti e con propri distinti convincimenti.

D’altronde il caos generato sui danni non patrimoniali da uccisione di un  congiunto, con l’elaborazione della teoria del “danno  conseguenza” a scapito del  “danno  evento” non  tengono conto dell’unica considerazione meritevole di tutela.

Ovvero che la vita e la salute sono beni preziosi ed irrinunciabili, costituzionalmente protetti e garantiti.

E che l’evento e la conseguenza si identificano nel danno stesso, non potendo avere distinta collocazione quali espressioni racchiuse nel dettame dell’articolo 2058 del nostro codice civile.

Negare che l’uccisione di un figlio non abbia ripercussioni nella vita e sulla salute dei genitori, che la morte di un fratello non sconvolga l’esistenza dei familiari superstiti è principio che contravviene al sentire sociale.

In contrasto con quelle nozioni comuni proprie di uno Stato che voglia definirsi garantista e di diritto.

Avvocato Gianluca Sposato Gruppo “Danno alla Persona” dell’ Osservatorio Sulla Giustizia Civile – pubblicazione riservata sulla rivista di diritto “Temi Romana”.

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Quali sono le quote degli eredi quando non è stato redatto testamento?

Quali sono le quote degli eredi senza testamento

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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Abbiamo chiesto all’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, esperto in diritto ereditario, quali sono le quote degli eredi senza testamento.

Quali sono le quote degli eredi senza testamento?

Per comprendere quali sono le quote degli eredi quando non c’è testamento, bisogna tenere conto che i diritti dei discendenti prevalgono sui diritti degli ascendenti.

Il diritto ereditario  regola ogni ipotesi, dando priorità agli eredi in linea retta rispetto agli eredi in linea collaterale.

A meno di cause di indegnità a succedere, i familiari della persona deceduta godono di piena tutela.

Infatti, i familiari del de cuius non possono essere pretermessi, o subire riduzione della quota legittima di eredità nel testamento con l’apertura della successione testamentaria.

L’eredità senza testamento viene divisa tra i familiari del defunto, che la legge chiama “legittimari”, o “eredi legittimi” ed, in loro  assenza va ai familiari più prossimi.

Chi sono gli eredi legittimi?

Gli eredi legittimi sono coloro ai quali  spetta l’eredità senza testamento: il coniuge, i figli ei parenti fino al 6° grado.

In mancanza di testamento, solo se il defunto non aveva figli, oltre al coniuge, hanno diritto a una quota di eredità anche i fratelli.

Se non  ci sono figli, poi,  oltre ai fratelli hanno diritto all’eredità anche i genitori se ancora in vita, fermo restando quanto prevede l’istituto della rappresentazione ereditaria.

Eredi legittimi sono i parenti più prossimi della persona che è venuta a mancare cominciando dai suoi discendenti in linea retta.

Dunque, gli eredi legittimi sono il coniuge i figli  e i genitori cui, in mancanza di altri eredi, viene devoluta l’intera eredità, secondo quote prestabilite dalla legge.

Quando spetta ai fratelli l’eredità?

Qualora  il “de cuius” non abbia moglie e figli, subentrano gli ascendenti nell’eredità e, quindi, eredi legittimi sono i genitori, i fratelli ed i nonni.

In mancanza sia del coniuge che di figli, dei genitori, dei fratelli e dei nonni, l’eredità spetta ai parenti più prossimi della persona deceduta.

Quando mancano eredi con un grado di parentela più vicino alla persona deceduta, senza un testamento che disponga diversamente, l’eredità spetta agli zii, i cugini e nipoti entro il sesto grado.

Chi sono gli eredi senza testamento?

Quando la persona deceduta non ha fatto testamento, per la ripartizione dell’eredità tra gli eredi legittimi, bisogna tenere conto di queste regole.

Anche in presenza di testamento,  se ci sono eredi legittimi, coniuge, figli, genitori, il de cuius può devolvere ad altri eredi solo una parte del suo patrimonio.

Il de cuius ha una quota disponibile, ma non può pregiudicare il diritto dei legittimari e la quota di riserva loro attribuita per legge.

La quota disponibile e la quota di riserva variano a seconda di quanti eredi rientrano nell’asse ereditario, come nello schema sotto riportato.

Quali sono le quote ereditarie del coniuge e dei figli?

Il coniuge gode di maggiore tutela rispetto agli altri eredi.

Ciò a prescindere che sia intervenuta separazione dei coniugi o meno, poiché solo con il divorzio viene rotto il vincolo ereditario.

In mancanza di figli, fratelli e/o genitori, il coniuge è l’unico erede e conserva il diritto di abitare la casa coniugale con il relativo mobilio.

Se il defunto è sposato e ci sono figli l’intera eredità è divisa in parti uguali tra il coniuge e il figlio, se è solo uno.

Mentre se i figli sono più di uno, al coniuge spetta 1/3 e la quota restante di 2/3 viene divisa tra tutti i figli.

Viceversa, se la persona che viene a mancare è priva di coniuge e ci sono solo i figli sono loro ad ereditare, in misura uguale ciascuno.

Quali sono le quote ereditarie dei fratelli e delle sorelle?                                          

I fratelli e le sorelle rientrano nell’asse ereditario solamente se il loro fratello deceduto non ha lasciato figli.

In tal caso concorrono all’eredità con il coniuge, se il fratello morto era sposato.

Quando il defunto era sposato, ma non ci sono figli ed oltre al coniuge ci sono dei fratelli al coniuge spettano 2/3 dell’asse ereditario ed ai fratelli 1/3.

Se la persona deceduta lascia, oltre al coniuge ed ai fratelli, anche i genitori la quota di ¼ è riservata a loro, a meno che non c’è rinuncia all’eredità in favore dei figli.

Quali sono le quote ereditarie dei genitori e dei fratelli?

In mancanza di discendenti l’eredità viene devoluta agli ascendenti, dunque ai genitori in parti uguali, se non ci sono fratelli e sorelle.

Se invece il de cuius lascia oltre ai genitori anche fratelli, ai genitori spetta ½ dell’eredità.

La restante metà dell’eredità viene divisa tra tutti i fratelli che ereditano in parti uguali.

Schema delle quote ereditarie senza testamento

  •  solo il coniuge a lui va tutta l’eredità
  • coniuge ed un figlio spetta metà eredità ciascuno
  • coniuge e due figli spetta 1/3 ciascuno
  • coniuge e più di 2 figli 1/3 va al coniuge e 2/3 vengono ripartiti tra i figli
  • coniuge fratelli e sorelle 2/3 al coniuge ed 1/3 ai fratelli (se ci sono anche genitori a loro è riservata la quota di ¼)
  • solo un figlio a lui va tutta l’eredità
  • solo figli l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • solo un genitore a lui va tutta l’eredità
  • entrambi i genitori l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • genitori fratelli e sorelle ½ va ai genitori e ½ viene diviso tra i fratelli
  • fratelli e sorelle l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro
  • solo nonni, bisnonni o altri ascendenti l’eredità viene divisa in parti uguali tra di loro (il parente più  vicino entro il sesto grado esclude gli altri nell’asse ereditario)

L’Avv. Gianluca Sposato dell’ISLEIstituto per la Documentazione gli Studi Legislativi esperto in diritto ereditario segue successioni ereditarie importanti in tutta Italia.

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Incidente stradale mortale, gli importi da liquidare agli eredi

Incidente stradale mortale, gli importi da liquidare agli eredi

Avvocato Gianluca Sposato

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Quali sono gli importi per gli eredi negli incidenti stradali mortali?

In questo articolo spieghiamo quali sono gli importi da liquidare agli eredi in caso di morte per incidente stradale e cosa dice la legge a riguardo.

Abbiamo intervistato l’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’Associazione Difesa Infortunati Stradali, tra i massimi esperti a livello nazionale in risarcimento danni per incidenti stradali mortali.

L’Avvocato Gianluca Sposato, fa parte del Gruppo “Danno  alla Persona”  dell’Osservatorio nazionale sulla Giustizia Civile, che elabora ogni anno le Tabelle di liquidazione del danno da morte.

Cosa bisogna fare quando un proprio familiare muore in un incidente stradale?

“Il supporto medico e terapeutico ai familiari delle vittime della strada sono fondamentali.

Fondamentale è, poi, avere un avvocato con molti anni di esperienza in diritto delle assicurazioni e responsabilità civile da circolazione stradale.

La materia è molto difficile e tecnica, sono in pochi a sapere come muoversi per tutelare pienamente i diritti di chi ha riportato un lutto familiare in conseguenza di un omicidio stradale.

La ricostruzione dell’incidente mortale è importante per l’attribuzione delle responsabilità, evitando errori che possono costare cari in termini di giustizia e liquidazione del danno da morte.

La scelta dell’avvocato non può prescindere dal suo curriculum e dalla sua preparazione specifica per risarcimento danni per incidenti mortali.

Ciò tenuto conto dell’evoluzione costante del diritto su tematiche relative al danno patrimoniale, al danno non patrimoniale e danno da perdita parentale“.

In che misura i familiari hanno diritto al risarcimento del danno da morte?

“Con il Gruppo Danno alla Persona dell’Osservatorio Nazionale sulla Giustizia stiamo lavorando a criteri omogenei di  liquidazione ai familiari delle vittime della strada.

Per il danno non patrimoniale per la perdita del rapporto affettivo, ovvero del danno morale per l’uccisione di un familiare, esistono variabili che devono essere valutate correttamente dal giudice.

Come Avvocato che assiste chi ha perso un familiare in un incidente stradale devo dire che non esiste ristoro economico che può colmare il dolore per la perdita affettiva di un proprio caro.

Elementi come il grado di parentela, la convivenza, l’età del congiunto deceduto e l’età del familiare superstite sono richiamati dalla Cassazione.

Questi criteri vengono presi come riferimento per determinare l’aumento degli importi da corrispondere a titolo di risarcimento del danno morale al familiare superstite.

Bisogna, poi, valutare a parte il danno patrimoniale.

La perdita di apporto economico alla famiglia per l’uccisione del proprio congiunto, nel caso in cui il proprio caro provvedeva al mantenimento del nucleo familiare.

Il massimale di polizza assicurato per legge non può essere inferiore a 6.000.000,00 di euro, potrebbe non coprire tutti i danneggiati in caso di strage stradale“.

Come si calcola l’importo che spetta per la morte di un familiare?

“Bisogna, innanzi tutto, distinguere il danno patrimoniale da quello non patrimoniale per l’uccisione di un familiare.

Lo schema delle Tabelle del danno da morte che è stato elaborato dall’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano per l’anno 2021, prevede importi standardizzati.

Anche le Tabelle del danno da morte del Tribunale di Roma, pubblicate nel mese di dicembre 2023, tengono del legame di parentela e dell’età ai fini delle somme da attribuire agli eredi.

Gli importi da liquidare agli eredi in caso di incidente stradale mortale avvengono in base ad un calcolo su criteri  elaborati da queste Tabelle.

Somme riconosciute per la morte di un figlio, o genitore, in un incidente stradale

Incidente stradale mortale questi sono gli importi da liquidare agli eredi in base alle tabelle del danno da morte.

A favore di ciascun genitore per morte di un figlio l’ importo può variare da un minimo di € 168.250,00 fino ad un massimo di € 336.500,00 a seconda del verificarsi di determinate condizioni.

Lo stesso importo è riconosciuto a favore del figlio per morte di un genitore e a favore del coniuge non separato, o del convivente sopravvissuto per la morte del proprio congiunto.

Somme riconosciute per la morte di un fratello, o di una sorella, in un incidente stradale

A favore del fratello per morte di un fratello in un incidente stradale il divario del risarcimento è più ampio e varia da un minimo di € 24.350,00 fino ad un massimo di € 146.120,00.

Gli stessi importi vengono riconosciuti in favore del nonno per la morte del nipote in un incidente stradale.

Fermo restando l’onere di provare l’intensità del vincolo affettivo, richiesto dalla giurisprudenza, quale condizione per avere diritto al risarcimento del danno.

Per non avere liquidazioni irrisorie è importante essere assistiti, fin da subìto, da avvocati che trattino in via esclusiva il danno per la perdita del rapporto parentale, anche in Cassazione”.

Chi paga per l’omicidio stradale?

“Bisogna distinguere l’azione civile da quella penale.

L’articolo 589 bis del codice penale stabilisce la pena per chi ha compiuto un omicidio stradale, con le relative attenuanti e aggravanti.

L’articolo 2043 del codice civile obbliga il conducente del veicolo che ha provocato la morte a rispondere per il risarcimento ai familiari.

L’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile automobilistica garantisce la manleva dell’assicurazione.

L’assicurazione è obbligata in solido al pagamento del risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, ai  familiari delle vittime della strada nel caso di omicidio stradale.

Una procedura a parte è prevista nel caso di incidente stradale mortale causato da veicolo non assicurato, o da pirata della strada.

In questo caso la richiesta di risarcimento deve essere inviata all’impresa designata territorialmente dal Fondo di Garanzia Vittime della Strada.

Tempistiche del risarcimento per morte in un incidente stradale

Le tempistiche del risarcimento per la morte di un familiare in un incidente stradale  variano in base a diversi fattori.

Possono essere veloci, se non ci sono dubbi sulla responsabilità di chi ha causato la morte del familiare nell’incidente stradale, come nel caso del trasportato.

Dubbi non dovrebbero sorgere anche sull’entità dell’importo da corrispondere agli eredi legittimi: il coniuge, i figli, i fratelli, i genitori ed i nonni.

E’ sempre possibile, comunque, chiedere una provvisionale, o trattenere le somme in acconto.

Quando la ricostruzione dell’incidente mortale non chiarisce le responsabilità, con presunzione di concorso di colpa i tempi per il  risarcimento si allungano.

In caso di rifiuto dell’assicurazione a risarcire gli eredi di chi è morto in un incidente stradale i tempi sono quelli di un giudizio civile e variando mediamente da 4 a 5 anni in primo grado”.

Morte per incidente stradale, come scegliere l’avvocato?

La scelta di un avvocato nel caso di morte per incidente stradale non è mai facile.

L’errore più comune è quello di subire pressioni dall’esterno, o affidarsi ad un avvocato penalista.

Solo un avvocato civilista con lunga esperienza nella ricostruzione di incidenti stradali mortali e danno da morte può affrontare e risolvere tutte le difficoltà che implica il caso.

L’Avvocato Gianluca Sposato è stato eletto migliore avvocato per risarcimento di danni gravi e danno da morte da Top Legal, premiato per l’impegno a promuovere la sicurezza stradale.

Per l’attività in ambito istituzionale, come Presidente di Adism – Associazione Difesa Infortunati Stradali, ha ricevuto l’apprezzamento della Presidenza del  Consiglio dei Ministri.

Ha pubblicato il Manuale “Le 50 parole del danno stradale più usate nelle aule di  Giustizia i cui proventi sono devoluti in beneficenza per promuovere la legalità e la sicurezza stradale.

E’ Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati, dove svolge attività di monitoraggio sull’attività legislativa del Parlamento in tema di sicurezza stradale e danno alla persona

Per affidare un incarico relativo ad un incidente stradale mortale, l’Avvocato Gianluca Sposato risponde al numero diretto 06.3217639, o per urgenze al numero 347.8743614.

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Eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria

Eredità tra fratelli nella successione legittima e testamentaria

Scioglimento comunione ereditaria

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Parliamo dell’eredità tra fratelli con l’Avvocato Gianluca Sposato esperto in diritto di famiglia e diritto ereditario, Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati.

Presidente di Commissione dell’ultima sessione dell’Esame di Stato per Avvocato a Roma, ha affrontato e risolto questioni ereditarie in tutta Italia e all’estero nel corso della sua lunga carriera.

Quando i fratelli e le sorelle hanno diritto  all’eredità?

Le contese ereditarie tra fratelli, oltre che frequenti, sono sempre spiacevoli da gestire nell’ambito dei rapporti familiari.

I fratelli e le sorelle, se esaminiamo l’eredità in linea retta e dunque, rispetto all’asse ereditario dei genitori, sono legittimari e non possono mai essere estromessi dall’eredità.

Se esaminiamo, però, l’eredità non in linea retta, ma in linea collaterale, i fratelli non sono legittimari e, non avendo una quota riservata per legge sull’eredità del fratello, possono essere esclusi dal testamento.

I fratelli e le sorelle subentrano nell’eredità del fratello, o della sorella, premorti solo in due casi:

  1. se vengono citati nel testamento;
  2. oppure, in assenza di testamento, se il fratello defunto non aveva figli, o il coniuge

Chi eredita se un fratello muore senza lasciare famiglia?

Quando muore un fratello senza moglie e figli si deve distinguere a seconda che si apre la successione legittima, o la successione testamentaria.

Se il fratello deceduto non ha redatto testamento, in base all’articolo 570 del codice civile il fratello superstite, o i fratelli, erediteranno il patrimonio ereditario in parti uguali, in mancanza di altri eredi legittimi.

Se il fratello è deceduto senza fare testamento e non ha figli ma, nell’asse ereditario  ci sono altri legittimari, ovvero il coniuge, i genitori, o i nonni, i fratelli concorrono per le quote ereditarie loro riservate per legge.

Quando il fratello morto non ha figli, ai fratelli superstiti spetta 1/3 dell’eredità se concorrono con il coniuge, o 2/12 quando nell’asse ereditario sono presenti il coniuge ed i genitori.

I fratelli e le sorelle unilaterali conseguono, però, la metà della quota che la legge riserva ai fratelli e le sorelle germani.

Nella successione legittima, in presenza di figli del de cuius ai fratelli non spetta l’eredità perché sono i figli a subentrare nell’asse ereditario con il genitore superstite.

Nel caso di eredità  senza testamento cosa succede quando unico erede legittimo è un fratello e si procede all’apertura della successione legittima?

Il fratello superstite, mancando i figli del defunto e in assenza di altri legittimari,  erediterà tutto il patrimonio del fratello. o della sorella deceduta.

Infatti, solo in presenza di un testamento che esclude il fratello superstite, erede potrà essere qualsiasi altra persona, anche non parente del fratello morto, quando non sono presenti legittimari nell’asse ereditario.

Il fratello può essere estromesso dal testamento?

I fratelli non sono legittimari, a differenza del coniuge, dei figli e dei genitori.

I fratelli, essendo parenti in linea collaterale, non hanno una quota ereditaria riservata loro per legge sull’eredità del fratello defunto.

Tant’è che nel caso il fratello ha redatto un testamento che estromette il fratello, o la sorella, questi non possono impugnarlo.

A meno che il testamento è stato estorto con la forza, o con l’inganno al fratello o, alla sorella deceduta.

Il testamento è, altresì, nullo quando si dimostri che il testatore non era lucido e capace di intendere e volere al momento in cui lo ha redatto.

Sotto il profilo formale, per carenza dei requisiti richiesti dalla legge, ove trattasi di testamento olografo non sottoscritto o privo della data, ovvero non è stato redatto di proprio pugno dal testatore.

Pertanto, un fratello che non ha figli e coniuge quando fa testamento è libero  di nominare unico erede un nipote, aprendosi in tale ipotesi l’eredità verso i nipoti, o una persona a lui cara, senza pregiudicare i diritti del fratello.

Per prenotare un appuntamento con l’Avvocato Gianluca Sposato, esperto in successioni ereditarie, informazioni su costi e servizi nell’area Assistenza Legale24h.

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Donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi

Donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi

Scioglimento comunione ereditaria

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L’Avvocato Gianluca Sposato, Presidente dell’ultima sessione per l’Esame di Avvocato a Roma, rappresentante di interessi alla Camera dei Deputati, spiega all’Agenzia Parlamentare cosa è la donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Cosa è la donazione indiretta?

Sono donazioni indirette quelle liberalità fatte sotto la forma di un negozio giuridico diverso dalla donazione, in modo però che l’attribuzione patrimoniale sia acquisita al patrimonio della persona che si vuole beneficiare.

Sono dette, perciò, anche donazioni per via obliqua.

La donazione indiretta può qualificarsi come un negozio giuridico in cui si attua l’impoverimento di un soggetto ed il corrispondente arricchimento di un altro.

Il donante attua la liberalità ricorrendo ad un diverso mezzo giuridico che non rappresenta il contenuto dell’atto, pur producendone il risultato.

Dunque, vi si ricomprendono tutti quegli atti di liberalità che non si possono qualificare come donazione diretta.

Esempi di donazione indiretta

L’acquisto di un bene immobile costituisce donazione indiretta quando lo si intesta a una terza persona che appare come acquirente, mentre il contratto è concluso ed il prezzo pagato da chi ha operato per donare.

La remissione di debito con cui si estingue l’obbligazione, poiché il creditore non pretende più l’adempimento da parte del debitore, producendo l’impoverimento di un soggetto e l’arricchimento di un altro, rientra pure nella fattispecie.

Così anche il pagamento di un debito altrui, l’espromissione gratuita, il contratto  a favore di un terzo, la costituzione di una rendita vitalizia, o l’assicurazione a vantaggio di un terzo.

Tutti questi casi costituiscono donazione indiretta e possono produrre lesione della quota legittima degli eredi.

Donazione indiretta, cosa è la legittima?

Nel diritto ereditario si trovano in conflitto tra loro i due poli del diritto privato.

L’autonomia dei soggetti che vi domina e la subordinazione all’interesse della collettività propria del diritto di famiglia, di cui il  diritto ereditario rappresenta una naturale evoluzione.

La libertà di disporre e l’interesse della famiglia trovano una loro coesistenza nell’istituto della “legittima” riservata ad alcune categorie di successibili.

I discendenti legittimi e naturali, il coniuge e, qualora manchino i discendenti  legittimi, anche gli ascendenti, nel momento dell’apertura della successione acquistano diritto ad una quota parte del patrimonio del de cuius.

Il patrimonio ereditario si calcola aggiungendo al relictum, cioè a quanto il defunto ha lasciato alla sua morte, il donatum, cioè i beni usciti per effetto di donazioni durante la sua vita.

Per questo è sempre consigliato farsi assistere da un avvocato per eredità, se si è in presenza di donazione indiretta e lesione della quota legittima degli eredi.

Infatti, se nella divisione del testatore è pretermesso uno degli eredi legittimari l’atto è completamente nullo.

Se, invece, ne deriva solo una lesione del diritto di legittima, il legittimario eserciterà l’azione di riduzione contro i coeredi.

La rescissione per lesione, esperibile da ogni condividente contro gli altri, presuppone soltanto il fatto della lesione oltre il quarto al valore della porzione che avrebbe avuto il diritto di conseguire ex art. 763 del codice civile.

Donazione indiretta, lesione della quota legittima degli eredi e valore dell’eredità

Il primo compito dell’avvocato specializzato in diritto ereditario è la ricostruzione del patrimonio ereditario e delle vicende familiari per determinate le quote ereditarie con e senza testamento, spettanti a ciascun erede.

Bisogna tenere presente che nella massa ereditaria ricadono non soltanto i beni lasciati in eredità dal de cuius, ma anche le donazioni indirette.

Il valore dell’eredità è dato anche da quei beni che sono stati oggetto di donazione nel corso della vita da parte del defunto, o da atti che abbiano leso la quota ereditaria di taluno dei legittimari.

Gli atti di liberalità tra vivi possono rendere vana l’aspettativa dei legittimari di ricevere quanto a loro è riservato.

Ma poiché il loro è solo un diritto ereditario,  durante la vita non hanno mezzi per impedire le donazioni, né azioni contro i donatari.

La ricostruzione del patrimonio ereditario è, in presenza di atti di liberalità, un’operazione complessa inerente aspetti di conflittualità tra donazioni ed eredità.

Accade frequentemente, per evitare imposte di successione o tassazione su secondi immobili, che il defunto ha acquistato con proprio denaro ed intestato fittiziamente un immobile ad un altro familiare.

In tal modo privilegiandolo rispetto ad altri venendo, così, a ledere la quota legittima di altri eredi.

Una volta ricostruita la massa ereditaria composta dal relictum e dal donatum, si procederà alla ripartizione delle quote tra gli eredi, con o senza conguagli, tenuto conto, per quanto possibile, delle rispettive richieste.

Donazione indiretta, avvocato specializzato in successioni ereditarie

L’Avvocato esperto in successioni ereditarie, oltre ad una preparazione civilistica consolidata deve avere grandi doti di diplomazia per non pregiudicare la possibilità di una transazione e divisione ereditaria.

Allo stesso tempo l’Avvocato a cui affidarsi per una problematica ereditaria deve avere autorevolezza ed esperienza per dirimere situazioni con donazioni indirette.

Le vicende ereditarie, spesso, sono dettate da legami affettivi o risentimenti familiari, che possono degenerare impedendo lo scioglimento della comunione ereditaria.

I clienti che si rivolgono al mio Studio Legale fondato nel 1949 specializzato in  diritto ereditario hanno appena subìto un lutto familiare.

Questo significa essere poco lucidi e disorientati, per il fatto di dovere affrontare una perdita ed un cambiamento importanti nella loro vita, oltre che dovere gestire rapporti familiari ed economici con gli altri eredi.

Hanno bisogno di sentirsi protetti ed al sicuro, di sapere di essersi affidati al migliore avvocato per eredità.

Comprendere a livello giuridico ogni aspetto, sia che si tratti di successione legittima o di  successione testamentaria, contenendo costi e spese relativi anche alle imposte di successione.

Per consulenza in materia successoria con l’Avvocato Gianluca Sposato è possibile consultare i costi nell’area Assistenza Legale24h.

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Testamento, quando può essere impugnato?

Testamento, quando può essere impugnato?

Avv Gianluca Sposato -risarcimento danno da morte

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Il testamento si può impugnare se provoca una lesione di legittima, ovvero se le quote ereditarie riservate ai legittimari non sono state rispettate dal de cuius.

Chi fa testamento può disporre solo di una quota del proprio patrimonio liberamente, quando nell’asse ereditario sono presenti legittimari.

Se non lo fa gli eredi pretermessi possono impugnare il testamento.

Il testamento può essere impugnato anche per vizi di forma e quando è l’effetto di errore, violenza, o dolo.

In questa intervista all’Agenzia Parlamentare, l’Avvocato Gianluca Sposato, specializzato in diritto successorio ed eredità, spiega quando si può impugnare il testamento.

Chi può impugnare il testamento?

Il testamento può essere impugnato da qualsiasi erede che vi ha interesse.

Ogni erede che ritiene di essere stato ingiustamente escluso dall’asse ereditario, o che reclama di avere ricevuto una quota ereditaria minore di quella che la legge gli attribuisce, può impugnare il testamento.

Inoltre, l’articolo 624 del codice civile dichiara espressamente impugnabili, per violenza, o per dolo, le disposizioni testamentarie.

Infatti il testamento può essere impugnato dagli eredi legittimi per vizi di forma, o sostanziali, per esempio quando se non ha la data, o la firma nel caso del testamento olografo.

I vizi di forma si verificano quando si ritiene che la volontà del testatore non è genuina.

In questi casi bisogna dare preferenza alle delazione legittima e si apre la successione senza testamento, dovendosi ritenere le disposizioni testamentarie inefficaci.

Termine per impugnare il testamento

Il termine per impugnare un testamento decorre dalla data di apertura della successione, ovvero dalla data del decesso del de cuius.

Per impugnare un testamento, se la trattativa con gli altri eredi e la negoziazione assistita sono falliti, bisogna citare in giudizio in Tribunale tutti gli eredi ed i legatari testamentari.

Per stabilire la validità del testamento e delle disposizioni testamentarie, i termini variano a seconda che si tratti di nullità formali, sostanziali, assolute o che ricorra vizio per dolo, errore, violenza.

Per impugnare il testamento  quando lede i diritti e non rispetta le quote degli eredi, per la lesione di legittima, l’azione di riduzione va esercitata nel termine di 10 anni dalla successione.

Il testamento può essere impugnato nel termine di 5 anni in presenza di cause di annullabilità, come un  vizio di forma per mancanza della data, o della firma autografa.

Mentre, nel caso di nullità assoluta l’azione concessa agli eredi per impugnare il testamento è imprescrittibile.

Dunque riassumendo: mentre l’azione di nullità è imprescrittibile, quella di annullabilità deve essere esercitata e si prescrive nel termine di 5 anni e quella per la lesione di legittima in 10 anni.

Quali sono i casi di invalidità del testamento?

I casi di invalidità del testamento, o delle singole disposizioni testamentarie, sono espressamente previsti dalla legge.

Occorre a riguardo precisare, però, che il legislatore ha voluto limitare l’applicazione di conseguenze irrimediabili.

Ciò in considerazione della irripetibilità dell’atto da parte di chi è morto.

Esistono casi di nullità e casi di annullabilità, che hanno effetti sulle disposizioni testamentarie.

Il testamento è nullo per vizi di forma, se nel testamento mancano la data e la sottoscrizione.

E’ nullo anche per violenza fisica quando la volontà del testatore ha subìto coercizione.

L’articolo 590 del codice civile stabilisce i casi in cui la nullità della disposizione testamentaria non può essere fatta valere.

Questo quando l’erede danneggiato, conoscendone la causa, ha confermato la disposizione, o dato ad essa volontaria esecuzione, per esempio a seguito di una transazione ereditaria.

Il testamento è annullabile in tutti gli altri casi, quando lede i diritti degli eredi  legittimari e può essere impugnato.

Impugnare il testamento quando viola le quote ereditarie

Nella successione testamentaria non possono essere violate le quote riservate ai legittimari, ovvero al coniuge e ai figli ed, in assenza di questi ultimi, anche ai genitori.

Né il testatore può eccedere per atti di liberalità la quota disponibile a lui riservata per legge, che varia a seconda della composizione del nucleo familiare.

Pertanto, il testatore nel redigere l’atto di ultima volontà deve considerare la composizione dell’asse ereditario ed eventuali donazioni compiute in vita.

Infatti, in nessun caso, possono essere violate le quote spettanti per legge al coniuge, ai figli, ai genitori e altri ascendenti.

Altrimenti il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato da chiunque vi ha interesse.

Nel redigere testamento si deve, inoltre, tenere conto di eventuali atti di liberalità compiuti in vita che costituiscono un anticipo di eredità e devono essere conferite alla massa ereditaria.

Il rapporto tra donazioni ed eredità è operazione frequente all’apertura della successione, al fine del computo delle quote ereditarie, per effetto di donazioni indirette che abbiano  avvantaggiato alcuni eredi in danno di altri.

Impugnare il testamento per donazioni indirette

In tutti i casi in cui vi siano donazioni indirette che hanno avvantaggiato alcuni eredi in danno di altri è possibile impugnare il testamento.

Le donazioni indirette sono donazioni simulate, che nascondono un altro atto giuridico, come sovente una compravendita immobiliare.

Si tratta di negozi giuridici che hanno impoverito una persona a vantaggio di un’altra, come nel caso di acquisti fatti in favore dell’erede dal de cuius con proprio denaro.

Si pensi all’intestazione fittizia di un immobile ad un figlio, anche solo per usufruire delle agevolazioni prima casa e non pagare le imposte di successione.

La donazione viene considerata come un impoverimento del patrimonio ereditario in favore di uno solo degli eredi.

Per tale ragione, per effetto della collazione, va imputata alla massa ereditaria.

Impugnare il testamento: l’azione di riduzione

Ai familiari, in qualità di legittimari, spetta una quota di riserva anche nell’ipotesi in cui si apra la successione all’eredità senza testamento nella successione legittima.

Nel caso in cui si dia luogo alla successione testamentaria saranno molteplici gli elementi da analizzare.

A cominciare dalla capacità di intendere e volere del testatore.

Per verificare se il testamento non rispetta i diritti dei legittimari occorre verificare la validità del testamento, che produce effetto dal momento della pubblicazione.

L’articolo 554 del codice civile dispone che le disposizioni testamentarie eccedenti la quota di cui il defunto poteva disporre sono soggette a riduzione.

Ciò può avvenire nei limiti della quota medesima, attraverso l’esperimento dell’azione di riduzione dinanzi il Tribunale competente.

Tale azione si rende necessaria per la reintegra nell’eredità, quando l’erede è stato escluso nel testamento, o gli è stata attribuita una quota ereditaria minore di quella che la legge gli riconosce. 

Ciò quando è fallito il tentativo di ricomporre la controversia ereditaria con una transazione ereditaria, con bilanciamento delle quote spettanti a ciascun erede.

Quali sono le quote nel testamento?

La quota disponibile varia a seconda del numero dei legittimari.

In ogni caso non può mai essere inferiore ad ¼ del patrimonio del testatore.

Diversamente il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato.

Il testatore può disporre di ¼ del suo patrimonio come vuole, destinandolo anche a soggetti diversi dai propri familiari e parenti, o privilegiando uno di loro rispetto ad altri.

Se non ci sono eredi legittimari, il coniuge, i figli, i genitori o i nonni, il testatore può disporre liberamente dell’intera quota del proprio patrimonio.

Quale è la quota disponibile nel testamento?

Se il testatore è sposato bisogna distinguere a seconda che ci siano figli, o meno.

Se non ci sono figli, ma solo il coniuge la sua quota disponibile è di ½, dunque l’altro ½ rappresenta la quota di riserva del coniuge.

Se oltre al coniuge ci sono anche dei figli la quota disponibile è di 1/3 se il figlio è uno solo e di ¼ se i figli sono più di uno.

In presenza di figli il coniuge avrà, diritto quando concorre con un figlio ad 1/3 e nel caso di più figli ad ¼ dell’asse ereditario.

E’ sempre fatto salvo l’uso della casa coniugale e del suo mobilio.

Se il testatore alla sua morte lascia solo figli la quota disponibile sarà di ½ se ha un solo figlio e di 1/3 se lascia più di un figlio, essendo riservata a loro la restante quota nell’una e nell’altra ipotesi.

Quote nel testamento con genitori

Se il de cuius non è sposato e non ha figli ma, nell’asse ereditario sono presenti ascendenti e, dunque, genitori o nonni, la quota loro destinata a titolo di riserva è di 1/3.

Nel caso in cui l’erede è deceduto prima della dichiarazione di successione possono agire per rappresentazione ereditaria i discendenti.

La quota disponibile del testatore è di 2/3 che se non rispettata nel testamento e lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato.

Non è prevista invece alcuna quota di riserva per i fratelli.

Dunque, se il fratello o la sorella sono sposati ed hanno figli non è possibile impugnare il testamento che esclude i fratelli.

Pertanto, il testamento quando lede i diritti degli eredi legittimari può essere impugnato, ma non dai fratelli.

Schema quota di riserva e disponibile 

  • Se il testatore lascia solo il coniuge la quota disponibile è ½ (quota riserva coniuge 1/2)
  • Se sopravvive coniuge e un figlio la quota disponibile è 1/3 (quota riserva coniuge 1/3, figlio 1/3)
  • Se sopravvive coniuge e più di un figlio quota disponibile 1/4 (quota riserva coniuge ¼, figli ½)
  • Se rimane solo un figlio la quota disponibile è ½ (quota riserva figlio ½)
  • Se rimane più di un figlio la quota disponibile è 1/3 (quota riserva figli 2/3)
  • Se lascia coniuge e ascendenti disponibile ¼ (quota riserva coniuge ½, ascendenti 1/4)
  • Se lascia solo ascendenti disponibile 2/3 (quota riserva ascendenti 1/3)

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